Spedizione in Italia sempre gratuita
  • Acquista
  • Vendi
  • Blog
  • About Thefinitive
  • Articoli Venduti

❌🙁SUMMA AUDACIA ET VIRTUS pugnale CC.NN. 28 Ottobre

1,00

 Distintivo in argento punzonato, raffigurante un pugnale da marcia della MVSN della Divisione CC.NN. “28 OTTOBRE” con motto inciso  SUMMA AUDACIA ET VIRTUS   Completo della sua spilla originale.

Misure mm.35 circa di lunghezza. In ottime condizioni.

(Scorri la pagina in basso per ulteriori dettagli e informazioni)

 

 

Esaurito

Garanzia di un pagamento sicuro

Descrizione

Distintivo in argento punzonato raffigurante un pugnale da marcia della MVSN con motto inciso  SUMMA AUDACIA ET VIRTUS – identificativo della Divisione Camicie Nere CC.NN. “28 OTTOBRE”  Splendida miniatura di uno dei pugnali più rari , da ufficiale della Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale, Camicie Nere CC.NN. – Realizzato in argento, con punzone riportato sul retro a ridosso della guardia, avente una losanga con marchio del fabbricante identificato dal numero 2 , seguito da un fascio littorio e dalla sigla della provincia presumibilmente CR, Cremona. Il distintivo ha l’impugnatura sagomata e smaltata di nero, e due dettagli in metallo argentato a simulare i due rivetti centrali atti a fissare le guancette. Completo della sua spilla originale.

In ottime condizioni, con lievi segni di usura sullo smalto nero dell’impugnatura, come evidenziato nelle foto allegate.

 

MATERIALE     :  Argento e smalti

MISURE             :  mm.35 lunghezza

MARCHIO         :  punzone bollo fascio

 

NOTIZIE

Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale MVSN

La Milizia volontaria per la sicurezza nazionale (in acronimo MVSN, spesso genericamente identificata con la locuzione camicie nere a causa delle camicie di colore nero adottate quale parte della divisa, come spesso indicato anche nella storiografia non italiana) è stato un corpo di gendarmeria a ordinamento militare e dal 1924 una forza armata dell’Italia fascista.

La sua fondazione fu decisa e annunciata dal Consiglio dei ministri del 28 dicembre 1922 presieduto da Benito Mussolini e decretata dal re Vittorio Emanuele III con regio decreto-legge il 14 gennaio 1923, n. 31 (poi convertito in legge il 17 aprile 1925) entrato in vigore il 1º febbraio 1923; essa accorpò le Squadre d’azione (Camicie nere) e le milizie Sempre Pronti per la Patria e per il Re dell’Associazione Nazionalista Italiana (Camicie azzurre).

Dal 1927, l’arruolamento nella MVSN costituì l’atto finale della leva fascista, parallelamente all’iscrizione al Partito Nazionale Fascista, con l’adozione del saluto romano.

Inizialmente pensata come milizia a uso esclusivo del PNF (rispondeva solo al Presidente del Consiglio dei ministri e a lui solo era dovuto il giuramento, in contrasto con l’obbligo di giuramento al sovrano), nel tempo con la “costituzionalizzazione” del fascismo e divenendo forza armata, con un evidente contrasto con il Regio esercito, perse la sua esclusività nei compiti e finì col affiancarsi quasi del tutto con le altre forze armate.

Origini e costituzione

La Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale nasceva dall’esigenza del Partito Nazionale Fascista, appena giunto al potere, di irregimentare le squadre d’azione in una vera e propria milizia riconosciuta dallo Stato. A fronte di ciò, Benito Mussolini incaricava una commissione di studio, composta da Emilio De Bono, Cesare Maria De Vecchi, Aldo Finzi, Italo Balbo e Attilio Teruzzi, di studiare il problema.

La commissione realizzava un progetto sulla formazione e organizzazione di un corpo di volontari, inquadrato nell’esercito nazionale mediante regolare reclutamento, in una fascia di età compresa tra i 17 e i 50 anni, analogamente ad altri Stati che godevano di altrettante milizie. Questo avvenne per i primi quattro anni. Il servizio di leva obbligatorio poteva essere svolto anche all’interno della milizia.

La Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale venne creata il 1º febbraio del 1923, sulla base delle vecchie squadre d’azione fasciste, per concorrere a “mantenere all’interno l’ordine pubblico”. Il primo comandante generale fu Italo Balbo, quadrumviro della Marcia su Roma e futuro Maresciallo dell’aria.

Con Regio Decreto del 4 agosto 1924 la M.V.S.N. entrò a far parte delle Forze armate dello Stato, per cui le Camicie Nere prestavano giuramento al re e non al Partito fascista, e la Milizia divenne la quarta forza armata italiana.

La M.V.S.N. era strutturata territorialmente, originariamente su base volontaria, formata da iscritti al Partito Nazionale Fascista tra i 16 e i 50 anni (inclusi reduci della prima guerra mondiale e da ufficiali del Regio Esercito, promossi di un grado per aderirvi); dal 1927 su base obbligatoria secondo i precetti della leva fascista, traendo le reclute delle Legioni direttamente dagli avanguardisti dopo il compimento del 18º anno di età, dal 1930 del 20º anno. Oltre i 36 anni il milite entrava nelle unità territoriali sino ai 55 anni, con il nome di triario.

L’organizzazione della Milizia si articolava su un comando generale (il comandante generale era Benito Mussolini, con il grado di Primo caporale d’onore; alle sue dipendenze il capo di stato maggiore, preposto a reggere il comando generale). Il territorio del regno era ripartito in quattro raggruppamenti (Milano, Bologna, Roma, Napoli) al comando di luogotenenti generali. Ogni comando di raggruppamento aveva alle proprie dipendenze un certo numero di gruppi (33 in totale) retti da consoli generali. Ciascun comando di gruppo aveva alle proprie dipendenze un certo numero di legioni ordinarie (120 in tutto) comandate da consoli.

La struttura della M.V.S.N. era a ordinamento ternario: ogni legione si componeva di tre coorti, a loro volta formate da tre centurie; ogni centuria era formata da tre manipoli e ogni manipolo da tre squadre. Dopo alcune modifiche sostanziali all’ordinamento, susseguitesi tra 1929 e il 1935, nel 1939 si tornava alla struttura di partenza.

Un gruppo di legioni, corrispondeva a una brigata, la Legione, corrispondeva a un reggimento, la coorte al battaglione, la Centuria alla compagnia, il manipolo al plotone e la squadra, con una terminologia di ovvia origine romana. Anche i gradi si richiamavano all’antica Roma: i colonnelli della M.V.S.N. erano chiamati consoli, i capitani centurioni, e così via.

La M.V.S.N. era costituita dalla Milizia ordinaria e da quelle speciali. Le specialità della M.V.S.N. erano: Forestale, Stradale, Ferroviaria, Postelegrafonica e Portuale. Alla Milizia ordinaria appartenevano la Milizia Confinaria, quella Coloniale e la Milizia Universitaria, che aveva compiti d’istruzione premilitare. Nel 1930 vennero aggiunte la Milizia per la difesa contraerea (prima D. A.T., poi DiCat) e la Milizia Marittima (MilMart). Per quanto concerne gli ufficiali, vi erano quelli in servizio permanente effettivo, quelli inclusi nei cosiddetti quadri (non abitualmente in servizio, ma richiamabili) e quelli compresi nella riserva. Il sistema prevedeva la possibilità per gli ufficiali generali e superiori, nonché per i centurioni, di transitare a domanda, dalle altre Forze armate alla Milizia. Il Comando generale, delegato per legge, provvedeva alla nomina degli ufficiali.

Il servizio svolto dai miliziani della MVSN fino al grado di caposquadra (che corrisponde grosso modo a quello di sergente) non era di carattere continuativo, ma si basava su delle chiamate periodiche, in genere in vista di particolari eventi o per ragioni addestrative. La mobilitazione generale era di esclusiva competenza di Mussolini. L’organizzazione di tale corpo, oltre ad avere una propria progressione di carriera (succedeva ad esempio che il gerarca Achille Starace fosse contemporaneamente generale della Milizia e colonnello del Regio Esercito), non poteva prescindere da una propria struttura amministrativa e sanitaria; ugualmente per quanto concerne i cappellani militari.

