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IL COVO squadrismo, sansepolcrismo – IL POPOLO D’ITALIA

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IL COVO di Via Paolo da Cannobio , SECONDA EDIZIONE speciale, pubblicata in 2000 esemplari numerati.

Questo è l’esemplare n. 1862

Edizione della Scuola di Mistica Fascista Sandro Italico Mussolini, 1940

In-8 (cm 24 x 24), brossura editoriale, pagine 82 [4] legatura originale in corda, a spirale. Impaginazione di Giuseppe Pagano , realizzazione grafica dell’istituto Raffaello Bertieri, in Milano nel Febbraio dell’anno 1940 – XVIII Era Fascista.

 

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Descrizione

IL COVO di Via Paolo da Cannobio, la pubblicazione sicuramente più celebre del fascismo, sul fascismo, sullo squadrismo nascente e sul sansepolcrismo.

SECONDA EDIZIONE speciale, pubblicata in 2000 esemplari numerati, e questo è l’esemplare n. 1862

Edizione della Scuola di Mistica Fascista Sandro Italico Mussolini, 1940. In-8 (cm 24 x 24), brossura editoriale, pagine 82 [4] stampate in inchiostro nero e rosso, con numerose immagini e fotografie bianco e nero n.t. (pp. [9/10], 75/[6] e [83/4] con aletta ripiegata). Legatura originale in corda, a spirale. Impaginazione di Giuseppe Pagano , realizzazione grafica dell’istituto Raffaello Bertieri, in Milano nel Febbraio dell’anno 1940 – XVIII Era Fascista.

IL COVO è uno dei più celebri libri del fascismo, accenna con suggestive immagini allo squadrismo, al sansepolcrismo. In buono stato – piccoli difetti marginali, normale usura del tempo.

Se ci attaccano e entrano in questa stanza due li ammazzo di sicuroavvertiva il Mussolini giornalista. Raccolta di fotografie di quello che è stato il rifugio del nascente Mussolini, come quella della stanza del Duce, alle spalle del Duce, appiccicato alla parete, lo stendardo nero degli Arditi su cui si stagliava un teschio bianco con il coltello fra i denti: a significare che chi faceva parte di quei reparti andava a morte certa.

 

Notizie

Benito Amilcare Andrea Mussolini, noto anche per antonomasia con il solo appellativo di Duce (Dovia di Predappio, 29 luglio 1883 – Giulino, 28 aprile 1945), è stato un politico, militare e giornalista italiano.

Fondatore del fascismo, fu presidente del Consiglio del Regno d’Italia dal 31 ottobre 1922 al 25 luglio 1943. Nel gennaio 1925 assunse poteri dittatoriali e dal dicembre dello stesso anno acquisì il titolo di capo del governo primo ministro segretario di Stato. Dopo la guerra d’Etiopia, aggiunse al titolo di duce quello di “Fondatore dell’Impero” e divenne Primo Maresciallo dell’Impero il 30 marzo 1938. Fu capo della Repubblica Sociale Italiana dal settembre 1943 al 27 aprile 1945.

Esponente di spicco del Partito Socialista Italiano, fu nominato direttore del quotidiano di partito Avanti! nel 1912. Convinto anti-interventista negli anni della guerra italo-turca e in quelli precedenti la prima guerra mondiale, nel 1914 cambiò opinione, dichiarandosi a favore dell’intervento in guerra. Trovatosi in netto contrasto con la linea del partito, si dimise dalla direzione dell’Avanti! e fondò Il Popolo d’Italia, schierato su posizioni interventiste, venendo quindi espulso dal partito socialista. Nell’immediato dopoguerra, cavalcando lo scontento per la “vittoria mutilata”, fondò i Fasci italiani di combattimento (1919), poi divenuti Partito Nazionale Fascista nel 1921, e si presentò al Paese con un programma politico nazionalista e radicale.

Nel contesto di forte instabilità politica e sociale successivo alla Grande Guerra, puntò alla presa del potere; forzando la mano alle istituzioni, con l’aiuto di atti di squadrismo e d’intimidazione politica che culminarono il 28 ottobre 1922 con la marcia su Roma, Mussolini ottenne l’incarico di costituire il Governo (30 ottobre). Dopo il contestato successo alle elezioni politiche del 1924, instaurò nel gennaio 1925 la dittatura, risolvendo con forza la delicata situazione venutasi a creare dopo l’assassinio di Giacomo Matteotti. Negli anni successivi consolidò il regime, affermando la supremazia del potere esecutivo, trasformando il sistema amministrativo e inquadrando le masse nelle organizzazioni di partito.

