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❌🙁LENCI Pilota Regia Aeronautica Bambolotto SERIE 300

1,00

Bambolotto LENCI vestito da Tenente Pilota della Regia Aeronautica . Originale della LENCI, serie 300 , degli anni ’30, in ottime condizioni. Vestito da ufficiale Pilota della gloriosa Regia Aeronautica, completo di giacca con cinturone e fornito di bottoni originali aventi il logo in rilievo della Regia Aeronautica, ed un meraviglioso berretto a visiera, completo di soggolo e bottoncini di aggancio. Capelli in mohair, biondi. I dettagli facciali, del viso, sono dipinti a mano.

Bambolotto ORIGINALE, non è una riproduzione, è degli anni ’30, garantito in ogni sua parte.

Misura circa cm.44 in altezza.

 

P.A.R.  Prezzo A Richiesta      –      P.O.D. Price On Demand

 

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Esaurito

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Descrizione

Bambolotto LENCI vestito da Tenente Pilota della Regia Aeronautica . Bambola originale della LENCI, serie 300 , degli anni ’30, in ottime condizioni. Il nostro piccolo bambolotto, realizzato dalla ditta LENCI di Torino, è in perfetto abbigliamento da ufficiale Pilota della gloriosa Regia Aeronautica, completo di giacca con cinturone e fornito di bottoni originali aventi il logo in rilievo della Regia Aeronautica, gradi da tenente a losanga in tessuto giallo ai paramani, travette da ufficiale alle spalline della giacca, brevetto in stoffa da Pilota della Regia Aeronautica, ed infine un meraviglioso berretto a visiera, completo di soggolo e bottoncini di aggancio. Insomma una perfetta rappresentazione del tipico ufficiale dell’epoca, realizzato e confezionato dalla prestigiosissima ditta di bambole LENCI che ebbe un favoloso successo agli inizi del ‘900, sia con i giocattoli che con le ceramiche smaltate che sono oggetto di collezionismo sfrenato e costoso. Il nostro bellissimo bambolotto Pilota della Regia Aeronautica, LENCI, ha gli arti e la testa snodati. Capelli in mohair, biondi. I dettagli facciali, del viso, sono dipinti a mano.

Tipica cucitura a zig-zag visibile in parte sulla nuca, mani con le due dita centrali unite.

Scarpette in cuoio, con lacci.

 

Bambolotto ORIGINALE, non è una riproduzione, è degli anni ’30, garantito in ogni sua parte.

 

MATERIALE ……. :  feltro pressato, stoffa
DIMENSIONI ……:  altezza circa cm.44
MARCHIO ………..:  LENCI

 

Ceramica LENCI originale degli anni 1939-1942, per celebrazioni del MAK PI 100, così come da una vendita sul web. Oggetto della stessa ditta LENCI del Pilota Regia Aeronautica qui in vendita

 

 

NOTIZIE

Il 23 aprile 1919 Enrico Scavini deposita a Torino il marchio di fabbrica “LUDUS EST NOBIS CONSTANTER INDUSTRIA” (reg. gen. n°17955), il cui acronimo è LENCI, per “giocattoli in genere, mobili, arredi e corredi per bambino”. Il marchio consiste nell’immagine di una trottola, a una certa distanza dalla quale è avvolto elicoidalmente un filo; il tutto è compreso nella scritta “LUDUS EST NOBIS CONSTANTER INDUSTRIA”, disposta in un cerchio. Il 12 luglio 1922, sempre Enrico Scavini deposita il marchio “LENCI” (reg. gen. n°22825) per: “giocattoli, bambole, pupazzi, confezioni, articoli di vestiario, decorazioni per vestiti, scialli, cuscini, cappelli, scarpe, pantofole, cinture, articoli di moda e fantasia, tende, mobili in legno dorato, arredamenti per la casa”.