  • Squadra (Squadra) = comandata da un caposquadra (sergente)
  • Manipolo (Plotone) = comandata da un capomanipolo (tenente)
  • Centuria (Compagnia) = comandata da un centurione (capitano)
  • Coorte (Battaglione) = comandata da un seniore (maggiore)
  • Legione (Reggimento) = comandata da un console (colonnello)
  • Gruppo di Legioni (Brigata) = comandate da un console generale (generale di Brigata)
  • Zona (Divisione) = comandata da un ispettore generale di zona poi luogotenente generale (generale di Divisione)

Le specialità della Milizia ordinaria

In seno alla Milizia ordinaria erano altresì presenti:

  • Milizia coloniale – compiti di polizia nelle colonie
  • Milizia confinaria – compiti di polizia di frontiera in concorso con l’Arma dei Carabinieri e la Guardia di Finanza
  • Milizia artiglieria contraerea – compiti di difesa dello spazio aereo italiano unitamente alle altre unità delle Forze armate
  • Milizia marittima di artiglieria – compiti di difesa costiera
  • Milizia fascista albanese – compiti di polizia in Albania
  • Milizia ruolo medico – servizio sanitario autonomo della Milizia
  • Assistenza spirituale della Milizia – ruolo cappellani

A questi si aggiungono i ruoli della Milizia in supporto alle organizzazioni giovanili del Partito Nazionale Fascista:

  • Milizia ruolo Opera nazionale balilla
  • Milizia ruolo Fasci giovanili di combattimento
  • Milizia ruolo Gioventù italiana del littorio

Le Milizie speciali

A fianco della Milizia ordinaria erano presenti le seguenti Milizie speciali:

  • Milizia ferroviaria – compiti di vigilanza sul demanio ferroviario
  • Milizia forestale – compiti di tutela del patrimonio boschivo
  • Milizia portuaria – compiti di vigilanza sul demanio portuale e marittimo
  • Milizia postelegrafonica – compiti di servizio postale e polizia amministrativa
  • Milizia della strada – compiti di polizia stradale
  • Moschettieri del Duce – guardia d’onore del Duce a palazzo Venezia
  • Milizia universitaria

DIVISIONE CC.NN. 28 OTTOBRE – SUMMA AUDACIA ET VIRTUS

Il 22 maggio 1935, la Divisione (SUMMA AUDACIA ET VIRTUS) inizia il suo intenso ciclo di addestramento nella zona di Formia-Scauri-Minturno. Il 9 luglio a Formia, il generale designato d’Armata Ottavio Zoppi consegna alla Divisione, perché ne perpetui le tradizioni e la gloria, il Labaro della 1a Divisione d’Assalto, da lui comandata nella guerra 1915-1918.  Tra luglio e agosto, vengono eseguite le esercitazioni e il trasferimento a Benevento dove viene passata in rivista dal Duce il 18 agosto. A cominciare dalla fine di agosto, la Divisione viene imbarcata da Napoli con destinazione Massaua, in Africa Orientale. Il 18 settembre, inquadrata nel I C.d’A. agli ordini del generale Santini, la Divisione inizia un’avanzata di 150 km per raggiungere la zona Senafé-Barachit. Il 23 settembre è schierata tra Offesi e Barachit lungo la strada che porta alla linea di confine. Il 3 ottobre la Divisione, disposta su due colonne e fiancheggiando la Divisione “Sabauda”, è schierata tra Enda Gaber, Cocobai ed Agìa Anna, pronta a varcare il confine secondo le disposizioni del piano militare approntato, il cui primo obiettivo è Adigrat e il secondo Macallè. Il 4 ottobre le CC.NN. della 114a Legione insieme al XXV Btg eritreo occupano il passo di Edagà Hamus, quasi a quota 3.000 m., importanze per il transito della carovana per il Tigrai. Il 9 ottobre giunge da Macallè il Degiac Hailè Selassiè Gugsa con il suo seguito e con una colonna di un migliaio di armati; dichiara di volersi sottomettere al Governo italiano: dalla 114a Legione, il Degiac viene inviato al Comando del C.d’A.

