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❌🙁Distintivo CIRILLINO squadrista fascista – Marcia su Roma

1,00

Distintivo in metallo policromo, raffigurante un giovane squadrista fascista della prima ora, del periodo della Marcia su Roma, modello denominato CIRILLINO in camicia nera

Smalti in perfetto stato, senza sbeccature o riparazioni. Marcato  BREGONZIO – MILANO DEPOSITATO

Misure mm.26 x 10. In ottime condizioni.

(Scorri la pagina in basso per ulteriori dettagli e informazioni)

 

 

Esaurito

Garanzia di un pagamento sicuro

Descrizione

Distintivo in metallo policromo, raffigurante un giovane squadrista fascista della prima ora, del periodo della Marcia su Roma, modello denominato CIRILLINO.  Il giovanotto indossa una camicia nera con al petto lo scudetto ovale del PNF di primo tipo (primigenio), pantaloni grigio verde alla “zuava” da marcia, un FEZ di primo tipo con fettuccia e ciuffo a scendere dal piatto, a mò dei copricapo usati dagli Arditi e dai Bersaglieri, ed ha con sé anche il manganello che non poteva mancare al fascista antemarcia o squadrista della prima ora. Gli smalti sono in perfetto stato, non ci sono sbeccature o riparazioni. Al retro abbiamo un piedino per permettere l’attacco del distintivo all’occhiello della giacca o della camicia. Questo distintivo cirillino da squadrista fascista, è marcato  BREGONZIO – MILANO e riporta anche la dicitura DEPOSITATO.

Il “Cirillino” in divisa fu un distintivo portafortuna delle formazioni nazionaliste e fasciste dei primi anni venti.

In perfette condizioni.

 

MATERIALE     :  Metallo policromo

MISURE             :  mm.26 x 10

MARCHIO         :  Bregonzio – Milano

 

NOTIZIE

Il distintivo da Cirillino squadrista fascista, ha i suoi natali il giorno 27 dicembre 1908 quando al quotidiano “Il Corriere della Sera” venne allegato “Il Corriere dei Piccoli”, destinato a diventare per molti decenni il settimanale simbolo dell’infanzia italiana.

Il successo del giornalino fu dovuto all’adozione dei comics americani, cioè di quei personaggi-pupazzetto divenuti famosi oltre oceano. Il loro innesto in Italia si prestò subito all’imitazione con la crazione di personaggi italiani. Nel corso della Grande Guerra fece irruzione nelle pagine del giornalino un drappello di di inediti personaggi in grigioverde.

Molti disegnatori per l’infanzia erano al fronte e da qui continuavano a mandare le loro storie al Corriere dei Piccoli. “Cirillo Schizzo” di Mussino e “Italino” del sottotenente Rubino, si specializzarono in tiri birboni ai danni del nemico.

Su “Cirillino” venne anche scritta una canzone famosa cantata dal Duo Fasano. La moda del “Cirillino” contagiò anche molti pionieri e assi dell’Aeronautica che lo portavano sempre in volo, come portafortuna, durante la Prima guerra mondiale.

Dopo la Grande Guerra il Cirillino abbandonò la nudità dei primi tempi e il grigioverde del periodo bellico, per indossare la camicia azzurra delle formazioni nazionaliste o quella nera di quelle fasciste, continuando la sua tradizione di “portafortuna” come rappresentato dal distintivo da questo giovane squadrista fascista.

Notizie storico-collezionistiche tratte dall’articolo di Roberto Manno – rivista Uniformi & Armi n.193 )

 

Partito Nazionale Fascista

Il Partito Nazionale Fascista (P.N.F.) è stato un partito politico italiano, espressione del movimento fascista.

Nato nel 1921 dalla trasformazione in partito del movimento Fasci italiani di combattimento, guidò la cosiddetta marcia su Roma che nell’autunno del 1922 portò Benito Mussolini a divenire presidente del Consiglio dei ministri.

Nel 1923 si fuse con l’Associazione Nazionalista Italiana e tra la metà e la fine degli anni 1920 diventò, prima de facto e poi de iure, il partito unico del Regno d’Italia fino alla caduta del regime fascista, avvenuta il 25 luglio del 1943.