Pare che l’acrostico sia stato coniato ad arte da Ugo Ojetti o dal poeta “Fantasio” (Ignazio Vacchetti), partendo dalle lettere che compongono il nome “Lenci”, diminutivo di Helen König (Elenchen, come la chiamava il babbo e che lei, piccolina, pronunciava LENCI), l’artista autrice delle prime bambole Lenci, nonché moglie di Enrico Scavini.

La fabbrica Lenci sarebbe presto divenuta punto di incontro di artisti e fucina di idee per lo sviluppo e la realizzazione di bambole e pupazzi, mobili per bambini, e in seguito anche ceramiche artistiche. In particolare, i primi artisti a prender parte attiva all’impresa LENCI furono Giovanni Riva e Sandro Vacchetti, che realizzarono i modelli delle prime bambole dalle teste in feltro elettroformato in appositi stampi.

Le bambole Lenci non riproducevano soltanto bambini, spesso dal volto imbronciato come il famoso “grugnetto”, ma anche figure con costumi regionali o etnici, vestiti alla moda o maschere, e personaggi di fantasia o ispirati a modelli reali, per esempio Rodolfo Valentino e Josephine Baker. Il vastissimo campionario delle bambole LENCI spaziava dagli articoli-giocattolo destinati al mondo dell’infanzia alle raffinate bambole boudoir da collezione, alcune delle quali avevano il volto di Marlene Dietrich, passando per le personalizzazioni delle più disparate, come i soldati del Regio Esercito ed in particolare questo Pilota della Regia Aeronautica.

Il grande successo di queste strepitose bambole in feltro valse numerosi premi alla ditta Lenci durante le varie esposizioni internazionali di Zurigo, Parigi, Roma o Milano a cui prese parte. Tuttavia, l’originalità delle creazioni Lenci fu presto messa alla prova dalle numerose imitazioni e dalla produzione, in Italia e altri Paesi d’Europa, di bambole simili ma di qualità e prezzo inferiori. Per far fronte a questo tipo di concorrenza la Lenci non poté che realizzare idee sempre nuove, come i famosi fiori in feltro Lenci inseriti a campionario nel 1926, e le ceramiche artistiche, la cui produzione iniziò nel 1927.

Nel 1927, dunque, la Lenci iniziò ad affiancare alle sue famose bambole in feltro le figure in ceramica destinate a diventare forse ancor più celebri, spaziando dai famosi nudini alle signorine leziose alla moda, dai personaggi di fantasia agli animali, dalle immagini religiose ai vasi più disparati e molto altro ancora. Alla realizzazione dei modelli collaborarono numerosi artisti, fra cui vale la pena ricordare Sandro Vacchetti, direttore artistico della Lenci dal 1922 al 1934, la stessa Elena König Scavini, Cläre Burchart, Lino Berzoini, Giovanni Riva, Giovanni Ronzan, Teonesto Deabate, Giovanni Pietro Spertini, Marcello Dudovich, Gigi Chessa, Mario Pompei, Nillo Beltrami, Mario Sturani, Giulio Da Milano, Giovanni Grande, Ines Grande, Claudia Formica, Luigi Borione, Camillo Ghigo, Giuseppe Porcheddu, Gino Levi-Montalcini, Abele Jacopi. Le riviste dell’epoca testimoniano il valore artistico delle ceramiche Lenci: nel gennaio del 1929, per esempio, la rivista Domus pubblica Adolescenti e Gli sposi di Giovanni Grande. Sempre nello stesso anno Casa bella pubblica le immagini di diverse ceramiche Lenci, in particolare La muccaSusannaLa merenda di Giovanni Grande, Marianna di Elena Scavini e Amor paterno di Sandro Vacchetti corredate da un lungo redazionale.