In attesa dei combattimenti, la Divisione 28 Ottobre (SUMMA AUDACIA ET VIRTUS) inizia i duri lavori di costruzione stradale. In tempi brevissimi le Camicie Nere, aiutate dai reparti del Genio divisionale, provvedono alla costruzione un’arteria camionabile da Adigrat a Edagà Hamus. Successivamente i reparti del Genio vengono impegnati nella costruzione di dodici fortini ed altri 10 km di strada. Tatticamente, la conquista di Macallè impone la necessità di provvedere immediatamente a fortificare un vasto tratto del fianco orientale dello schieramento delle truppe italiane, dal Mai Dolò al Mai Dauderà. Dopo la costruzione di questi approntamenti difensivi, la Divisione porta le sue avanguardie fino al Passo Dogheà, iniziando la costruzione di una serie di forti lungo 12 Km. di fronte e che servivano alla protezione della conca di Macallè.

Il 1° novembre la Divisione 28 Ottobre (SUMMA AUDACIA ET VIRTUS) riprende la marcia verso sud raggiungendo Mai Uecc. Il 2 novembre, fiancheggiando la divisione “Sabauda” le truppe si assestano ad Enda Teclaimanot, alternando la marcia con la sistemazione della strada. Il 3 novembre prosegue fino a Addi Baghè. Il 4 novembre viene raggiunta la piana di Uogorò dove viene fatta sosta fino al giorno 5 novembre. Seguono le tappe di Mai Agulà e Mai Macden. In questa ultima località, il CLXXX Btg della Legione Farnese, si distacca dalla Divisione e viene destinato a far parte della colonna del 60° fanteria per l’occupazione di Macallè. Il resto della Divisione punta su Mai Dolò e si sistema a difesa nella zona di Quihà. Successivamente, la Divisione viene spostata per fortificare la zona di passo Dogheà, sul ciglione che domina Scelicot, dove il 2 dicembre riceve la visita del Maresciallo Badoglio.

Il 3 dicembre, a seguito di uno scontro armato con gli abissini nei pressi di Debrì, si contano i primi caduti. Il 5 dicembre si ebbe la rappresaglia su Debrì, che venne bombardata e incendiata dall’artiglieria e attaccato da un battaglione della 114a Legione affiancato dal XXV Btg Eritreo. Il 9 dicembre la Divisione viene sostituita in linea dalla sopraggiungente Divisione “Sila” e passa come riserva del C.d’A. a Gherghember Abù, dove svolse opera di miglioramento stradale, trasporto di pietre e munizioni e ovviamente addestramento. Il 30 dicembre, l’intera Divisione compie una ricognizione offensiva spingendosi fino a Ansebà, 8 chilometri oltre le linee, senza incontrare il nemico.

Il 2 gennaio 1936 la Divisione 28 Ottobre (SUMMA AUDACIA ET VIRTUS) riceve l’ordine di trasferirsi nell’impervia regione del Tembien dove, a partire dal 23 novembre, il 1° Gruppo Battaglioni CC.NN. d’Eritrea, al comando del Console Generale Diamanti, è avanzato giungendo fino ad Abbi Addi, nella regione del Tembien. Il 5 gennaio 1936 la Divisione, dopo una marcia forzata, giunge ad Addi Zubaàh; pochi giorni dopo, lasciata a protezione della linea del fronte la 114a Legione, si schiera a difesa del Passo Uarieu. Il 20 gennaio, per prevenire l’attacco di Ras Cassa, il Maresciallo Badoglio ordina di attaccare. Parte così la manovra che tende a sorprendere il nemico serrandolo da nord e da est verso Melfà e nella piana del Beles. Questa manovra a tenaglia vede impegnate la 2a Divisione eritrea sulla sinistra dello schieramento e la 2a Divisione CC.NN. “28 Ottobre” sulla destra. Con la Divisione Eritrea agisce da Passo Abarò la 116a Legione coi Btgg. CXVI e CXXV, la 116a Cp. mitraglieri e la 116a batteria sommeggiata. Con la “28 Ottobre” tutte le truppe di Passo Uarieu. Il 21 gennaio per ordine del Comando della Divisione, il Console Generale Diamanti prende posizione sotto le pendici di Debra Amba con due battaglioni di CC.NN., per stabilire il contatto con il nemico. La colonna al comando del Console Generale Diamanti assolve il suo compito con la conquista dei primi due roccioni a scopo dimostrativo; ricevuto l’ordine di ripiegare sul Passo, viene attaccata da forze via via più numerose che tentano tagliarle la ritirata. I legionari, combattendo con valore, riescono a disimpegnarsi ma non senza aver subito rilevanti perdite. La intensa azione di protezione della batteria della colonna e quella subito sferrata dal Passo (4 batterie), l’eroica resistenza di una cp. mitraglieri divisionale che sul posto si sacrifica per proteggere il ripiegamento, non riescono a fermare le orde nemiche dilaganti da tutte le direzioni. I due Battaglioni (II e IV CC.NN. d’Eritrea) pur combattendo valorosamente subiscono gravi perdite, e solo sotto la protezione di altri reparti mitraglieri riescono infine a disimpegnarsi rientrando verso le 18 nei fortini di Passo Uarieu.