L’organo ufficiale del partito era Il Popolo d’Italia, quotidiano fondato da Mussolini nel 1914. L’inno era Giovinezza, nella versione di Salvator Gotta del 1925, qualificato come Inno trionfale del Partito Nazionale Fascista. La legge 20 giugno 1952, n. 645 (detta «legge Scelba»), in attuazione della XII disposizione transitoria e finale della Costituzione italiana, ne vieta la ricostituzione

Il PNF fu dunque fondato a Roma il 9 novembre 1921 per iniziativa di Benito Mussolini come evoluzione in partito del movimento dei Fasci Italiani di Combattimento – fondati, sempre da Mussolini, a Milano, in piazza San Sepolcro, il 23 marzo 1919. Come movimento giovanile si dotò nel 1921 dell’Avanguardia Giovanile Fascista. Rispetto ai Fasci, il PNF abbandonò, via via che si consolidava al potere, gli ideali socialisteggianti e repubblicani per virare decisamente verso la destra dello scacchiere politico italiano.

Conquista del potere

Dopo la marcia su Roma del 28 ottobre 1922, Mussolini, che era stato eletto parlamentare l’anno precedente insieme ad altri esponenti fascisti, fu incaricato dal re Vittorio Emanuele III di formare un nuovo governo sostenuto da una maggioranza composta anche dal Partito Popolare Italiano e da altri gruppi di estrazione liberale. Il 15 dicembre 1922 fu costituito il Gran Consiglio del Fascismo, organo supremo del Partito Nazionale Fascista, che tenne la sua prima seduta il 12 gennaio 1923.

Regime

Alle elezioni politiche dell’aprile 1924, il PNF si presentò con la Lista Nazionale, in cui erano inseriti diversi esponenti della destra liberale. Ci furono violenze squadriste e fu impiegata in alcune regioni una “lista civetta”, la Lista Nazionale bis, volta a drenare ulteriori voti. Il “Listone” ottenne una netta maggioranza con il 65,2% dei voti e 376 deputati (di cui 275 del PNF). Tali risultati furono però duramente contestati dalle opposizioni, che denunciarono numerose irregolarità. In tale quadro, il deputato Giacomo Matteotti, dopo aver denunciato brogli in parlamento, venne ucciso da estremisti fascisti. La vicenda ebbe seguito il 3 gennaio 1925, quando Mussolini, con un discorso alla Camera dei deputati, dichiarò provocatoriamente di assumersi la responsabilità storica di quanto accaduto, promettendo di chiarire la situazione nei giorni immediatamente seguenti. In sede giudiziaria, sia all’epoca dei fatti, sia nel secondo dopoguerra, non fu mai provato alcun coinvolgimento diretto del Duce o di altri gerarchi nell’organizzazione del delitto: tesi sostenuta anche da alcuni storici e dal giornalista Indro Montanelli, per i quali le responsabilità di Mussolini furono solo di natura morale. La crisi seguita all’omicidio di Matteotti, che era parsa far vacillare la presa di Mussolini e del fascismo, fu invece abilmente sfruttata dal duce per avviare la dittatura.

Dopo l’emanazione nel 1926 delle cosiddette leggi fascistissime il PNF fu l’unico partito ammesso in Italia fino al 25 luglio 1943, e dotandosi di un proprio statuto. Il Gran Consiglio del Fascismo divenne organo costituzionale del Regno: “organo supremo, che coordina e integra tutte le attività del regime sorto dalla rivoluzione dell’ottobre 1922”. Il Gran Consiglio deliberava sulla lista dei deputati da sottoporre al corpo elettorale (poi sostituiti dai consiglieri nazionali della Camera dei Fasci e delle Corporazioni); sugli statuti, gli ordinamenti e le direttive politiche del Partito Nazionale Fascista; sulla nomina e la revoca del Segretario, dei Vicesegretari, del Segretario amministrativo e dei membri del Direttorio nazionale del Partito Nazionale Fascista. Le iscrizioni al Partito aumentarono a dismisura quando, il 29 marzo 1928, si decise che gli iscritti al PNF avrebbero avuto la precedenza nelle liste di collocamento (più antica era l’affiliazione, più si “scalavano” le graduatorie).