Le ceramiche Lenci riscuotono ben presto un buon successo e infondono nuova linfa vitale alla fabbrica torinese, ma i risultati delle vendite purtroppo non sono sufficienti a risollevarne la situazione finanziaria dell’azienda, provata dalla crisi del 1929. A causa di pesanti insolvenze da parte di clienti e distributori nei primi anni Trenta, quando la Lenci contava oltre seicento dipendenti, e in seguito anche per via delle sanzioni imposte all’Italia con la guerra d’Abissinia, la situazione di sofferenza finanziaria purtroppo si aggrava.

Nel 1933 i coniugi Scavini cedono alcune quote societarie della Lenci al Cav. Pilade Garella, ragioniere commercialista torinese che aveva seguito la gestione Scavini sin dalla fine degli anni Venti.

Nel 1934 Sandro Vacchetti lascia la Lenci e apre una propria manifattura ceramica, che prende il nome di Essevi dalle iniziali dell’artista. Con la sua firma, Vacchetti realizza BalillaMonelloBuona Pasqua, e alcuni capolavori per la ricchezza dei decori, quali DivaDisordine della giarrettiera e Sfinge moderna. In seguito altri artisti attivi alla Lenci, fra cui Clelia Bertetti, lasceranno la Lenci per dedicarsi al proprio laboratorio in anni che si preannunciano sempre più difficili.

Nel 1937 Pilade Garella e il fratello Flavio acquisiscono la totalità delle quote societarie della Lenci mantenendo la direzione artistica in capo a Elena Konig, che lascerà l’incarico due anni dopo la morte del marito Enrico Scavini, avvenuta nel 1938.

Nel 1940 i Garella affidano la direzione artistica a Mario Sturani, che rimarrà ancora attivo alla Lenci per oltre vent’anni, e mantengono operativa l’azienda nonostante le difficoltà e i bombardamenti della seconda guerra mondiale.

Beppe Garella, figlio di Pilade, inizia a lavorare nell’azienda di famiglia nel 1942. Dopo la fine del conflitto, si impegna strenuamente per diversificare la produzione Lenci aggiungendo al campionario già sviluppato in passato gli eroi di Walt Disney; i personaggi televisivi del “Carosello” degli anni Cinquanta, fra cui Topo Gigio e Calimero; ma anche Caballero e Carmencita e gli Innamorati di Peynet. Sempre negli anni Cinquanta, insieme Mario Sturani Beppe Garella si reca a Vallauris, sede dell’officina artistica di Picasso, e rinnova la produzione ceramica Lenci, che purtroppo cesserà nel 1964. La produzione di bambole e pupazzi degli anni sessanta e anni settanta, invece, continua a rinnovarsi con nuove bambole accessibili a un vasto pubblico, le Lencirelle, dal design tipico di quegli anni. Nel 1969 Beppe Garella deve trasferire la Manifattura Lenci dalla storica sede di via Cassini 7, pesantemente bombardata durante la guerra, alla nuova sede torinese in via San Marino 56 bis. All’inizio degli anni ottanta Beppe Garella decide di riproporre i modelli di bambole Lenci degli anni Venti e Trenta in edizione limitata (499 – 999 – 1999 pz) a un pubblico di collezionisti. La sua intuizione riscuote un grande successo soprattutto negli Stati Uniti, dove si reca egli stesso in viaggio promozionale. La riedizione numerata imponeva non solo la rivisitazione e valorizzazione del repertorio Lenci, ma anche lo sviluppo di nuove soluzioni tecniche che permettessero la realizzazione di oggetti di pregiata fattura a costi sostenibili, pur nel rispetto delle principali caratteristiche estetiche dei modelli originali. Beppe Garella, a cui va il merito di questa scelta lungimirante, ha contribuito a non far cadere nell’oblio le bambole che avevano reso il nome Lenci famoso nel mondo, e anzi lo ha ricordato alle nuove generazioni andando controcorrente rispetto alle mode dei suoi giorni.

