Description
” A.A.A. 500000 Urgonmi – Poema d’amore ” , Tullio d’Albisola , futurista , edito in Milano, Giuseppe Morreale Editore (Tip. E. Zerboni), 1937, in 16°, brossura editoriale dell’autore con illustrazione fotografica, pp. 84, [1] c. patinata f.t. con foto ritratto bianco e nero dell’autore. Raccolta di poesie e parolibere con prefazione di Marinetti.
Bruniture in copertina, segno in diagonale sulla parte centrale destra dello sfondo rosso, a lambire il titolo 500000 Urgonmi , questo esemplare del poema futurista di Tullio d’Albisola è comunque in più che buone condizioni, come evidenziato dalle fotografie allegate.
AUTORE ………………………….: D’Albisola Tullio
ANNO DI PUBBLICAZIONE ……..: 1937
EDITORE …………………………: Giuseppe Morreale Editore
NUMERO DI PAGINE …………….: 84
LEGATURA ………………………: Brossura editoriale
NOTIZIE
Tullio Mazzotti era il secondogenito di Giuseppe (1865-1944), vasaio, detto Bausin, nato a Bolzino (frazione di Varazze), e di Celestina Gerbino Promis. Il primogenito si chiamava Torido (1895-1988) e la sorella minore Vittoria. Nel 1903 Giuseppe Mazzotti ad Albisola, in località Pozzo Garitta, aprì la “Fabbrica di ceramiche d’arte tradizionale e moderne Giuseppe Mazzotti“. Un forno era per le ceramiche artistiche. Torido s’iscrisse all’Istituto di arti e mestieri di Savona e Tullio rimase a bottega col padre.
All’inizio della I Guerra mondiale Torido era disegnatore all’Ansaldo e Tullio andò soldato, nel Genio telegrafisti. Dopo la guerra Giuseppe Mazzotti per un periodo entrò in società con i fratelli ceramisti Valle. Tullio fu arrestato per una rissa con fascisti, fu condannato e poi assolto.
Nel 1925 la ditta Mazzotti inaugurò nuovi locali ad Albisola Superiore, pur mantenendo a Pozzo Garrita la produzione di ceramiche artistiche. I fratelli Mazzotti seguirono a Faenza, nel 1929, un corso di perfezionamento in ceramica artistica e a Faenza entrarono in contatto con Gaetano Ballardini e Giuseppe Liverani. Impararono ad usare il forno elettrico. Nacque così, al loro ritorno, lo stile Albisola.
Tullio futurista
A metà degli anni Venti, Tullio aderì al futurismo e fu soprannominato Tullio d’Albisola da Filippo Tommaso Marinetti. Un gruppo di giovani artisti torinesi arrivarono ad Albisola: l’architetto bulgaro Nicolay Diulgheroff, il triestino Farfa (Vittorio Tommasini), Pippo Oriani, Mino Rosso, Alberto Sartoris e Fillia (Luigi Colombo) che eseguì disegni e modelli per la ditta Mazzotti. Albisola divenne così luogo di incontro per pittori, scultori e intellettuali legati al movimento futurista.
Nel 1925 Tullio ideò le ceramiche dinamiche dai forti e smaglianti cromatismi, con forme ispirate al futurismo: sono le prime ceramiche antidecorative, o antimitative – come le definirà Tullio, nel suo opuscolo La ceramica futurista (Savona, 1939).
Nel 1927 Tullio partecipò alla IV Biennale di arti decorative di Monza, iniziò a collaborare con Bruno Munari e eseguì modelli e decori dalle forme innovative e scomposte. Nel 1928 – 1930 espone in diverse mostre, e fonda il “Gruppo Sintesi”.
Nel 1930 partecipò alla Triennale di arti decorative industriali e moderne di Monza, ad “Arte futurista” ad Alessandria, alla “Mostra futurista architetto Sant’Elia” e a “Ventidue pittori futuristi”, alla galleria Pesaro di Milano. Nel 1936 Tullio presentò alla VI Triennale di Milano un pannello in ceramica di 40 metri quadrati, con l’allegoria Le forze fasciste e partecipò alla “Mostra di plastica murale” a Genova, palazzo ducale, con sculture in ceramica di Lucio Fontana, da lui realizzate. All’Esposizione internazionale di Parigi, del 1937, Tullio espose Fregio delle corporazioni, un grande pannello di ceramica – m 3 x 20 – realizzato in collaborazione con Strada.
