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❌🙁Medaglia Campagna d’Ancona Garibaldi ed autografo su foto

1,00

Lotto appartenuto al garibaldino Andrea Cefaly , al seguito di Garibaldi durante le campagne del 1860, composto dal medagliere con la medaglia in argento al valor militare per la Campagna d’Ancona, la medaglia per le Guerre per l’Indipendenza e l’unità d’Italia con le barrette 1849 e 1859, la medaglia per l’ Unità d’Italia 1848 1870 , la medaglia per i cooperatori del 1884, ed il distintivo dei Veterani delle campagne 1848 – 1849 . Insieme ad una bellissima fotografia formato CDV  di Garibaldi con autografo originale, e dedica al retro che recita  “All’amico Andrea Cefali in pegno d’amicizia l’amico Calcinardi Faustino da Brescia” , testimonianza dell’amicizia fra due volontari garibaldini (documentati).

L’insieme è assolutamente coevo, e del volontario garibaldino Cefaly Andrea trovate in vendita anche il suo keppy per Guardia Nazionale.

(Scorri la pagina in basso per ulteriori dettagli e informazioni)

 

 

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Descrizione

Bel lotto appartenuto al garibaldino Andrea Cefaly , al seguito di Garibaldi durante le campagne del 1860, composto dal medagliere con la medaglia in argento al valor militare per la Campagna d’Ancona, la medaglia per le Guerre per l’Indipendenza e l’unità d’Italia con le barrette 1849 e 1859, la medaglia per l’ Unità d’Italia 1848 1870 , la medaglia per i cooperatori del 1884, ed il distintivo dei Veterani delle campagne 1848 – 1849 . Insieme al suddetto medagliere, abbiamo una bellissima fotografia formato CDV (Carte de Visite) di Garibaldi con autografo originale, olografico, ad inchiostro nero (seppia) in calce al ritratto. Al retro della foto, una dedica che recita  “All’amico Andrea Cefali in pegno d’amicizia l’amico Calcinardi Faustino da Brescia” . La foto è stampata da F.lli BERNIERITorino. Il medagliere è montato d’epoca in un quadruccio completo di cornice, su un supporto ligneo di forma ottagonale, rivestito di velluto blu con le parole “ RE  ME ”  ricamate in corsivo, con filo di canutiglia argentata, secondo i dettami dei motti dell’epoca dove si accomunava la figura del RE a quella personale, per significare l’Italia, l’unità che gli italiani volevano e che il RE personificava, appunto RE = ME

L’insieme è assolutamente coevo, ed appartenuto al garibaldino Andrea Cefaly , che come risulta dagli annali e dai documenti d’archivio, prese parte ai moti liberali del ’48-’49 diventando capitano della Guardia Nazionale, e partecipò alle campagne garibaldine del ‘60 ad Ancona e quindi fino al Volturno, meritandosi la medaglia d’argento al valor militare ( MAVM ) appunto per la CAMPAGNA D’ANCONA. La foto gli fu regalata dal suo amico Calcinardi Faustino di Brescia, anch’egli volontario garibaldino, che combattè nella battaglia di Bezzecca del 1866, durante la Terza Guerra d’Indipendenza italiana.

Questo bell’insieme di foto autografa di Garibaldi, del medagliere con la medaglia per la Campagna d’Ancona, è in ottimo stato, considerati gli anni che porta sulle spalle ! Le medaglie sono in perfetto stato, complete dei nastrini, il distintivo è in ottimo stato, e la foto nel suo insieme assolutamente in condizioni eccellenti, con una firma ed una dedica ancora ben leggibili e non sbiaditi dal tempo.

Di seguito analizziamo la particolarità di questa Medaglia d’Argento per la Campagna d’Ancona di Garibaldi, in vendita.

La medaglia della Campagna d’Ancona , delle truppe di Vittorio Emanuele II e di Garibaldi, viene appositamente coniata dalla Zecca nel 1860, con la descrizione CAMPAGNA D’ANCONA – 1860 in rilievo al verso, e con la sigla F.G. al recto. La medaglia qui proposta in questo medagliere, è invece il modello di medaglia coniata dalla Zecca , con sigla F.G , del 1859. La curiosità che la rende particolare, per non dire unica, è che si intravedono le parole CAMPAGNA D’A….  che farebbero parte della dicitura completa CAMPAGNA D’ANCONA 1860 , ma che sono in realtà state accennate da un conio che anticipava l’uscita ufficiale della medaglia del 1860. Evidentemente si fece un tentativo di usare medaglie mute già coniate F.G nel 1859, e di incidere su questi modelli usando la matrice che in realtà doveva imprimere al rilievo sule medaglie di modello ufficiale 1860. Tuttavia questo esperimento non fu completato, come evidente dalla incisione effimera che leggiamo sulla nostra medaglia, ma la curiosità e la particolarità di questo esemplare potrebbe essere una piccola chicca per il collezionista più attento.

