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❌🙁Berretto Capitano 1909 WW1 – appartenuto a Ugo Ojetti

1,00

Berretto da Capitano del Genio del Regio Esercito , modello 1909 , in stoffa da combattimento, appartenuto ad Ugo Ojetti. Con attributi in filo mimetico in assoluta ottemperanza delle disposizioni emanate dallo Stato Maggiore per il periodo bellico, filo di lana nera per il fregio frontale, montato su sottopanno grigio verde dello stesso identico colore della stoffa del berretto, con galloni di grado in filo mimetico.  ( La circolare n.24727 dell’8 Dicembre 1915,  abolisce la colorazione scarlatta per la sottopannatura dei gradi di comando, ed ogni altro attributo che fosse realizzato in materiale riflettente tale da facilitare l’individuazione del militare da parte del nemico. ) Manifattura LUIGI CHIUSSI & FIGLIO – Forniture Militari – Via Cavour 24 – UDINE

In condizioni perfette, come ben evidenziato dalle foto.

 

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Esaurito

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Descrizione

Berretto da Capitano del Genio Trasmissioni del Regio Esercito , modello 1909 (909) in stoffa da combattimento in uso durante il Primo Conflitto Mondiale WW1 , appartenuto ad Ugo Ojetti. In assoluta ottemperanza delle disposizioni emanate dallo Stato Maggiore per il periodo bellico, con i dettami della circolare n.24727 dell’8 Dicembre 1915, dove veniva abolita la colorazione scarlatta per la sottopannatura dei gradi di comando, ed ogni altro attributo che fosse realizzato in materiale riflettente tale da facilitare l’individuazione del militare da parte del nemico, questo berretto ha il fregio in filo di lana nera , montato su sottopanno grigio verde dello stesso identico colore della stoffa del berretto, ed i  galloni di grado realizzati in filo mimetico. Visiera in cuoio rigida , con soggolo in cuoio, fissato al tamburo del berretto con due bottoncini semisferici lisci, di metallo ossidato.

In condizioni perfette, come ben evidenziato dalle foto.

Manifattura LUIGI CHIUSSI & FIGLIO – Forniture Militari – Via Cavour 24 – UDINE , altro tassello importante per testimoniare l’assoluta veridicità della appartenenza ad Ojetti, che servì la patria nei ranghi del Regio Esercito nella zona di Padova. Alluda in cuoio marrone, con evidenti segni di uso (non usura)  ma comunque molto fresca e morbida, in perfetto stato. Cuciture della fodera interna e del fregio, coeve al berretto, tutto nello stato originale di nascita del berretto stesso.

Questo berretto da Capitano modello 1909 , WW1, è appartenuto realmente al capitano Ugo Ojetti, ne è testimonianza il rinvenimento avvenuto nel 1972 presso un mercato di antiquariato a Firenze, ricordando che Ugo Ojetti morì a Fiesole, e molte delle sue cose vennero poi alienate dagli eredi, ivi compreso questo importante berretto. Conservato insieme ad altri preziosi oggetti, in una prestigiosa collezione, oggi viene proposto sul mercato collezionistico per poter far parte di una nuova e non meno prestigiosa raccolta. Non avremmo ragione di dare informazioni non vere, sull’appartenenza di un oggetto ad un personaggio piuttosto che ad un altro, la nostra serietà e professionalità ce lo vieta nella maniera più assoluta, e siamo pronti a rispondere di qualsiasi affermazione che sottoscriviamo con certificato di garanzia.

Ugo Ojetti nel periodo WW1 con indosso l’uniforme ed il berretto da capitano del genio modello 1909  che proponiamo in vendita

 

Altra foto di Ugo Ojetti con in testa il suo (questo) berretto da Capitano modello 1909 , WW1

 

MATERIALE       :  berretto in stoffa con visiera rigida

MISURE             :  taglia 58 circa

PRODUTTORE   :  Luigi Chiussi & Figlio – Udine

 

Ugo Ojetti partecipa come volontario alla prima guerra mondiale. All’inizio della guerra riceve l’incarico specifico di proteggere dai bombardamenti aerei le opere d’arte di Venezia. Nel marzo 1918 fu nominato “Regio Commissario per la propaganda sul nemico”. Fu incaricato di scrivere il testo del volantino, stampato in 350.000 copie in italiano e in tedesco, che fu lanciato il 9 agosto, dai cieli di Vienna dalla squadriglia comandata da Gabriele D’Annunzio.

