Description
BURNUS , mantello usato dalle truppe coloniali , durante le varie campagne in Africa , in AOI, in eccezionale misura piccola , per bambino. Il Burnus era adottato anche dal Regio Esercito, gli ufficiali del Regio Corpo di Truppe Coloniali , R.C.T.C. , ad esempio il Gruppo Squadroni Cavalieri dell’ Ahmara, indossavano il mantello con la grande uniforme; i Carabinieri Reali della guardia vicereale , i Lancieri dei plotoni di scorta governatoriali , nel corpo di Polizia dell’Africa Italiana (penne di Falco) . A seconda del corpo , cambiava il colore (nei Carabinieri Reali era di colore rosso).
Capo di abbigliamento con cappuccio, generalmente di colore blu scuro con profilature di colore arancio/rosso applicate lungo i bordi, e con dei fiocchetti di filo di seta rosso, pendenti dal cappuccio e dalle estremità finali.
Al tempo gli ufficiali del Regio Esercito che avevano figli maschi, usavano far confezionare uniformi di taglie piccole, per i propri bambini generalmente nella fascia 8-12 anni, con gli stessi attributi di grado e corpo di appartenenza dell’ufficiale. E’ dunque facile pensare che questo burnus sia un elemento usato dal figlio di un ufficiale del R.C.T.C. che doveva emulare il genitore.
In condizioni eccezionali, assolutamente perfetto, senza danni, completo degli 8 fiocchetti pendenti , le misure sono cm.95 su un lato della larghezza (dal cappuccio) e cm.85 al retro (altezza) sempre dal cappuccio (vedi le foto in allegato)
MATERIALE : Stoffa, lana, filo di seta
MISURE : cm.95 x 85 , cappuccio cm.21 x 21
PRODUTTORE : nessun marchio (generalmente Ve.De.Me)
Notizie
Il Burnus o Aselham (parola berbera e dei dialetti arabi del Nordafrica) è l’ampio mantello con cappuccio di lana, perlopiù bianco, che costituisce l’elemento più tipico dell’abbigliamento maschile nell’Africa del Nord. Alcuni dicono il nome deriva dal latino byrrus (o birrus), che designava appunto un ampio mantello da portare sopra gli abiti. Altri dicono il nome deriva direttamente dalla lingua berbera (radice BRNS dalla parola berbera abernus).
Caratteristica del burnus, oltre al cappuccio (aqelmum, agelmus, …), che può essere anche molto grande e a volte terminare con un pompon (acrur, tawtat, tawckint…), è la corta cucitura che lo chiude sulla parte alta del davanti, il che permette di indossarlo infilandolo sopra la testa, senza necessità di fibbie o spille per fissarlo.
In realtà esistono diversi modi di indossarlo. Solo in caso di freddo e maltempo ci si avvilupperà in esso tirandosi il cappuccio sulla testa. Spesso esso viene semplicemente portato sulle spalle, a volte appoggiandolo senza neanche infilare la testa nell’apertura anteriore; a volte viene indossato in modo asimmetrico, con il cappuccio su di un lato che può essere usato come sacca in cui riporre oggetti. Capita anche che venga gettato di traverso su di una spalla, acquisendo così solo un valore simbolico e non più di semplice capo di abbigliamento. Infatti il burnus non è solo un indumento, ma anche un elemento di dignità della persona, in modo analogo alla toga virile dei Romani. Molte espressioni berbere ricordano questo valore del burnus. I santi “protettori” sono spesso detti “dal burnus”, e se si fa un augurio a qualcuno si augura che il tal santo lo protegga con i lembi del suo burnus. E’ un indumento molto antico in Nordafrica, lo troviamo raffigurato già in incisioni rupestri di epoca punica a Sigus (a sud di Costantina), dove si osserva un’immagine con postura molto simile a quella odierna, col braccio destro che solleva un lembo mentre la mano sinistra tiene ferma la stoffa.
Il Burnus venne dunque adottato dai militari italiani ed indigeni del Regio Esercito, in AOI, comunque proveniva dalla tradizione autoctona, ed un esempio di truppe coloniali , sono gli spahis , truppe libiche montate a cavallo, che operarono tra il 1912 e il 1942; ricavati da un gruppo di cavalleria autoctono, il loro principale ruolo fu quello di polizia montana, di perlustrazione rurale e di controllo delle zone desertiche sahariane.
Fonti Wikipedia , foto archivi vari
9.19
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