Medaglia Campagna d'Ancona Garibaldi

Medaglia Campagna d’Ancona Garibaldi – MAVM del 60 a confronto con la mod.59 “muta”

 

MATERIALE     :  Medaglie argento, bronzo, foto cartacea

MISURE             :  –

MARCHIO         :  vedi le foto delle medaglie

 

NOTIZIE

Assedio di Ancona

L’assedio di Ancona fu un episodio militare legato alla Campagna piemontese in Italia centrale che ebbe luogo tra il 24 e il 29 settembre 1860. Centro nevralgico per la difesa dello Stato pontificioAncona costituì il luogo dell’ultima difesa delle truppe del generale de Lamoricière sconfitte nella battaglia di Castelfidardo.

Bloccata via mare dalla flotta piemontese comandata dall’ammiraglio Persano sin dal 20 settembre, la città (e in particolar modo la Cittadella e le altre strutture militari) fu sin dai primi giorni obiettivo dell’artiglieria sabauda; contemporaneamente veniva avviato l’accerchiamento da parte delle truppe di terra.
Il 24 settembre Ancona era completamente circondata dalle armate del generale Fanti. Dopo alcuni giorni di scaramucce, il 28 settembre le truppe piemontesi attaccano via terra e via mare, sottoponendo la fortezza del porto a un pesante bombardamento. L’assedio si conclude il 29 settembre con la firma della resa senza condizioni da parte della guarnigione.

L’arrivo del generale De Lamoricière ad Ancona

Dopo la sconfitta nella Battaglia di Castelfidardo il generale De Lamoricière si diresse verso la costa con circa 50 cavalleggeri assieme ad alcune centinaia di pontifici di lingua tedesca, che però vennero bloccati dai soldati piemontesi, i quali si affrettarono attraverso la località il Concio, a tagliare loro la strada a Umana, nome allora utilizzato per indicare la città di Numana.
Il De La Moricière riuscì comunque arrivare ad Ancona dalla cosiddetta “piana degli orti”, attuale Viale della Vittoria verso le 5 e le 6 di sera, si ritiene che i circa 50 cavalleggeri del generale francese abbiano salito i sentieri del Monte Conero fino al convento dei Camaldolesi e dopo una breve sosta proseguì per Ancona sfruttando i sentieri costieri meno battuti, mentre secondo alcune fonti avrebbero utilizzato anche il passaggio protetto offerto dalle Grotte Romane, oggi non più interamente percorribile a causa di cedimenti.
Al suo arrivo ad Ancona gli entusiasmi subito si placarono alla notizia della sconfitta sul campo tra Loreto e Castelfidardo.

I combattimenti durante l’assedio

Il sedici settembre una nave si affacciava all’imboccatura del porto, si trattava della pirofregata piemontese Costituzione, in ricognizione con l’intento di fare rilevazioni sulla presenza di navi nel porto di Ancona, mentre iI 18 settembre iniziava con uno scambio di artiglierie tra i forti pontifici e le navi del Persano, lo stesso giorno lo sconfitto generale De La Moricière entrava ad Ancona verso le 17,45.  Il giorno 24 settembre le forze piemontesi prendono possesso della Lunetta Scrima, il 26 e 27 settembre, dopo alcuni scontri vengono occupate le importanti alture di Monte Pulito e del Monte Pelago, qui nei pressi di Pietralacroce , vicino a Forte Altavilla, tra i cipressi si trova un piccolo monumento dedicato ad alcuni soldati piemontesi caduti in quella circostanza.
Le forze piemontesi avanzano verso Borgo Pio, oggi zona Archi, da questa posizione cannoneggiano Porta Pia (Ancona), nel tentativo di sfondare il pesante portone, il XVI° Battaglione bersaglieri, a mezzo di barconi, con un colpo di mano prendeva possesso del Lazzaretto, che essendo caduto in mano piemontese veniva cannoneggiato da tutte le altre postazioni pontificie, in quanto occupato dal nemico.
Da parte di mare le navi dell’ammiraglio Persano cannoneggiavano particolarmente il Forte della Lanterna, tentando con barche di incursori di spezzare la catena di sbarramento tesa all’imboccatura del porto.
Il 28 settembre le forze piemontesi, dopo un bombardamento di mezzora, lanciavano un forte attacco contro Porta Farina e Porta Calamo, l’attacco veniva però respinto. L’episodio decisivo è determinato dal bombardamento navale, che provocava lo scoppio della polveriera del Forte della Lanterna, causando la morte di circa 125 artiglieri asburgici, mentre Il loro comandante Westminsthal sarebbe caduto in precedenza.
Con la perdita dei forti di mare del Lazzaretto e della Lanterna, la città poteva essere occupata e anche se i forti di terra potevano ancora resistere, il generale De Lamoricière dava l’ordine di resa perché aveva compreso che non sarebbero arrivati gli aiuti militari sui quali i pontifici confidavano.
La resa definitiva veniva firmata il 29 settembre 1860 a Villa Favorita.