Esaltati dei risultati le truppe indigene, sottovalutando le capacità di resistenza delle truppe italiane schierate a difesa del Passo Uarieu, effettuano un attacco in massa contro i fortini per cercare di travolgerli ed avere libera la strada verso Hauzien. I legionari della “28 Ottobre” con i resti dei due Battaglioni del Console Generale Diamanti, resistono all’urto dell’attacco abissino, e per tre giorni, pur privi di acqua e di viveri, riescono a sbarrare l’avanzata nemica e a proteggere il Passo. Il 23 alle ore 13 un messaggio lanciato da un aereo che sorvola il cielo del Passo reca l’incitamento e l’elogio del Maresciallo Badoglio. Dice: “Vaccarisi è vicino – Coraggio mio Somma, resista ed avremo la vittoria. Le sue CC.NN. scrivono una pagina magnifica. – Badoglio“. I legionari, mentre combattono, ascoltano le parole del messaggio letto a gran voce dal T. Col. Seghetti, comandante l’artiglieria divisionale. Il 23 sera la pressione nemica è in rapido declino. Alle 8 del 24La mattina del 24 novembre, l’arrivo di una colonna della II Divisione Eritrea permette ai difensori del Passo Uarieu di poter contrattaccare in modo da far cadere tra due fuochi le truppe nemiche, ma queste riescono a svincolarsi dal pericolo.

Dopo le azioni del mese di gennaio, segue un periodo di necessario riposo e di riorganizzazione delle unità italiane. Finalmente il 27 febbraio, durante la seconda battaglia del Tembien, il Corpo d’Armata Eritreo di cui adesso la Divisione 28 Ottobre (SUMMA AUDACIA ET VIRTUS) fa parte, muove all’attacco di Uork Amba, un baluardo inaccessibile che, con un dislivello a strapiombo di 600 metri, si eleva a m. 2.430 e dista dal Passo di circa 2 chilometri. Nel quadro dell’azione la conquista dell’Uork Ambà è il primo indispensabile tempo. Il secondo prevede l’attacco ai roccioni del Debra Ambà con proseguimento della marcia verso Sud per chiudere, di concerto col III C.A. che risale dal Ghevà, la tenaglia per annientare le masse nemiche. 

Durante la notte, un reparto di una sessantina di rocciatori della “28 Ottobre” al comando del Capomanipolo Tito Polo, scalano i ripidi fianchi dello sperone e alle prime luci dell’alba ne  conquistano la cima più a nord ove sorprendono e pugnalano le guardie del presidio abissino. Dopo aver preso posizione, riescono a contrastare i contrattacchi nemici accorsi all’allarme. Intanto la 114a Legione vincendo anch’essa le asperità del terreno, si impegna in una lotta senza quartiere e conquista la spalla destra dell’Ambà, sostenendo e respingendo nella giornata dieci violenti attacchi delle forze del Degiac Mesciascià Ilmà. La 180a Legione, mentre un Battaglione (CLXXX) sta a presidio del Passo, con l’altro (CLXXIV), aggregato alla colonna di destra (Col. Buttà), partecipa assieme ai Battaglioni eritrei IX e XII, alle azioni contro le forze del Degiac Bejené schiacciandole completamente – dopo aspro combattimento – entro il solco del torrente Quasquazzé, scelto dal nemico come via di infiltrazione e dì attacco contro la colonna stessa. Le batterie del gruppo cannoni e le mitragliatrici seminano larga strage. Tra i nemici caduti lo stesso Degiac Bejené, suo figlio e numerosi capi e sottocapi.