Nel 1992 Beppe Garella muore improvvisamente. La giovane figlia Bibija raccoglie l’eredità di suo padre e si dedica anima e corpo all’azienda: introduce nuove idee pur nel rispetto della tradizione, coltiva i rapporti avviati con la storica manifattura tedesca Sigikid (collezioni Res Naturae, Futura, Bambine Lenci), e amplia la distribuzione del prodotto negli Stati Uniti attraverso la televisione HSN pur mantenendo viva la collaborazione con i negozi specializzati.

Forse le difficoltà di gestione o forse il desiderio di riprendere il suo personale percorso di vita interrotto alcuni anni prima impongono una scelta difficile a Bibija Garella, che nel 1997 vende la Lenci Srl a due nuove società: il settore produttivo (macchinari e attrezzature in genere) passa alla Bambole Italiane Srl, mentre i marchi e i brevetti sono ceduti alla WestBay Servicos e Investimentos di Madeira (Portogallo).

Nel 2002 la Bambole Italiane Srl avvia la procedura fallimentare. La società portoghese proprietaria del marchio Lenci, invece, prosegue regolarmente la sua attività e così Lazzaro Garella è oggi nuovamente impegnato nella commercializzazione della firma Lenci nei settori della ceramica, gioielleria e abbigliamento in quanto il marchio è sempre attivo.

Regia Aeronautica

La Regia Aeronautica fu, assieme al Regio Esercito e alla Regia Marina, una delle tre forze armate del Regno d’Italia.

Istituita con regio decreto nel 1923, i suoi uomini ebbero un ruolo di primo piano nella cosiddetta “età dell’oro” dell’aviazione, compiendo varie crociere aeree e gareggiando nella Coppa Schneider. La politica estera del regime fascista la vide impegnata nel 1935 e nel 1936 nella guerra d’Etiopia e, dal 1936 al 1939, nella guerra civile spagnola dove fu attiva l’Aviazione Legionaria.

Successivamente, dal 1940 al 1943, prese parte alla seconda guerra mondiale nel corso della quale, in seguito all’armistizio di Cassibile reso noto l’8 settembre 1943, i suoi uomini si divisero tra l’Aeronautica Cobelligerante, fedele al Regno del Sud, e l’Aeronautica Nazionale Repubblicana, forza armata della Repubblica Sociale Italiana di Benito Mussolini.

A partire dal 18 giugno 1946, in seguito alla nascita della Repubblica Italiana, ha modificato la denominazione in Aeronautica Militare.

Al termine della prima guerra mondiale, la smobilitazione ridusse i ranghi del Servizio Aeronautico. Tuttavia in Libia, l’operazione di riconquista (dal 1922 al 1932) vide protagonisti gli SVA e i Ca.33-Ca.36, sostituiti col tempo dai nuovi IMAM Ro.1 e Caproni Ca.73 e Ca.101 che, oltre alle azioni di bombardamento e ricognizione (assente la caccia in quanto mancava un’aviazione avversaria), si occupavano anche del rifornimento delle truppe per i generi di prima necessità. Nel febbraio del 1922, il X Battaglione Àscari Eritrei venne assediato dai ribelli ad el-Azizia (Tripolitania italiana) e la sola possibilità di collegamento era quella aerea. Cinque trimotori Caproni e qualche SVA trasportarono per due mesi truppe fresche all’andata ed evacuavano feriti e personale civile al ritorno, compiendo così il primo ponte aereo della storia.

In patria l’aeronautica venne organizzata in Raggruppamenti: bombardamento – ricognizione, caccia e dirigibili. Gli aerei disponibili erano 273, mentre la Regia Marina contava su 54 idrovolanti. Nel suo primo gabinetto (il 31 ottobre 1922) Benito Mussolini elesse i due direttori generali Giulio Douhet, per l’aeronautica militare, e Arturo Mercanti per l’aviazione civile.

Il primo atto fu l’istituzione, il 24 gennaio 1923, di un Commissariato per l’Aeronautica o Comando generale dell’Aeronautica, all’interno del governo Mussolini, con commissario lo stesso presidente del Consiglio e vice commissario Aldo Finzi, che preparò i provvedimenti legislativi per l’istituzione dell’Arma e della forza armata autonoma.