L’attentato al De Lamoricière

Durante l’assedio, mentre il De Lamoricière esaminava le batterie della fortezza in vicinanza dei parapetti, gli veniva sparato contro un colpo di moschetto, che lo mancava, dell’attentato veniva accusato un soldato pontificio locale, che secondo la versione originale, scritta in francese, sarebbe stato “moschettato” poche ore dopo, mentre nella nota della traduzione italiana si afferma che il soldato pontificio locale accusato era poi stato scagionato per i suoi precedenti e dalla testimonianza del generale Kanzler.

I forti e le difese di Ancona nel 1860

All’epoca dell’assedio del 1860 Ancona era considerata una importante piazzaforte adriatica ed era difesa nella zona marittima dal Forte della Lanterna (attualmente sede della Guardia Costiera e dei Vigili del Fuoco), dalle batterie lungo le mura del porto ed alcune su pontoni, dal Forte del Lazzaretto e dalle batterie sul colle dei Cappuccini e Cardeto.
Da parte di terra la difesa era assicurata dal Forte della Cittadella di Ancona e dal vicino Campo Trincerato (attualmente Parco della Cittadella), dalla Lunetta Santo Stefano, dal Forte Cardeto e dal Baluardo del Cassero o di S. Paolo.
L’ingresso al porto era stato sbarrato in parte con pali conficcati sul fondo ed in parte mediante una grossa catena tesa tra i capi dei due moli, a difesa c’erano anche due pontoni galleggianti con due cannoni ciascuno, secondo la nota della fonte citata sarebbero state presenti anche 4 “palandre” (grosse imbarcazioni a vela) ancorate ed armate ciascuna con un cannone.
Complessivamente la piazzaforte di Ancona poteva disporre di 129 cannoni, mortai ed altre bocche da fuoco di vario calibro, i proiettili più grandi erano da 36 libbre, alle quali si aggiunsero alcune altre batterie pervenute successivamente alla battaglia di Castelfidardo e dalle altre truppe pontificie che riuscirono a raggiungere Ancona da altre località.

Le lesioni degli eventi bellici ottocenteschi

In diversi forti e monumenti si possono ancora vedere alcuni segni relativi agli eventi bellici ottocenteschi, anche se non è sempre possibile datare con esattezza l’esatto periodo a cui si riferiscono, 1860, 1849 o periodo francese, si tratta di lesioni che dato il tempo trascorso assumono un carattere storico-monumentale.

Le forze in campo

La piazzaforte di Ancona era difesa da 6.000 soldati e 348 ufficiali, in base al numero di prigionieri dopo la resa, mentre secondo i dati pontifici la piazzaforte di Ancona sarebbe stata difesa da 4.100 uomini complessivamente. Il maggior numero registrato dai dati piemontesi potrebbe essere dovuto anche all’arrivo di altri distaccamenti pontifici, che avevano abbandonato postazioni non difendibili per concentrarsi in una posizione ben fortificata, dove in teoria avrebbero potuto resistere a lungo. Le forze piemontesi di terra disponevano di 16.499 soldati, oltre alle navi della marina sarda comandata dall’ammiraglio Persano con le navi: Pirofregata Maria Adelaide (nave ammiraglia), Pirofregata Vittorio Emanuele, Pirofregata Carlo Alberto, Corvetta a Ruote Costituzione, Corvetta a Ruote Governolo, Avviso a ruote Mozambano, fregata San Michele, Azzardoso e i piroscafi Tanaro e Conte di Cavour.
Le fregate erano dotate di cannoni alla Paixhans per proiettili da 80 libbre, oltre a cannoni a canna rigata che potevano lanciare proiettili cavi da 138 libbre, mentre il resto della altre navi aveva cannoni rigati per proiettili da 4 libbre.