Nel 1929 stipulò i patti lateranensi con la Santa Sede. Per quanto concerne la politica coloniale, Mussolini portò a termine la riconquista della Libia (1922-1932) e intraprese poi la conquista dell’Etiopia (1935-1936) violando il diritto internazionale e causando sanzioni economiche da parte della Società delle Nazioni. In politica estera sostenne e finanziò i movimenti fascisti, arrivando ad appoggiare militarmente i franchisti nella guerra civile spagnola (1936-1939). Si avvicinò alla Germania nazionalsocialista di Adolf Hitler, con il quale stabilì l’Asse Roma-Berlino del 1936 e firmò il Patto d’Acciaio del 1939. È in questo periodo che furono approvate in Italia le leggi razziali.

Nel 1940, ritenendo ormai prossima la vittoria della Germania, decise per l’ingresso dell’Italia nella seconda guerra mondiale. In seguito alle disfatte subite dalle Forze Armate italiane e alla messa in minoranza durante il Gran Consiglio del Fascismo (ordine del giorno Grandi del 24 luglio 1943), fu arrestato per ordine del Re (25 luglio) e successivamente tradotto a Campo Imperatore. Liberato dai tedeschi, e ormai in balia delle decisioni di Hitler, instaurò nell’Italia settentrionale la Repubblica Sociale Italiana. In seguito alla definitiva sconfitta delle forze italotedesche, abbandonò Milano la sera del 25 aprile 1945, dopo aver invano cercato di trattare la resa. Il tentativo di fuga si concluse il 27 aprile con la cattura da parte dei partigiani a Dongo, sul lago di Como. Fu fucilato il giorno seguente insieme alla sua amante Claretta Petacci.

 

Fondazione de IL POPOLO D’ITALIA  – Il Covo

«Il Popolo d’Italia» fu fondato a Milano da Benito Mussolini nel novembre 1914, dopo aver lasciato la direzione dell’«Avanti!». Dal 1912 Mussolini dirigeva l’organo del Partito Socialista Italiano. Nell’estate del 1914 alcuni socialisti entrarono in contrapposizione con la linea ufficiale decisa dalla Direzione Centrale del PSI, tesa a rifiutare l’intervento dell’Italia nella prima guerra mondiale, scoppiata il 28 luglio 1914.

Dopo aver a lungo titubato, Mussolini si sentì sempre più trascinato verso questa componente dissidente. Il 18 ottobre pubblicò sulla terza pagina dell’organo socialista un lungo articolo intitolato Dalla neutralità assoluta alla neutralità attiva ed operante, in cui rivolse un appello ai socialisti sul pericolo che una neutralità avrebbe comportato per il partito: la condanna all’isolamento politico. Due giorni dopo Mussolini si dimise dalla carica e iniziò, sempre a Milano, a lavorare alla fondazione di un giornale interventista.

Al progetto di finanziamento del quotidiano contribuirono, con laute somme, socialisti e radicali francesi (nelle persone di Joseph Caillaux, Bolo Pascià, Jules Guesde, Marcel Cachin), personalità del Regno Unito (su tutti Sir Samuel Hoare e Lord Northcliffe), finanzieri russi, magnati svizzeri e tedeschi, oltreché tutto l’apparato industriale italiano, composto dalla famiglia Agnelli, da entrambi i fratelli Perrone (proprietari dell’Ansaldo), l’industria petrolifera, gli industriali zuccherieri italiani, gli agrari emiliani, il Ministro degli Esteri italiano Antonino Paternò Castello e la Banca Italiana di Sconto.

Il titolo del nuovo quotidiano riprendeva un giornale mazziniano: «L’Italia del Popolo». Fondato dapprima a Milano, ebbe vita breve; fu poi ripubblicato in Svizzera dagli esuli italiani dopo la caduta della Repubblica Romana del 1849.

Il primo numero uscì il 15 novembre 1914 a Milano, con una foliazione di quattro pagine e con il sottotitolo “giornale socialista”. Al fianco della testata comparvero due citazioni tratte dal frontespizio di un volume di Gustave Hervé, La conquête de l’Armée:

«La rivoluzione è un’idea che ha trovato delle baionette»
(Napoleone Bonaparte)
«Chi ha del ferro, ha del pane»
(Auguste Blanqui)

La sede (redazione e direzione) era ubicata al n. 35 di via Paolo da Cannobbio, una stretta via dietro piazza Duomo. Il giornale non aveva una propria tipografia: veniva stampato da una tipografia esterna. La sede fu presto chiamata “il covo”, poiché ospitava nelle cantine dello stabile un nutrito gruppo di Arditi legati a Mussolini, che proteggevano il giornale da attacchi politici nemici.

Silvio Bertoldi, nel suo libro “Camicia Nera”, così descriveva il luogo:

«Una strada corta, il caseggiato fatiscente. Un cortiletto portava all’ingresso del giornale e a due scale, una esterna e una interna, per salire al primo piano… Il sotterraneo serviva da bivacco per gli Arditi che fungevano da guardia del corpo del direttore.” Ed ancora… “Nell’antro del Covo la redazione del “Popolo d’Italia” era distribuita su due piani. Al terreno stavano l’amministrazione, gli sportelli degli abbonamenti e della pubblicità, la spedizione, l’archivio e l’ufficio di Arnaldo, il fratello di Benito, che era l’amministratore. Al primo piano, la stanza del redattore capo, quella della redazione, quella in uso all’Associazione Nazionale Arditi, una sala di attesa e lo studio di Mussolini d’angolo… Alle pareti, alcuni cartelli con beffarde massime di comportamento professionale, quali: ‘Chi impegna cinque parole per dire quanto è possibile con una parola sola, è un uomo capace di qualunque azione.’. O come:’ Chi non sa tacere mentre il compagno lavora dimostra di non saper compiangere la sventura altrui.’ C’era un certo umorismo in quelle frasi e se fossero di Mussolini farebbero sospettare in lui una capacità d’essere spiritoso sempre ignorata. La provava, invece, un famoso invito rivolto ai colleghi che, evidentemente, non brillavano per l’assiduità in ufficio:’ I signori redattori sono pregati di non andarsene prima di essere venuti.’ E questa era sicuramente di mano sua.»

La testata venne disegnata dal pittore Giorgio Muggiani, l’impaginatore fu l’architetto Giuseppe Pagano (architetto), il capo redattore fu Sandro Giuliani, uscito dall’Avanti! con Mussolini, e il giornale venne stampato dalla tipografia Cordara. Il quotidiano sarebbe stato, per tiratura, al terzo posto a livello nazionale per diffusione.

L’editore GIUSEPPE PAGANO

Giuseppe Pagano Pogatschnig , docente alla scuola di mistica fascista, era nato in Istria nel 1896 , ma la sua storia lo vedrà morire in un lager nazista pochi giorni prima della fine della seconda guerra mondiale. Da iscritto al Partito nazionale fascista e da volontario della seconda guerra mondiale era divenuto, già dopo il giugno 1943 un militante dell’antifascismo clandestino. Arrestato una prima volta nel novembre 1943 e trasferito in un carcere di Brescia, riesce a evadere il 13 luglio 1944, durante un bombardamento notturno. Tornato da clandestino a Milano, viene arrestato una seconda volta il 6 settembre 1944 e portato a Villa Trieste, dove imperversavano gli atroci figuri della banda Koch. Da lì, nel novembre 1944, viene trasferito prima nel campo di concentramento di Bolzano e poi a Mauthausen, dové astretto a un durissimo lavoro in miniera. Dopo il pestaggio da parte di un guardiano nazi, e mentre i russi sono arrivati a tredici giorni di distanza dal campo, Pagano muore il 22 aprile 1945.

 

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Partito Nazionale Fascista – Benito Mussolini

 

Fonte degli articoli  :  Wikipedia , Il Popolo d’Italia, per ulteriori approfondimenti data la vastità dell’argomento.

 

8.22

Informazioni aggiuntive

Peso2 kg
Dimensioni50 × 50 × 10 cm

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