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❌🙁TAFURI Dipinto cartolina coloniale CC.RR. medaglia d’oro

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Dipinto originale , olio su tela , firmato TAFURI , della morte del carabiniere reale Vittoriano CIMMARRUSTI , Medaglia d’Oro al Valor Militare, caduto in A.O.I. nella battaglia di Gunu Gadu, 1936.

 Da questo dipinto è stata tratta la cartolina coloniale del Carabiniere Vittoriano Cimmarrusti . Opera originale ancora montata su telaio originale. Il quadro è in ottime condizioni, solo qualche piccola caduta di colore rappresentata da quelle minime aree bianche ben evidenziate nelle foto. Misura circa cm. 75 x 56

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Descrizione

Dipinto originale firmato Clemente TAFURI , dal quale è stata tratta la cartolina coloniale del Carabiniere Vittoriano Cimmarrusti , medaglia d’oro in Africa , battaglia di Gunu Gadu , 1936.

L’impianto scenico vede rappresentato il carabiniere Cimmarrusti nel pieno della sua ultima azione; ferito al braccio , intento a dare aiuto ai suoi commilitoni alla difesa della postazione italiana, viene colpito mortalmente alla testa. Ai suoi piedi notiamo il suo casco coloniale con il fregio dei Carabinieri Reali.  Intorno vediamo riverso a terra il cadavere di un abissino , alla destra i nemici che attaccavano, mentre alla sinistra il gruppo di soldati italiani, camicie nere , carabinieri, intenti al combattimento. Una scena che drammaticamente cattura il senso dei momenti tragici che una battaglia inevitabilmente propone.

Dipinto realizzato ad olio, su tela, opera originale , firmata TAFURI, ancora montata su telaio originale. Il quadro è in ottime condizioni, solo qualche piccola caduta di colore rappresentata da quelle minime aree bianche ben evidenziate nelle foto.

TECNICA ……………… :  Olio su tela

MISURE ………………. :   cm. 75 x 56

FIRMA ………………….:   TAFURI , Clemente

cartolina       quadro

NOTIZIE

Clemente Tafuri  nasce a Salerno il 18 agosto 1903 e muore a Genova, 11 dicembre 1971 . E’ stato un pittore e illustratore italiano.

Dopo aver seguito un corso di studi all’Accademia di Belle Arti di Napoli, iniziò a dipingere rivelandosi presto all’attenzione della critica. Molto conosciuto fra gli anni venti ed i sessanta del XX secolo anche come cartellonista pubblicitario, illustratore di cartoline come la cartolina coloniale / dipinto qui presentata , e di collane librarie, Tafuri si dedicò spesso ad illustrare episodi della seconda guerra mondiale e realizzò un ritratto dell’allora principe ereditario Umberto II di Savoia e della regina Elena del Montenegro. Fu legato da una lunga amicizia e collaborazione alla pittrice e fotografa Maria Bertolani.

Del Tafuri, particolarmente conosciuto è il dipinto raffigurante il vicebrigadiere dell’Arma dei Carabinieri Salvo d’Acquisto, immortalato mentre si strappa la camicia di dosso (curiosa la somiglianza con molte immagini che riproducono il personaggio dei fumetti Superman in una posa molto simile). Questo dipinto è oggi in mostra presso il Museo Storico dell’Arma dei Carabinieri di Roma.

 

Vittoriano CIMMARRUSTI

Dieci giorni dopo la battaglia di Gunu Gadu, il 5 maggio 1936 le truppe italiane entrarono in Addis Abeba e il 9 maggio successivo, ad operazioni militari praticamente concluse, Benito Mussolini dichiarò la fine della guerra e proclamò la nascita dell’Impero, riservando al Re Vittorio Emanuele III la carica di Imperatore d’Etiopia; i possedimenti italiani in Africa Orientale (Etiopia, Eritrea e Somalia) vennero unificati e posti sotto il governo di un Vicerè: Pietro Badoglio fino all’11 giugno 1936 e Rodolfo Graziani da tale data e fino al 21 dicembre 1937. L’Impero italiano, in realtà, sarebbe durato solo cinque anni, perché già nel 1941, durante la Seconda Guerra Mondiale, i Britannici sconfissero ripetutamente le nostre forze , nel novembre di quell’anno, caddero gli ultimi baluardi italiani, il caposaldo di Culqualber e la città di Gondar, con conseguente tramonto del sogno imperiale. Inoltre, nei cinque anni dell’Impero, la situazione non poté mai dirsi completamente sotto controllo, in quanto incombette continuamente, e con una apprezzabile efficacia, l’attività di guerriglia posta in essere da bande abissine e, di contro, si sviluppò una impopolare azione repressiva da parte delle nostre forze. Ma nel 1936, a vittoria appena acquisita, l’entusiasmo era alle stelle e, giustamente, vennero presi in considerazione gli apporti che ogni Istituzione aveva fornito alla Vittoria.

Per i Carabinieri, fu il colonnello Comandante del Comando Superiore dei Carabinieri Reali dell’A.O.I., Azolino Hazon, a rappresentare al Governatore Generale il contributo offerto dall’Arma: “Simbolo del dovere, del sacrificio e della disciplina, i Carabinieri Reali hanno dimostrato impeto irrefrenabile, rara intrepidezza, sprezzo del pericolo, ferma calma e slancio di pietà benefica, fedeltà immobile ed abnegazione silenziosa”. L’alto ufficiale – che sarà nominato Comandante Generale dell’Arma nel febbraio 1943 ed il 19 luglio dello stesso anno perirà eroicamente sotto il bombardamento di Roma-San Lorenzo assieme al suo Capo di Stato Maggiore, colonnello Ulderico Barengo – enumerò le attività svolte dai Carabinieri in un documento conservato nell’Archivio dell’Ufficio Storico del Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri:
1 in retrovia, per assicurare il flusso e riflusso, ordinato ed ininterrotto di uomini e cose;
1 in marcia, lungo le colonne e con le avanguardie;
1 nelle formazioni di combattimento, in ricognizione ai fianchi degli schieramenti e nell’occupazione di caposaldi;
1 nella battaglia, con la disciplina delle linee di rifornimento, di collegamento e di guida;
1 sulla linea di fuoco accanto ai fanti, per una pronta, spontanea e diretta partecipazione a tutte le battaglie;
1 nel rastrellamento del campo di battaglia, per snidare gruppi di armati in agguato.

Il colonnello Hazon proseguiva esaltando gli eroismi di Gunu Gadu e di come non vi fosse stata “impresa alla quale non abbiano partecipato i Carabinieri o vittoria alla quale non abbiano generosamente contribuito”.

L’apporto dell’Arma alla Campagna d’Etiopia venne valutato degno del massimo onore ed alla Bandiera dell’Istituzione venne conferita la Croce di Cavaliere dell’Ordine Militare d’Italia: “Durante tutta la campagna, dette innumerevoli prove di fedeltà, abnegazione, eroismo; offrì olocausto di sangue generoso; riaffermò anche in terra d’Africa le sue gloriose tradizioni; diede valido contributo alla vittoria”. Guerra Italo-Etiopica, 3 ottobre 1935-5 maggio 1936.

Al prestigioso riconoscimento diede certamente il suo contributo anche il giovane carabiniere Vittoriano Cimmarrusti, terzo militare decorato di Medaglia d’Oro al V. M. nella battaglia di Gunu Gadu. Nato ad Adelfia (Ba) il 12 febbraio 1912 da Vito Francesco e Teresa Bruno, nel maggio 1931 si arruolò nell’Arma e, dopo la nomina a carabiniere, prestò servizio nelle Legioni di Bolzano e Roma. Allo scoppio del conflitto italo-etiopico chiese di partecipare alle operazioni belliche. Trasferito alla 1a Banda autocarrata (comandata dal capitano Fragola), il 24 aprile 1936 partecipò all’assalto delle fortificazioni abissine di Gunu Gadu. Colpito ad un braccio da una pallottola esplosiva, solo dietro insistenza del suo ufficiale accettò di essere medicato; curato con una bendatura provvisoria, corse verso il suo Reparto duramente impegnato, scontrandosi con nuclei armati che minacciavano l’aggiramento. Ferito all’inguine, continuò a battersi rabbiosamente sino a che un terzo colpo al capo pose fine a quel sovraumano valore (scena reffigurata nel quadro dipinto da Tafuri per la cartolina coloniale della serie per l’Africa Orientale).  Quando il cadavere del prode venne recuperato, gli contarono intorno i cadaveri di tre nemici e 53 bossoli sparati dal suo moschetto.

Il suo sacrificio venne ricompensato con la Medaglia d’Oro al Valor Militare. Così recita la motivazione: “Ferito gravemente ad un braccio da pallottola esplosiva, anziché avviarsi alla Sezione di Sanità come gli era stato ordinato, ritornava dopo sommaria medicazione sulla linea di combattimento. Scorti armati abissini in agguato sulla destra della propria Compagnia, li attaccava a colpi di moschetto. Ferito una seconda volta e non più in grado di imbracciare l’arma, proseguiva l’impari lotta con le bombe a mano, uccidendo tre avversari, finché crivellato di colpi cadeva gloriosamente sul campo. Sublime esempio di consapevole eroico sacrificio”. Gunu Gadu (A.O.I.), 24 aprile 1936.

Alla memoria del carabiniere Vittoriano Cimmarrusti sono intitolate le Caserme sedi dei Comandi Provinciali di Latina e di Lecce, oltre a quella della Compagnia Carabinieri di Cittadella (Padova).

 

Fonti   sito Carabinieri , Wikipedia

 

 

9.19

Informazioni aggiuntive

Peso5 kg
Dimensioni80 × 80 × 30 cm

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