Quasi due anni esatti dopo, il 28 marzo 1930, si decretò che per poter svolgere gli incarichi scolastici di alto livello (presidi e rettori) bisognava essere tesserati almeno da cinque anni. Il 3 marzo del 1931 le iscrizioni furono sospese per circa un anno; questo dato fa intuire che molte furono le adesioni al Partito Fascista dettate esclusivamente da interesse: contro di esse si mosse il segretario Giovanni Giuriati, attivista anti-corruzione che, forse proprio per questa spinta “moralizzatrice”, venne destituito dal Duce dopo pochi mesi. Un ruolo educativo fu proprio dall’Istituto Fascista di Cultura, attualmente Università Popolare degli studi di Milano, che fu convertita da Università Popolare di Milano a Scuola Fascista, che durante tutto il periodo diede formazione e cultura fascista.

Nel 1930 furono creati i Fasci giovanili di combattimento. Gli anni Trenta furono caratterizzati dalla segreteria di Achille Starace, “fedelissimo” di Mussolini e uno dei pochi gerarchi fascisti provenienti dal sud Italia, che lanciò una campagna di fascistizzazione del paese fatta di cerimonie oceaniche e creazione di organizzazioni volte a inquadrare il paese e il cittadino in ogni sua manifestazione (sia pubblica sia privata). Al fine di irregimentare anche i movimenti giovanili Starace portò sotto il controllo diretto del PNF sia l’Opera Nazionale Balilla (ONB) sia i Fasci Giovanili che furono sciolti e fatti confluire nella nuova Gioventù Italiana del Littorio (GIL).

Il 27 maggio 1933 l’iscrizione al PNF è dichiarata requisito fondamentale per il concorso a pubblici uffici; il 9 marzo 1937 diventa obbligatoria se si vuole accedere a un qualunque incarico pubblico e dal 3 giugno 1938 (Regio decreto n. 827) non si può essere assunti nel personale salariato statale né si possono avere promozioni all’interno di questo personale se non si ha la tanto conclamata tessera: è chiaro quindi che gli iscritti si contino a milioni ma che tra questi i “tiepidi” e i “freddi” verso il regime siano moltissimi. Nel 1939 Ettore Muti avvicenda Starace alla guida del partito e tale fatto testimonia l’aumento dell’influenza di Galeazzo Ciano.

A partire dal 1937 il segretario nazionale del PNF assurse a rango di ministro di Stato. Con lo scoppio della seconda guerra mondiale Mussolini tenta di militarizzare il partito ordinando il giorno di Capodanno del 1941 la mobilitazione generale di tutti i quadri del PNF. Nel periodo in cui le operazioni belliche volgono verso il peggio, in molti perdono la fiducia verso il regime fascista: anche nell’organo politico principale monta una critica, seppur latente e oscura, a cui il Duce tenta di dare una spallata nominando il ventisettenne Aldo Vidussoni segretario del PNF (26 dicembre 1941). La mossa, dettata dal fatto che i giovani sono rimasti i più accesi sostenitori del governo, si rivela catastrofica e il 19 aprile 1943 il giovane friulano viene sostituito da Carlo Scorza.

Scioglimento

Il 27 luglio 1943, in seguito alla votazione dell’ordine del giorno Grandi (25 luglio), Mussolini venne arrestato dai Reali Carabinieri, decretando di fatto la fine del regime fascista. Lo scioglimento del PNF da parte del nuovo governo di Pietro Badoglio avvenne il 2 agosto 1943 con il regio decreto n.704, pubblicato sulla Gazzetta ufficiale del Regno il 5 agosto successivo.

Liberato dai tedeschi il 10 settembre, Mussolini costituì il 13 settembre il nuovo Partito Fascista Repubblicano (PFR) e costituì la Repubblica Sociale Italiana (RSI), nella parte d’Italia occupata dai tedeschi. Segretario del PFR fu nominato il 15 settembre Alessandro Pavolini. A Milano era già stato ricostituito il 13 settembre da Aldo Resega, che ne fu anche il primo commissario federale. Il PFR cessò la sua esistenza con la morte di Mussolini e con la fine della RSI, il 28 aprile del 1945

Fonti varie Wikipedia

8.20

Informazioni aggiuntive

Peso,5 kg
Dimensioni20 × 20 × 20 cm

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