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❌🙁OLIMPIADI Torcia ROMA 1960 – Fiaccola in bronzo

1,00

Torcia originale della XVII EDIZIONE DEI GIOCHI OLIMPICI , OLIMPIADI di ROMA 1960

Realizzata in lega di alluminio e bronzo, dalla ditta M.F. CURTISA di Bologna, con numero di serie 799 stampigliati sul fondo dell’impugnatura

Dimensioni cm.40 lunghezza

In ottime condizioni

(Scorri la pagina in basso per ulteriori dettagli e informazioni)

Esaurito

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Descrizione

Torcia originale della XVII EDIZIONE DEI GIOCHI OLIMPICI , ovvero delle olimpiadi di ROMA 1960

La torcia è realizzata in fusione di una lega di alluminio e bronzo, dalla ditta CURTISA di Bologna, come riportato nell’incisione stampigliata al bordo inferiore dell’impugnatura, e dove troviamo anche l’indicazione del numero di serie della stessa, 799

Le torce vennero prodotte e fornite al comitato organizzatore dei giochi olimpici, che ne organizzò la distribuzione affinché la fiamma olimpica potesse essere portata dai vari tedofori che si alternarono nel percorso da Siracusa a Roma , non appena il primo tripode sul suolo italiano fu acceso con la stessa fiamma proveniente dalla Grecia dal Golfo Argolico.

   

In ottime condizioni, questa torcia delle Olimpiadi di Roma del 1960 non presenta danni e, vezzo simpatico, porta annodato sull’impugnatura un nastrino con i colori della città di Roma, rosso pompeiano e giallo ocra

 

MATERIALE     :  Fusione di alluminio bronzato

MISURE            :  cm.40 altezza

PESO                 : gr.580 circa

MARCHIO         :  M.F.CURTISA Bologna

 

NOTIZIE

Da Olimpia a Roma

Il giorno 12 agosto 1960, in Olimpia fu ripetuto il rito tradizionale dell’accensione del Fuoco. Le operazioni cominciarono alle ore 9,30 nel tempio di Giove.
Una donna greca, indossante il costume di antica Sacerdotessa, frappose una lente fra il sole e la torcia, e pochi secondi dopo scaturì una fiamma dalla torcia stessa.
Prima di procedere all’accensione della fiamma, la Sacerdotessa aveva rivolto una preghiera a Giove « perché i raggi di Febo accendano la sacra torcia, la cui fiamma – portata al di là della terra e al di là del mare fino allo Stadio di Roma – illuminerà la nobile gara dei Giochi pacifici per tutti i popoli della terra ».
La sacerdotessa e le vestali indossavano tuniche grigio-cenere simili a quelle in uso all’epoca delle sacerdotesse della Dea Era.

A bordo della « Vespucci »