L’indomani l’azione del C.A. Eritreo viene vigorosamente ripresa con la “28 Ottobre” in prima schiera e la 2a Eritrea in seconda schiera. Il 28 febbraio la colonna della Divisione CC.NN. muove verso l’obbiettivo assegnato, i roccioni del Debra Ambà, già metà dell’azione dimostrativa del 21 gennaio.

Superato il Beles, l’avanguardia urta nel nemico; sono le 14. La 180a Legione procede all’attacco del primo roccione, ma un fuoco violento di mitragliatrici bene appostate arresta lo slancio delle CC.NN. L’artiglieria della colonna interviene, ad essa si aggiunge – con manovra a massa – quella di Passo Uarieu; alle ore 16 la Legione rinnova l’attacco e con impeto conquista i primi due roccioni sgominando i difensori. Alla stessa ora il Generale Somma non preoccupandosi del fatto che gli altri roccioni erano ancora in mano del nemico e che questi stava tentando un aggiramento sul fianco sinistro, ordina alla colonna di puntare direttamente sul quinto roccione, ultimo baluardo tatticamente importante sulla strada di Abbì Addì. L’ardita manovra sorprende in pieno l’avversario. Alle 17,40 il roccione viene occupato saldamente, pochi minuti prima che vi giungano truppe abissine provenienti dall’alto del Debra Ambà. Nel breve scontro che ne segue, il nemico, dopo aver subite perdite, si dà a fuga precipitosa. Anche i roccioni intermedi vengono rapidamente conquistati. Mentre si rafforzano le posizioni appena occupate viene lanciato verso Abbì Addì il IV Gruppo battaglioni eritrei che si spinge velocemente fino alle alture che dominano a nord la conca del paese, provocando il panico e la disordinata fuga di una grande quantità di armati e degli stessi Ras che abbandonano spaventati le loro sedi di comando con quanto in esse si trova.

Nella serata e nella notte le armate di Ras Cassa e Ras Sejum, perduta ogni parvenza di coesione, si dileguano in disordine come torme di armenti verso i guardi del Tacazzè e le montuose regioni dell’Andinò, sfuggendo per Enda Mariam Quorar alla morsa che stava per chiudersi. La seconda battaglia del Tembien era vinta.

Il giorno seguente la “28 Ottobre” (SUMMA AUDACIA ET VIRTUS)raggiunge senza colpo ferire Abbì Addì, capitale del Tembien, issandovi solennemente il tricolore dinanzi alle truppe schierate. Successivamente la “28 Ottobre” resta a presidiare tutto il Tembien. La divisione costruisce strade, crea ambulatori, riceve le sottomissioni di oltre duecento villaggi e dei loro capi tra cui il degiac Hailé Mariam Marù, il degiac Berhè Agos, il degiac Amarè Gheresilassi ed altri capi dello Tzetzèrè, dell’Uollega e dell’Avergalle. Le strade comode e sicure solcano il vasto territorio dall’Ueri al Ghevà.

La divisione CC.NN. 28 Ottobre (SUMMA AUDACIA ET VIRTUS) è la prima, tra le legionarie, a rientrare in Italia. Sbarca a Genova a mezzo agosto e viene smobilitata a Brescia il 31 agosto del 1936. Perdite della Divisione durante la campagna: Caduti 237 Feriti 216.

 

Fonti varie web , wikipedia

8.20

Informazioni aggiuntive

Peso,5 kg
Dimensioni20 × 20 × 20 cm

Recensioni

Ancora non ci sono recensioni.

Recensisci per primo “❌🙁SUMMA AUDACIA ET VIRTUS pugnale CC.NN. 28 Ottobre”

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *