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❌🙁Ettore Muti autografo Spagna – RSI – Spain autograph – foto

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Foto con dedica di  ETTORE MUTI  , con autografo originale, ad un amico pilota della Regia Aeronautica che durante la Guerra in Spagna fu “…Valoroso pilota combattente e cronista sereno delle … mie guerre. Con viva amicizia …” . La foto è originale dell’epoca, con dedica e firma  autografe di Ettore Muty .  Dimensioni circa cm. 31 x 24 cornice compresa. In ottime condizioni.

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Descrizione

Foto con dedica di  ETTORE MUTI  , con autografo originale, rilasciata ad un suo amico pilota di aviazione (Regia Aeronautica) che durante la Guerra in Spagna fu “…Valoroso pilota combattente e cronista sereno delle … mie guerre. Con viva amicizia …”

La foto è originale dell’epoca, la dedica con l’autografo sono originali ed olografi di Ettore Muti , scritti di pugno con penna stilografica,  presumibilmente subito dopo il ritorno dalla Spagna.  Come si può ben vedere dalle foto, Ettore si firma con il suo cognome originale , MUTY come da anagrafe. In uniforme bianca da Luogotenente Generale della Milizia fascista (MVSN Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale) , con al petto i nastrini delle decorazioni ricevute durante la sua gloriosa carriera militare, in atteggiamento severo e deciso come era suo solito mostrarsi , pronto a sfidare tutto e tutti. e con al dito anulare della mano sinistra un anello con teschio simbolo degli ARDITI di cui fece parte durante la Prima Guerra Mondiale, presumibilmente un prezioso anello in oro personalizzato e regalatogli da qualche altro gerarca fascista, suo amico e camerata. La foto è in ottime condizioni, incorniciata all’epoca e protetta da vetro, misura circa cm. 22 x 16  la parte con l’immagine, e circa cm. 31 x 24 fino alla cornice compresa.

Trovare foto con autografo di Ettore Muti di questa bella misura, e così significative per la guerra di Spagna, è abbastanza raro.

Notizie

ettore muti

Ettore Muti, nato Muty (Ravenna, 22 maggio 1902 – Fregene, 24 agosto 1943), è stato un militare, aviatore e politico italiano. Convinto fascista fin dagli esordi del movimento, partecipò alle iniziative delle squadre d’azione, ricoprì numerose cariche tra cui quella di segretario del Partito Nazionale Fascista dall’ottobre 1939 fino al 28 ottobre 1940. Era soprannominato “Gim dagli occhi verdi“.

Uomo d’azione ma considerato privo di qualità come uomo politico, rimase ucciso in circostanze oscure circa un mese dopo la caduta del fascismo, avvenuta il 25 luglio 1943.

Figlio di Celestina Ghirardi, donna di nobili origini, e di Cesare, un modesto impiegato dell’anagrafe, gli fu imposto il nome di Ettore dalla madre, come omaggio a Ettore Fieramosca. La famiglia Muti (il cognome originario Muty fu cambiato dallo stesso padre di Ettore, per andare incontro alle istanze patriottiche della madre) abitava a Ravenna in corso Garibaldi (attuale via di Roma), immediatamente di fronte alla caserma di cavalleria di Santa Maria in Porto. Per questo motivo, fin da piccolo fu attratto dal mondo militare. Più volte scappò di casa per andare ad assistere ai vari eventi della vita della caserma. Anche nei giochi trasferiva la sua passione, formando una piccola banda di ragazzini e costruendo avventure ispirate a quelle degli eroi ritratti nel settimanale L’Esploratore, di cui era avido lettore. Il protagonista delle imprese raccontate nella rivista era un ragazzo di nome Gim, ed Ettore ottenne per sé questo soprannome, che lo accompagnò poi per tutta la vita. Fra i suoi compagni della prima infanzia, vi fu anche il futuro petroliere Attilio Monti, che sarebbe più tardi divenuto suo autista ed assistente. Terminate le scuole elementari, fu iscritto a quelle tecniche, dove continuò a dare prova della sua indole ribelle e inquieta. Immerso nella propaganda interventista dei mesi immediatamente precedenti all’entrata del Regno d’Italia nella Prima guerra mondiale (maggio 1915), si rese protagonista di un curioso episodio. Dopo aver assistito ad una lezione del proprio professore, di inclinazioni socialiste e pacifiste, fu invitato a scrivere un tema sullo “Studente esemplare”: il  diligente Ettore Muti riportò fedelmente le opinioni del professore, descrivendo il tipo dello studente pacifista, volenteroso, schivo delle cattive compagnie, ma chiosando il tema autografo con la frase “Questo però non è un ragazzo, ma un aborto di natura“, immaginando quale sarebbe stata dunque il suo futuro, che lo porterà ad essere un eroe fin anche in Spagna.  L’episodio fece naturalmente scandalo, ma Ettore fu difeso dalla madre, che accolse con malcelato orgoglio le inclinazioni del figlio.

A 13 anni non ancora compiuti venne espulso da tutte le scuole del regno per aver preso a pugni un insegnante. Non si scompose molto per questa sanzione e a 14 anni fuggì di casa per arruolarsi come volontario nella prima guerra mondiale, ma i carabinieri lo respinsero. L’anno seguente ritentò e, dopo aver falsificato la sua data di nascita nei documenti, riuscì ad arruolarsi dapprima nel 6º reggimento di Fanteria della Brigata Aosta, poi negli Arditi. Al fronte si distinse per l’audacia e le imprese spericolate: la più celebre avvenne nel giugno 1918, durante la Battaglia del Solstizio, quando il reparto di Arditi nuotatori al quale apparteneva fu mandato a formare una testa di ponte sulla riva sinistra del Piave. Dopo un feroce scontro all’arma bianca, i “Caimani del Piave” riuscirono nell’impresa ma, all’arrivo dei rinforzi, degli 800 uomini iniziali ne erano rimasti soltanto 22, tra i quali lo stesso Muti. Venne perciò proposto per la Medaglia d’argento al valor militare, ma Muti rifiutò nel tentativo di nascondere che si era arruolato sotto falso nome, in quanto minorenne. I superiori, insospettiti, scoprirono la sua vera identità, e lo rispedirono a casa. Nel 1919 partecipò all’Impresa di Fiume. I combattimenti veri e propri non erano molti e ciò gli permise di compiere numerose imprese spericolate che, come la particolarità della vicenda fiumana dimostra nel suo complesso, hanno talvolta più del goliardico che del militaresco. Gabriele D’Annunzio coniò per lui l’appellativo di «Gim dagli occhi verdi»:

«Voi siete l’espressione del valore sovrumano, un impeto senza peso, un’offerta senza misura, un pugno d’incenso sulla brace, l’aroma di un’anima pura»

L’adesione al Partito Fascista

Durante l’esperienza fiumana incontrò Benito Mussolini, dal quale rimane affascinato. Rientrato da Fiume, entra a far parte dei fasci di combattimento, comandando diverse azioni e subendo alcuni arresti. Il 29 ottobre 1922 sarà alla testa dei fascisti che occupano la prefettura di Ravenna, durante le operazioni svoltesi sul territorio nazionale contemporaneamente alla Marcia su Roma. Con l’istituzionalizzazione delle squadre d’azione, Muti inizia la carriera nella Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale (MVSN), corpo creato per inquadrare le squadre fasciste. Nel 1923 è comandante della coorte di Ravenna e nel 1925 diventa console.

La sua vita è sempre spensierata e irrequieta: organizza feste, frequenta belle donne, guida auto sportive, sfreccia con la sua Harley Davidson nelle campagne romagnole e romane. Nel settembre 1926 si sposa con Fernanda Mazzotti, figlia di un banchiere che non è d’accordo con le nozze. Nel 1929 nascerà la sua unica figlia, Diana. Il 13 settembre 1927 Muti subisce un attentato, mai ben chiarito, nella piazza principale di Ravenna. Un bracciante (tale Lorenzo Massaroli) gli spara due volte al braccio e all’inguine. L’attentatore viene ucciso sul posto dal federale Renzo Morigi (medaglia d’oro nel 1932 nel tiro alla pistola alle Olimpiadi di Los Angeles), noto rivale di Muti, immediatamente accorso.

Dopo una degenza in ospedale, Muti viene trasferito a Trieste, dove comanda la terza legione della milizia portuaria e fa la conoscenza del Duca Amedeo d’Aosta, che lo convince a entrare nella neonata Regia Aeronautica. Non essendo riuscito ad integrarsi bene a Trieste (tornava sempre a Ravenna quando poteva), ed entusiasmatosi per la nuova avventura, accetta l’offerta di buon grado.

Dall’Etiopia al secondo conflitto mondiale

L’arma azzurra segna per lui una svolta: Muti si appassiona subito al volo e, pur di entrare in aeronautica, accetta il declassamento al grado di tenente. Durante la guerra d’Etiopia si mette in luce, nonostante l’assenza di aviazione avversaria, ricevendo due medaglie d’argento. Nelle fasi finali del conflitto entra nella 15ª Squadriglia da bombardamento Caproni La Disperata con Galeazzo Ciano (di cui diventerà amico), Roberto Farinacci e Alessandro Pavolini.

Nel 1936 Ettore Muti torna in Italia accolto da eroe, ma parte nuovamente, poco dopo, per partecipare con lo pseudonimo di Gim Valeri, (i suoi documenti avranno dunque questo autografo) alla Guerra di Spagna. Nel conflitto guida la sua squadriglia nell’Aviazione Legionaria, bombardando i porti delle città controllate dai repubblicani: per queste missioni viene decorato con varie medaglie d’argento e, nel 1938, con una medaglia d’oro. Dalla Spagna torna con il soprannome di battaglia di “Cid alato” e con l’ulteriore onorificenza dell’Ordine Militare di Savoia. Nel 1939 partecipa all’invasione dell’Albania al comando di truppe motorizzate e lì, nonostante la scarsa opposizione, riceve un’altra medaglia che lo farà definire “il più bel petto d’Italia”.

Tornato dall’Albania, viene nominato da Mussolini, su proposta di Ciano, segretario del Partito Nazionale Fascista (PNF) al posto di Achille Starace. In questa veste, pur godendo di grandi poteri, non si trova però a suo agio.

Al 10 giugno 1940 il Maggiore Muti comanda il XLI Gruppo SM-79 del 12º Stormo dell’Aeroporto di Ciampino Nord. Con lo scoppio della seconda guerra mondiale, col pretesto di andare “là dove c’è bisogno”, si fa inviare al fronte col grado di tenente colonnello. Combatte prima in Francia e poi nei cieli d’Inghilterra con grande valorema si accorge subito che la guerra è stata affrontata con approssimazione e leggerezza. Lascia volontariamente la segreteria del partito in quanto si definisce non un uomo da scrivania, ma d’azione, e smette di frequentare quei gerarchi che giudica negativamente, perdendo anche l’amicizia creata con Ciano.

Nel 1940 commissiona al giovane architetto Luigi Moretti l’allestimento e l’arredo della sua residenza romana, presso l’antica torre di Porta San Sebastiano. Nell’estate del 1943 entra nel piccolo Servizio Informazioni Aeronautica (SIA), un servizio segreto militare interno all’arma, ed inizia a frequentare la soubrette della compagnia teatrale di Odoardo Spadaro, Dana Harlova, nome d’arte della cecoslovacca Edith Ficherova, in seguito sospettata di essere una spia tedesca o inglese.

La morte

Il 25 luglio, giorno della caduta di Mussolini, Muti è in Spagna per conto del SIA, per cercare di recuperare un radar da un aereo statunitense precipitato, ma è stata avanzata l’ipotesi che gli scopi della missione potessero essere diversi data la concomitanza di trattative riservate fra rappresentanti di Badoglio e del governo inglese.

Rientra a Roma il 27 luglio per ritirarsi in una villetta presa in affitto a Fregene, in via della Palombina 12. Dopo la deposizione di Mussolini, Muti si era posto agli ordini del Re, sebbene restasse in ottimi rapporti con il generale von Richthofen, collaboratore del maresciallo Kesselring, e con ciò che restava della 134ª Divisione corazzata “M” delle MVSN, ora divenuta 136ª divisione corazzata “Centauro II”. Al rientro dalla missione fu convocato da Badoglio, che intendeva verificare la sua lealtà agli ordini del Re e assegnargli il comando di una divisione corazzata di camicie nere attestata presso Bracciano, che non aveva alcuna intenzione di passare agli ordini del nuovo governo, ma Muti rifiutò.

Il 10 agosto un rapporto dei carabinieri inviato a Badoglio indica in Muti il comandante, o almeno uno dei partecipanti, a un progetto di insurrezione per la restituzione a Mussolini della guida della nazione. La notte tra il 23 e il 24 agosto 1943 il tenente dei carabinieri Taddei si presenta alla villa di Muti con una decina di uomini, oltre a uno (carabiniere Costiero) aggiuntosi durante una breve sosta alla stazione dei carabinieri di Maccarese e un personaggio non identificato in divisa kaki. Muti vi si trovava con la Ficherova. Il primo commento ufficiale è dell’Agenzia Stefani, il 25 agosto:

Ettore Muti

«A seguito dell’accertamento di gravi irregolarità nella gestione di un ente parastatale, nelle quali risultava implicato l’ex segretario del P. N. F., Ettore Muti, l’Arma dei Carabinieri procedeva nella notte dal 23 al 24 corrente [agosto] al fermo del Muti a Fregene. Mentre lo si conduceva alla caserma sono stati sparati dal bosco alcuni colpi di fucile contro la scorta. Nel momentaneo scompiglio egli si dava alla fuga ma, inseguito e ferito da colpi di moschetto tirati dai carabinieri, decedeva.»