Le vittime dell’assedio

Secondo alcune fonti i caduti sarebbero 400 militari pontifici, 180 militari piemontesi e 4 vittime civili, secondo altre fonti le vittime sarebbero maggiori, in particolare quelle piemontesi.

Vittorio Emanuele II fa il suo ingresso

Il 3 ottobre 1860 sbarca ad Ancona dalla nave Governolo il re Vittorio Emanuele II, accolto dalle salve delle batterie delle navi e di terra e dalla popolazione festante, era presente il Regio Commissario Generale Straordinario Lorenzo Valerio, che fu Commissario generale straordinario nelle province delle Marche (settembre 1860 – gennaio 1861) autore del Regio decreto di annessione delle Marche al Regno d’Italia, 17 dicembre 1860. Lo stesso Lorenzo Valerio il 28 settembre 1860 aveva annullato le condanne emesse dai tribunali pontifici nei confronti di Michele Fazioli, Andrea Fazioli ed altri patrioti anconetani. Iniziava per Ancona e per l’Italia un nuovo capitolo di storia.

 

 

CEFALY Andrea

Andrea Cefaly (Cortale, 27 agosto 1827 – Cortale, 4 aprile 1907) è stato un pittore e politico italiano. Nacque a Cortale, paese in provincia di Catanzaro, da una famiglia dell’antica aristocrazia. Il padre Domenico era un proprietario terriero, la madre Caterina Pigonati era letterata e musicista. Dopo i suoi studi catanzaresi, nel collegio degli Scolopi, si trasferì nel 1842 a Napoli, per intraprendere la professione forense, e frequenta le lezioni del letterato Cesare Malpica e di Francesco de Sanctis. Vinta la resistenza paterna, si iscrisse all’Accademia di Belle Arti, allievo di Filippo Marsigli, e alla scuola libera di Giuseppe Bonolis. Nel 1848 prese parte ai Moti liberali antiborbonici e combatté nella Guardia Nazionale, di cui fu capitano. Nel 1855 ritornò a Napoli, nel tempo in cui era in corso la rivoluzione pittorica verista. Due anni dopo aprì studio al vicoletto San Mattia, divenuto confluenza e officina di pittori e letterati.

Nel 1860 fu con Garibaldi, che seguì fino alla battaglia del Volturno e meritando la medaglia d’argento al valore per la Campagna d’Ancona, esperienza che tradusse in diverse opere pittoriche.Ritornato a Cortale, nel 1862 fondò una Scuola di Pittura, con presidente onorario Garibaldi. La scuola fu frequentata da molti artisti del paese, Raffaele Foderaro e Michele Mangani e di quelli viciniori, Guglielmo Tomaini da San Pietro Apostolo, Antonio Palmieri e Guglielmo De Martino da Lamezia Terme, Carmelo Davoli da Filadelfia, Antonio Migliaccio da Girifalco, Gregorio e Raffaele Cordaro da Borgia, ed ebbe termine nel 1875.

Si interessò attivamente di politica e fu consigliere comunale e provinciale (anni 1871-1875), deputato repubblicano al parlamento (1876-1880), nella I e III legislatura del Regno d’Italia, quando la destra era al potere, cercando sempre di sensibilizzare gli ambienti politici intorno alle tristi condizioni della Calabria di allora.

Opera di Andrea Cefaly , IL BIVACCO DI GARIBALDI, il dipinto rievoca il periodo garibaldino del pittore, sullo sfondo il paesaggio montuoso e brullo della Calabria.

 

CALCINARDI Faustino

Garibaldino di Bezzecca, come risulta dall’archivio di Stato di Torino, di cui un estratto online della sua scheda.

La battaglia di Bezzecca fu un episodio dell’invasione italiana del Trentino, durante la terza guerra di indipendenza italiana. La battaglia fu combattuta il 21 luglio 1866, e vinta dal Corpo Volontari Italiani di Giuseppe Garibaldi che fermarono il tentativo del comandante austriaco del Tirolo meridionale (attuali Trentino e Alto Adige) e del generale Franz Kuhn von Kuhnenfeld, al comando anch’essi di truppe volontarie provenienti dalle valli tirolesi, di ricacciarli verso il Lago d’Idro

 

Fonti varie Wikipedia Ancona , Cefaly , Bezzecca  , Calcinardi

4.20

Informazioni aggiuntive

Peso,5 kg
Dimensioni20 × 20 × 20 cm

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