La Regia Aeronautica venne istituita con il regio decreto n.645 del 28 marzo 1923: ad essa erano affidate tutte le forze aeree militari del Regno e delle colonie dell’esercito e della marina. Tra il maggio 1923 ed il 21 ottobre dello stesso anno fu Comandante generale dell’Aeronautica Riccardo Moizo, sostituito poi da Aldo Finzi. Primo comandante dell’aeronautica (la carica di Capo di Stato maggiore dell’Aeronautica non era stata ancora istituita) fu nominato, il 25 ottobre 1923, il generale Pier Ruggero Piccio, già asso dell’aviazione. Il generale volle subito iniziare a rendere l’aeronautica un’arma all’altezza del compito. Impose a tutti coloro che avevano richiesto di farne parte come piloti di prendere il brevetto relativo, prescrisse inoltre, in un giorno prefissato, che tutti gli stormi e le scuole levassero in volo tutti gli aeroplani in condizioni di farlo: dei quasi 300 apparecchi, solo 66 riuscirono a decollare. Il 31 ottobre 1923 circa 300 tra aeroplani e idrovolanti si diressero su Roma per prendere parte ad una parata, schierandosi all’aeroporto di Roma-Centocelle il pomeriggio del 4 novembre (quinto anniversario della fine della prima guerra mondiale), giorno in cui venne consegnata la bandiera all’Arma Aeronautica. Sempre del novembre 1923 è la nascita dell’Accademia Aeronautica. Nell’ottobre dello stesso anno viene inoltre creato il Corpo di Stato maggiore generale.

Il 10 dicembre 1923 nacque il Regio corpo degli aeroporti, che aveva il compito di presiedere all’organizzazione e al funzionamento dei servizi a terra connessi con l’attività di volo.

Il regio decreto legge del 4 maggio 1925 soppresse il Regio corpo degli aeroporti, prevedendo che lo stesso personale fosse inquadrato nell’Arma Aeronautica suddivisa in Ruolo combattente e Ruolo specializzati. All’interno di questi due Ruoli entrarono rispettivamente gli ufficiali del Regio corpo degli aeroporti e gli ufficiali stanziari, addetti ai servizi di aeroporto.

Nel regime fascista

Regio decreto numero 645 con cui il 28 marzo 1923 veniva costituita la Regia Aeronautica del Regno e delle Colonie.

Il primo capo di Stato maggiore dell’Aeronautica fu lo stesso generale Pier Ruggero Piccio, in carica dal gennaio del 1926.

Con la contemporanea soppressione del Commissariato per l’Aeronautica, il 30 agosto 1925 la Regia Aeronautica venne ufficialmente innalzata allo stesso livello della Regia Marina e del Regio Esercito con la costituzione del Ministero dell’Aeronautica, con tre Direzioni generali: Personale militare e Scuole aeronautiche, Personale civile aeronautico, Genio aeronautico. Primo sottosegretario all’Aeronautica fu Alberto Bonzani, con ministro Mussolini. Nell’ottobre 1925 nacque l’Arma Aeronautica a cui appartenevano i naviganti del Ruolo combattenti. Il personale navigante che aveva il grado di tenente colonnello rivestiva il corrispondente grado di comandante di gruppo dall’ottobre 1925 e dal 15 gennaio 1924 di vice comandante di stormo.