Appena accesa, la torcia fu posta in un vaso classico greco e portata in processione fino all’antico tempio di Era. Nel frattempo le vestali eseguirono danze classiche mentre la Sacerdotessa, accesa un’altra torcia con la fiamma del vaso, la consegnò al primo tedoforo, Penaghiotis Epitropoulos (il quale, poi, prese parte alle gare di decathlon ai Giochi di Roma). L’atleta greco ricevette la torcia in ginocchio e subito dopo cominciò la marcia in direzione di Atene. Il percorso di km. 330 fu superato dalla staffetta organizzata dal Comitato Olimpico Greco, attraverso Pirgo, Patrasso, Corinto, Megara, Eleusi. Alle ore 21 del 13 agosto il Fuoco fu consegnato da S.A.R. il Principe Costantino di Grecia, con suggestiva cerimonia, a Piero Oneglio, Vice Presidente del C.O.N.I., in rappresentanza del Comitato Organizzatore, il quale lo passò ad Aldo Mairano, Presidente del Comitato della Fiaccola Olimpica; questi a sua volta provvide a consegnare il simbolico Fuoco ad un cadetto della Marina Italiana che, subito imbarcatosi su una baleniera greca, giunse al porto di Zéas presso il Pireo per issarlo a bordo della nave scuola Amerigo Vespucci. Alle ore 20,30 del 18 agosto il Fuoco sbarcò a Siracusa ricevuto dal Presidente della Regione Siciliana e prese terra nei pressi della Fonte Aretusa. Da Siracusa il tracciato della staffetta fu ricalcato su quello già percorso dagli antichi Greci all’epoca in cui fondarono le colonie e gli stabilimenti che nel loro insieme raggiunsero tanto splendore da meritare la denominazione di Magna Grecia.
Lo sviluppo complessivo dell’itinerario raggiunse i km. 1.532,800; il percorso fu suddiviso in 1.199 frazioni, nella gran parte di m. 1.500 ognuna, la cui percorrenza fu stabilita in 5′ e 30″. Fecero eccezione le frazioni in salita che furono abbreviate a m. 1.000 pur conservando lo stesso tempo di corsa.
I tedofori che dovevano portare la torcia per queste olimpiadi di Roma 1960, furono reclutati tra gli appartenenti alle società sportive e ai gruppi scolastici delle quindici Province interessate al passaggio della Staffetta.
La selezione fu rigorosamente attuata attraverso riunioni su pista e su strada, con particolare riguardo ed attenzione alla scelta degli atleti impegnati in frazioni in città. Tutte le frazioni furono percorse nei tempi indicati. La progressione del Fuoco fu assicurata dal passaggio della Fiamma da una fiaccola all’altra in un clima di entusiasmo popolare generato dalla fantastica corsa. Nei luoghi ove si celebrarono particolari cerimonie, e cioè a Siracusa, Messina (nel passaggio dello Stretto il Fuoco fu trasportato da una delle caratteristiche imbarcazioni messinesi, scortato praticamente da tutte le imbarcazioni delle città rivierasche), Reggio Calabria, Metaponto, Castelgandolfo, furono impiegati tripodi nei quali bruciò combustibile acceso a mezzo della Fiaccola Olimpica. Altri tripodi furono impiegati nelle località ove il Fuoco sostò di notte: a Crotone, Taranto, Potenza, Paestum, Santa Maria Capua Vetere, ovunque vegliato da turni di giovani atleti, sempre alla presenza di una folla di cittadini che alle prime luci dell’alba si andava infittendo.
In tutti i centri lungo l’arco del percorso vi fu entusiasmo incontenibile delle popolazioni e slancio di iniziative da parte delle Autorità civili e dei dirigenti sportivi. Quadro festoso, policromo, spettacolare offerto al passaggio della Fiaccola: dovunque fiori, fuochi artificiali, suono delle campane e mille e mille giovani che portavano sul petto i tradizionali cinque cerchi nei loro vivaci colori; grandi pannelli che rappresentavano le specialità sportive; luminarie e bandiere con dovizia senza pari, costituirono spettacoli del tutto degni del significato spirituale della manifestazione.
Per la Provincia di Roma, l’incarico dell’organizzazione fu affidato al Tenente Colonnello Francesco Andreotti del Corpo dei Vigili Urbani. La Fiaccola Olimpica entrò nel territorio della Provincia romana al km.
48,340 della Via Appia Nuova, il 24 agosto del 1960 alle ore 17 e 12′ e fu presa dal Prefetto che la consegnò al primo tedoforo della Provincia. I successivi passaggi dinnanzi ai Municipi dei vari Comuni avvennero nelle ore seguenti: Velletri, ore 17,43; Genzano, ore 18,32’30”; Ariccia, ore 18,43 15″; Albano, ore 18,53’12 “; Castelgandolfo, ore 19,03; Roma Campidoglio, ore 21.
Arrivando sul Campidoglio, l’ultimo tedoforo salutò la folla sollevando verso di essa la Fiaccola con la quale, subito dopo, fu acceso il tripode la cui fiamma rimase viva fino all’indomani. Si concluse così la grande staffetta salutata dagli squilli di tromba dei Fedeli di Vitorchiano. In quella manifestazione il popolo romano visse una delle più caratteristiche e suggestive cerimonie.
Nella superba cornice dei palazzi michelangioleschi sul Campidoglio, dove Roma per volontà di Tarquinio il Superbo innalzò il Tempio di Giove Ottimo Massimo Capitolino, il Fuoco sostò l’intera notte mentre la Bandiera Olimpica garriva sulla torre Capitolina.
All’indomani, alla presenza del Primo Cittadino della Capitale e di larghe rappresentanze del Governo, delle Forze Armate e del Comitato Organizzatore, la staffetta riprese la sua corsa per giungere, dopo aver attraversato Roma percorrendo il Corso e la via Flaminia, nello Stadio Olimpico alle ore 17,30, nell’attimo in cui si svolgeva la Cerimonia d’Apertura.

 

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Fonte degli articoli  : Roma 1960 , Olimpiadi d’Italia , Roma 1960 2010 , Wikipedia

 

5.21

Informazioni aggiuntive

Peso1 kg

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