Volantinodann.jpg
VIENNESI!

Imparate a conoscere gli italiani.
Noi voliamo su Vienna, potremmo lanciare bombe a tonnellate. Non vi lanciamo che un saluto a tre colori: i tre colori della libertà.
Noi italiani non facciamo la guerra ai bambini, ai vecchi, alle donne.
Noi facciamo la guerra al vostro governo nemico delle libertà nazionali, al vostro cieco testardo crudele governo che non sa darvi né pace né pane, e vi nutre d’odio e d’illusioni.

VIENNESI!

Voi avete fama di essere intelligenti. Ma perché vi siete messi l’uniforme prussiana? Ormai, lo vedete, tutto il mondo s’è volto contro di voi.
Volete continuare la guerra? Continuatela, è il vostro suicidio. Che sperate? La vittoria decisiva promessavi dai generali prussiani? La loro vittoria decisiva è come il pane dell’Ucraina: si muore aspettandola.

POPOLO DI VIENNA, pensa ai tuoi casi. Svegliati!

VIVA LA LIBERTÀ!

VIVA L’ITALIA!

VIVA L’INTESA!
Versione in tedesco:

 

WIENER!

Lernt die Italiener kennen.
Wenn wir wollten, wir könnten ganze Tonnen von Bomben auf eure Stadt hinabwerfen, aber wir senden euch nur einen Gruss der Trikolore, der Trikolore der Freiheit.
Wir Italiener führen den Krieg nicht mit den Bürgern, Kindern, Greisen und Frauen. Wir führen den Krieg mit eurer Regierung, dem Feinde der nationalen Freiheit, mit euren blinden, starrköpfigen und grausamen Regierung, die euch weder Brot noch Frieden zu geben vermag und euch nur mit Hass und trügerischen Hoffnungen füttert.

WIENER!

Man sagt von euch, dass ihr intelligent seid, jedoch seitdem ihr die preussische Uniform angezogen habt ihr seid auf das Niveau eines Berliner-Grobians herabgesunken, und die ganze Welt hat sich gegen euch gewandt.
Wollt ihr den Krieg fortführen? Tut es, wenn ihr Selbstmord begehen wollt. Was höfft ihr? Den Entscheidungssieg, den euch die preussische Generale versprochen haben?
Ihr Entscheidungssieg ist wie das Brot aus der Ukraina: Man erwartet es und stirbt bevor es ankommt.

Bürger Wiens! Bedenkt was euch erwartet und erwacht!

HOCH LEBE DIE FREIHEIT!

HOCH LEBE ITALIEN!

HOCH LEBE DIE ENTENTE!

 

NOTIZIE

Ugo Ojetti (Roma, 15 luglio 1871 – Fiesole, 1 gennaio 1946) 

Figlio della spoletina Veronica Carosi e del noto architetto Raffaello Ojetti, personalità di vastissima cultura, consegue la laurea in Giurisprudenza e, insieme, esordisce come poeta (Paesaggi, 1892). È attratto dalla carriera diplomatica, ma si realizza professionalmente nel giornalismo politico. Nel 1894 stringe rapporti con il quotidiano nazionalista La Tribuna, per il quale scrive i suoi primi servizi da inviato estero, dall’Egitto. Nel 1895 diventa immediatamente famoso con il suo primo libro, Alla scoperta dei letterati, serie di ritratti di scrittori celebri dell’epoca redatti in forma di interviste, genere all’epoca ancora in stato embrionale. Scritto con uno stile che si pone fra la critica ed il reportage, il testo viene considerato, e come tale fa discutere, un momento di analisi profonda del movimento letterario dell’epoca. L’anno seguente Ojetti tiene a Venezia la conferenza “L’avvenire della letteratura in Italia”, che suscita un vasto numero di commenti in tutto il Paese.

I suoi articoli diventano molto richiesti: scrive per Il Marzocco (1896-1899), Il Giornale di RomaFanfulla della domenica e La Stampa. La critica d’arte occupa la maggior parte della sua produzione. Nel 1898 inizia la collaborazione con il Corriere della Sera, che si protrae fino alla morte. Tra il 1901 e il 1902 è inviato a Parigi per il Giornale d’Italia; dal 1904 al 1909 collabora a L’Illustrazione Italiana: tiene una rubrica intitolata “Accanto alla vita”, che poi rinomina “I capricci del conte Ottavio” (“conte Ottavio” è lo pseudonimo con cui firma i suoi pezzi sul settimanale).

Nel 1905 si sposa con Fernanda Gobba e prende domicilio a Firenze; dal matrimonio tre anni dopo nasce la figlia Paola. Dal 1914 abiterà stabilmente nella vicina Fiesole. Invece trova nella villa paterna di Santa Marinella (Roma), soprannominata “Il Dado”, il luogo ideale in cui riposarsi, trascorrere le sue vacanze e scrivere le sue opere.

Partecipa come volontario alla prima guerra mondiale. All’inizio della guerra riceve l’incarico specifico di proteggere dai bombardamenti aerei le opere d’arte di Venezia. Nel marzo 1918 fu nominato “Regio Commissario per la propaganda sul nemico”. Fu incaricato di scrivere il testo del volantino, stampato in 350.000 copie in italiano e in tedesco, che fu lanciato il 9 agosto, dai cieli di Vienna dalla squadriglia comandata da Gabriele D’Annunzio.

Nel 1920 fonda la sua rivista d’arte, Dedalo (Milano, 1920-1933), dove si occupa di storia dell’arte antica e moderna. Dall’impostazione della rivista dimostra una sensibilità e un modo di accostarsi all’arte e di divulgarla diversi dai canoni del tempo. La rivista diventa subito occasione d’incontro tra critici, intellettuali, artisti come Bernard Berenson, Matteo Marangoni, Pietro Jahier, Antonio Maraini, Ranuccio Bianchi Bandinelli, Pietro Toesca, Lionello Venturi e Roberto Longhi. L’idea di base della rivista è che l’opera d’arte abbia valore di testimonianza visibile della storia e delle civiltà più di ogni altra fonte.

Sul finire del decennio inaugura una nuova rivista, Pegaso (Firenze, 1929-1933). Infine, lancia la rivista letteraria Pan, fondata sulle ceneri della precedente esperienza fiorentina. Tra il 1925 e il 1926 collabora anche a La Fiera Letteraria. Tra il 1926 ed il 1927 è direttore del Corriere della Sera.

È tra i firmatari del Manifesto degli intellettuali fascisti nel 1925 ed è nominato Accademico d’Italia nel 1930. Fa parte fino al 1933 del consiglio d’amministrazione dell’Enciclopedia Italiana. Ojetti organizza numerose mostre d’arte e dà vita ad importanti iniziative editoriali, come Le più belle pagine degli scrittori italiani scelte da scrittori viventi per l’editrice Treves e I Classici italiani per la Rizzoli. Sul significato dell’architettura nelle arti ebbe a dire:

«l’architettura è nata per essere fondamento, guida, giustificazione e controllo, ideale e pratico, d’ogni altra arte figurativa»

Collaborò anche con il cinema: nel 1939 firmò l’adattamento per la prima edizione sonora de I promessi sposi, che costituì la base della sceneggiatura per il film del 1941 di Mario Camerini.

Aderì alla Repubblica Sociale Italiana; dopo la liberazione di Roma, nel 1944, fu radiato dall’Ordine dei giornalisti. Passò gli ultimi anni nella sua villa Il Salviatino, a Fiesole, dove morì nel 1946.

Antonio Gramsci scrisse che « la codardia intellettuale dell’uomo supera ogni misura normale »[5]. Indro Montanelli lo ricordò sul Corriere della Sera: « È un dimenticato, Ojetti, come in questo Paese lo sono quasi tutti coloro che valgono. Se io dirigessi una scuola di giornalismo, renderei obbligatori per i miei allievi i testi di tre Maestri: Barzini, per il grande reportage; Mussolini (non trasalire!), quello dell’Avanti! e del primo Popolo d’Italia, per l’editoriale politico; e Ojetti, per il ritratto e l’articolo di arte e di cultura »

 

Fonti Wikipedia

 

4.20

Informazioni aggiuntive

Peso1 kg
Dimensioni35 × 35 × 35 cm

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