Nel 1925 lo spazio aereo italiano venne diviso in cinque zone aeree (Z.A.T., zona aerea territoriale): 1ª a Milano, 2ª a Bologna, 3ª a Napoli, 4ª a Palermo e 5ª a Cagliari. L’armata era suddivisa invece in tre squadre, le quali erano a loro volta suddivise in divisioni, queste ultime in brigate e stormi, gli stormi in gruppi e i gruppi in squadriglie. Le squadriglie dell’armata erano 78, mentre le squadriglie da ricognizione erano 57 e quelle da ricognizione marittima 35, con piloti dell’aeronautica ed equipaggi del Regio Esercito e della Regia Marina. Dal 15 aprile 1926 al 16 aprile 1937 Vincenzo Lombard comandò in sequenza la 2ª, la 3ª e la 4ª Z.A.T.; Antonio Bosio dall’agosto 1929 al 2 aprile 1931 la 1ª Z.A.T.; Francesco Pricolo dall’ottobre 1933 al luglio 1938 la 2ª Z.A.T.; Aurelio Liotta dal 15 ottobre 1933 al 20 agosto 1936 la 3ª Z.A.T.; Mario Ajmone Cat dal 19 novembre 1936 al 16 maggio 1939 la 4ª Z.A.T. e Rino Corso Fougier dal 1º agosto 1938 al 1º settembre 1939.

Nel novembre 1926 divenne sottosegretario Italo Balbo, che nel settembre 1929 assunse la carica di ministro dell’Aeronautica fino al novembre 1933. Con legge del 23 giugno 1927, agli effetti dell’avanzamento, si suddivisero gli ufficiali dell’Arma Aeronautica, Ruolo combattente, in tre categorie prevedendo, nella terza, la figura degli ufficiali di aeroporto.

Parallelamente alla crescita aerea si sviluppò l’industria aeronautica che produceva materiali molto apprezzati all’estero, acquistati da una quarantina di Paesi quasi tutti extraeuropei. L’attività sperimentale portò a fondere l’Istituto sperimentale aeronautico e la Direzione sperimentale dell’Aviazione militare nella nuova Direzione superiore studi ed esperienze (DSSE), operativa dal 1º febbraio 1928. Esattamente tre mesi dopo, il 1º maggio, la DSSE assunse il comando del Centro sperimentale di Montecelio, dove nell’ottobre 1930 iniziarono i lavori che portarono alla fondazione della cosiddetta “Città dell’Aria” di Guidonia.

Il Ministero dell’Aeronautica nel 1931

 

Dopo un’iniziale autonomia, con una legge del 1931 la Forza Aerea della Regia Marina venne posta sotto le dipendenze di un generale della Regia Aeronautica.

Il 28 ottobre del 1931 venne inaugurato il nuovo palazzo sede del Ministero dell’Aeronautica e del relativo Stato maggiore, disegnato dall’architetto Roberto Marino.

Una legge del 6 gennaio 1931 definì la creazione del Ruolo servizi e una successiva legge del 21 maggio 1931 dispose che in esso venissero inquadrati gli ufficiali del Ruolo combattente, categoria Aeroporti e del Ruolo specializzato, categoria Governo.

La Regia Aeronautica, nella metà degli anni trenta, appariva come una delle migliori forze aeree sulla scena mondiale, grazie anche al successo del caccia biplano Fiat C.R.32 nella guerra civile spagnola e alle imprese aviatorie compiute. La realtà era però sostanzialmente un’altra, dato che le imprese in cui si era cimentata l’Aeronautica avevano spinto la sua evoluzione in una direzione sbagliata.

Con regio decreto legge del 22 febbraio 1937 la Regia Aeronautica fu organizzata in Arma aeronautica, Corpo del genio aeronautico, Corpo del commissariato aeronautico, Corpo sanitario aeronautico e Scuole militari della Regia Aeronautica. Gli ufficiali dell’Arma aeronautica furono articolati in Ruolo naviganti, Ruolo servizi e Ruolo specialisti. Nel 1938 avvenne il primo arruolamento di ufficiali del Ruolo servizi: 230 sottotenenti in servizio permanente effettivo.

 

… omissis …

Considerata la vastità dell’argomento, si consiglia di proseguire nella lettura sui vari siti internet

Fonti Wikipedia , LENCI

 

12.20

Informazioni aggiuntive

Peso3 kg
Dimensioni40 × 40 × 40 cm

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