La casa-laboratorio
Nel 1932 Tullio acquistò un terreno, per costruire una modernissima casa-laboratorio-negozio, su progetto di Djulgheroff, cui fu aggiunta nel 1934 una nuova ala per i laboratori. “Casa Mazzotti“, oggi sede della ditta “Ceramiche Mazzotti”
Con l’editoria futurista
Nell’ottobre 1932, sulla rivista “Futurismo” Tullio pubblicò Le ceramiche futuriste di Tullio d’Albisola e Le ceramiche futuriste di Tullio d’Albisola. Le realizzazioni futuriste in provincia di Savona è del novembre 1932; Ceramiche e vetri del gennaio 1933 e Ceramisti d’eccezione dell’aprile 1933, insieme a La Santabarbara futurista. Sul mensile “Stile futurista”, di Enrico Prampolini e di Fillia, Tullio pubblicò Dalle “Tre Grazie” neoclassiche alle aeroceramiche futuriste (ottobre 1934). Nel 1937 , Tullio d’Albisola pubblica AAA 500000 Urgonmi poema futurista. Pubblicò poi il libro La ceramica futurista (Savona, 1939).
“Lito-Latta”
Nel 1932, con Marinetti ideò il primo libro stampato su lamine di ferrostagno, litografato a colori. Gli editori erano “Lito-Latta” e “Edizioni futuriste di poesia”. In latta realizzò poi L’anguria lirica, del 1934, con presentazione di Marinetti e 12 litografie a colori, a piena pagina, di Bruno Munari. Contiene una raccolta di poesie, stampate su 42 fogli di latta, tirate in 101 esemplari, di cui 50 in commercio. Nel 1934 uscirono Parole in libertà futurista. Tattili termiche olfattive di Marinetti, realizzate con 15 fogli di latta, contenenti 9 testi poetici e 12 litografie a colori a piena pagina di Tullio d’Albisola.
Scultura e ceramiche monumentali
Tullio progettò sculture seriali in lega di “cromo-alluminio”, che dal 1930 furono realizzate alla fonderia Mantegazza di Varazze. Il 10 aprile 1937 firmò con altri, tra cui Benedetta Cappa Marinetti ed Enrico Prampolini, su “La Gazzetta del popolo”, il manifesto di Marinetti Poesia e arti corporative, in cui è scritto che il «nuovo compito della poesia e delle arti nell’Italia Imperiale Fascista figlia della Guerra Veloce [è] quello di organizzare con proficua distribuzione d’intuiti e sforzi creativi l’idealizzazione dei singoli lavori concettuali amministrativi manuali meccanici chimici».
Nel 1939-40 Tullio allestì a Napoli, su bozzetto di Enrico Prampolini, all’esterno della Triennale d’Oltremare, una monumentale ceramica murale. Nel 1942, a Roma, per la futura mostra “E 42” presentò il progetto Strada d’oro, di m 1000 x 30. Dopo la morte del padre, nel 1944, i fratelli Mazzotti ripresero la produzione tradizionale, lavorando in particolare per ditte di prodotti dolciari e farmaceutici.
Ultimi anni
Negli anni Cinquanta i fratelli Mazzotti si avvalsero della collaborazione di artisti come Lucio Fontana – che nella veste di scultore in ceramica aveva lavorato per Mazzotti fin dal 1935 – Giacomo Manzù, Giuseppe Capogrossi e Aligi Sassu. Nel 1954 Tullio fu nominato membro aggiunto all’Accademia internazionale della ceramica di Ginevra. Nel 1959 i fratelli si separarono: Torido divenne unico titolare della ditta “Giuseppe Mazzotti”, (G.M.A.), insieme ai suoi figli e poi ai suoi nipoti; Tullio invece fondò la ditta “Vittoria Mazzotti”, con la sorella Vittoria e con la nipote Esa Baldantoni: oggi è la ditta “Ceramiche Mazzotti”.
Negli anni Sessanta Tullio pubblicò il libro di poesie Amore del “gran fuoco” (Milano, 1963) e i saggi La ceramica popolare ligure (Milano, 1964) e Ceramiche omaggio a N. S. di Misericordia, per il 150 anniversario dell’incoronazione di N. S. di Misericordia (Savona, 1966). Ad agosto 1965 gli fu concessa l’onorificenza di Albisola la Rosa d’oro.
Fonti Wikipedia
9.19
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