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❌🙁BURNUS Truppe Coloniali AOI – Regio Esercito – bambino

1,00

BURNUS , mantello usato dalle truppe coloniali , in rarissima misura piccola , per bambino. In condizioni eccezionali, assolutamente perfetto, senza danni, completo dei fiocchetti pendenti . Misure circa cm.95 x cm.85.

(Scorri la pagina in basso per ulteriori dettagli e informazioni)

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Descrizione

BURNUS , mantello usato dalle truppe coloniali , durante le varie campagne in Africa , in AOI, in eccezionale misura piccola , per bambino. Il Burnus era adottato anche dal Regio Esercito, gli ufficiali del Regio Corpo di Truppe Coloniali , R.C.T.C. , ad esempio il Gruppo Squadroni Cavalieri dell’ Ahmara, indossavano il mantello con la grande uniforme; i Carabinieri Reali della guardia vicereale , i Lancieri dei plotoni di scorta governatoriali , nel corpo di Polizia dell’Africa Italiana (penne di Falco) . A seconda del corpo , cambiava il colore (nei Carabinieri Reali era di colore rosso).

Capo di abbigliamento con cappuccio, generalmente di colore blu scuro con profilature di colore arancio/rosso applicate lungo i bordi, e con dei fiocchetti di filo di seta rosso, pendenti dal cappuccio e dalle estremità finali.

Al tempo gli ufficiali del Regio Esercito che avevano figli maschi, usavano far confezionare uniformi di taglie piccole, per i propri bambini generalmente nella fascia  8-12 anni, con gli stessi attributi di grado e corpo di appartenenza dell’ufficiale. E’ dunque facile pensare che questo burnus sia un elemento usato dal figlio di un ufficiale del R.C.T.C. che doveva emulare il genitore.

In condizioni eccezionali, assolutamente perfetto, senza danni, completo degli 8 fiocchetti pendenti , le misure sono cm.95 su un lato della larghezza (dal cappuccio) e cm.85 al retro (altezza) sempre dal cappuccio (vedi le foto in allegato)

 

burnus truppe coloniali aoi   

MATERIALE      : Stoffa, lana, filo di seta

MISURE               : cm.95 x 85 , cappuccio cm.21 x 21

PRODUTTORE  :  nessun marchio (generalmente Ve.De.Me)

 

 

Notizie

Il Burnus o Aselham (parola berbera e dei dialetti arabi del Nordafrica) è l’ampio mantello con cappuccio di lana, perlopiù bianco, che costituisce l’elemento più tipico dell’abbigliamento maschile nell’Africa del Nord. Alcuni dicono il nome deriva dal latino byrrus (o birrus), che designava appunto un ampio mantello da portare sopra gli abiti. Altri dicono il nome deriva direttamente dalla lingua berbera (radice BRNS dalla parola berbera abernus).

Caratteristica del burnus, oltre al cappuccio (aqelmumagelmus, …), che può essere anche molto grande e a volte terminare con un pompon (acrurtawtattawckint…), è la corta cucitura che lo chiude sulla parte alta del davanti, il che permette di indossarlo infilandolo sopra la testa, senza necessità di fibbie o spille per fissarlo.

In realtà esistono diversi modi di indossarlo. Solo in caso di freddo e maltempo ci si avvilupperà in esso tirandosi il cappuccio sulla testa. Spesso esso viene semplicemente portato sulle spalle, a volte appoggiandolo senza neanche infilare la testa nell’apertura anteriore; a volte viene indossato in modo asimmetrico, con il cappuccio su di un lato che può essere usato come sacca in cui riporre oggetti. Capita anche che venga gettato di traverso su di una spalla, acquisendo così solo un valore simbolico e non più di semplice capo di abbigliamento. Infatti il burnus non è solo un indumento, ma anche un elemento di dignità della persona, in modo analogo alla toga virile dei Romani. Molte espressioni berbere ricordano questo valore del burnus. I santi “protettori” sono spesso detti “dal burnus”, e se si fa un augurio a qualcuno si augura che il tal santo lo protegga con i lembi del suo burnus. E’ un indumento molto antico in Nordafrica, lo troviamo raffigurato già in incisioni rupestri di epoca punica a Sigus (a sud di Costantina), dove si osserva un’immagine con postura molto simile a quella odierna, col braccio destro che solleva un lembo mentre la mano sinistra tiene ferma la stoffa.

Il Burnus venne dunque adottato dai militari italiani ed indigeni del Regio Esercito, in  AOI, comunque proveniva dalla tradizione autoctona, ed un esempio di truppe coloniali , sono gli spahis , truppe libiche montate a cavallo, che operarono tra il 1912 e il 1942; ricavati da un gruppo di cavalleria autoctono, il loro principale ruolo fu quello di polizia montana, di perlustrazione rurale e di controllo delle zone desertiche sahariane.

Rappresentazione di Spahis

Benché comandati da ufficiali italiani, gli spahis mantennero usi e costumi consoni alle tradizioni locali, differentemente dai normali reggimenti di cavalleria libica (i savari). Indossavano un vestito pittoresco, modellato su quello di alcune tribù berbere del deserto (dalle quali essi spesso provenivano). In guerra, quasi costante era l’utilizzo del burnus, un ampio mantello bianco con cappuccio. Il più famoso gruppo di Spahis italiani fu quello di Amedeo Guillet. Nel 1935 il “comandante Diavolo” (come fu soprannominato Guillet) ottenne il trasferimento in Libia presso un reparto di Spahis. Nell’ottobre del 1935 partecipò, come comandante di plotone degli Spahis di Libia, alle prime azioni della guerra di Etiopia. Il 24 dicembre dello stesso anno venne ferito gravemente alla mano sinistra durante la battaglia di Selaclaclà, dove si distinsero i suoi duecento Spahis. Al termine delle ostilità, il 5 maggio del 1936, venne decorato a Tripoli dal maresciallo d’Italia Italo Balbo per il suo esemplare e coraggioso comportamento in combattimento. Il mese successivo sfilò a Roma, in occasione del primo anniversario dell’Impero, alla testa delle unità Spahis.

 

 

  burnus truppe coloniali aoi

 

Fonti Wikipedia , foto  archivi vari

 

9.19

Informazioni aggiuntive

Peso3 kg
Dimensioni40 × 30 × 40 cm

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