Le vicende di cui si parla non furono mai chiarite e nemmeno chi avesse sparato i colpi dalla pineta in cui arrestato e scorta si erano diretti a piedi (anziché tornare alle auto). Nella sparatoria l’unico ad essere raggiunto dai colpi fu Ettore Muti, il cui berretto, recuperato fortunosamente dalla famiglia e tuttora esistente, reca due fori di proiettile sparati a distanza ravvicinata: uno sulla parte posteriore, in corrispondenza della nuca, l’altro davanti, che attraversa la visiera. Diverse altre circostanze confermano la tesi dell’esecuzione politica dello scomodo personaggio, definito da Badoglio “una minaccia” in una lettera spedita poco prima (il 20 agosto del 1943), al capo della polizia Carmine Senise. Essa recita testualmente:

«Muti è sempre una minaccia. Il successo è solo possibile con un meticoloso lavoro di preparazione. Vostra Eccellenza mi ha perfettamente compreso»

Badoglio avrebbe in seguito ammesso di aver scritto il biglietto, ma sostenuto che non sia mai stato recapitato. Fra le ipotesi sull’eventuale movente, la supposta partecipazione a progetti di insurrezione oppure la possibile venuta a conoscenza delle trattative segrete a Madrid con gli inglesi o l’impossessamento di materiali o informazioni compromettenti. Dopo la guerra, dei presenti al momento dell’arresto, nessuno intese rilasciare testo autografo sull’accaduto: né la Ficherova (intanto andata sposa ad un diplomatico di Spagna ), né l’attendente di Ettore Muti (Masaniello), né la cameriera Concettina Verità. Era ospite di Muti, la sera dell’arresto, anche un vecchio amico, Roberto Rivalta, che dopo aver detto di aver identificato il misterioso uomo in divisa kaki, fu arrestato e tradotto al carcere di Ravenna, ove fu in seguito trovato assassinato. Uno dei carabinieri che avevano partecipato all’arresto aveva rilasciato alla polizia della RSI, quando questa indagò sulla morte di Muti, una versione suffragante l’ipotesi dell’esecuzione, sebbene questa testimonianza sia poi stata considerata “non spontanea”.

Secondo altre fonti, il presunto ordine di Badoglio e la testimonianza del carabiniere sono dei falsi creati dalla propaganda e dai servizi segreti della RSI, suggeriti dal direttore del Popolo di Alessandria (periodico dei Fasci Repubblicani), Gian Gaetano Cabella: supposizione basata sul fatto che durante l’inchiesta sulla morte di Ettore Muti, svolta nel dopoguerra, il carabiniere ritrattò gran parte della sua testimonianza.

Dopo l’armistizio (8 settembre 1943) la figura di Muti fu ampiamente celebrata nella Repubblica Sociale Italiana che a lui intitolò:

  • La Squadra di Bombardamento Ettore Muti: reparto dell’Aviazione Nazionale Repubblicana, che effettuò solo una limitata attività addestrativa.
  • Il battaglione Ettore Muti della Brigata Nera Mobile Achille Corrao, nel ravennate.
  • La Legione Autonoma Mobile Ettore Muti, corpo costituitosi a Milano il 14 settembre 1943, che fu impegnato principalmente in brutali azioni di repressione della Resistenza partigiana..
  • La morte di Ettore Muti divenne anche oggetto di una famosa canzone delle squadre d’azione fasciste costituitesi dopo l’8 Settembre, che s’intitola appunto “Hanno Ammazzato Muti“; tale canzone è un vero e proprio inno alla vendetta, con la quale i miliziani repubblicani giuravano di vendicare la morte del gerarca con il sangue dei comunisti, ritenuti complici di Badoglio nel suo assassinio.

Fonti di approfondimento  Wikipedia a cui si rimanda la consultazione data la vastità dell’argomento.

 

9.19

Informazioni aggiuntive

Peso,5 kg
Dimensioni30 × 20 × 5 cm

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