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❌🙁IV Battaglione TOSELLI – coloniale – portasigarette ARGENTO

1,00

Portasigarette in argento e smalti policromi in argento punzonato 800 e losanga con bollo fascio del fabbricante (purtroppo non decifrabile) del  IV BATTAGLIONE TOSELLI – Medaglia d’Oro 

Raffigurazione a smalti policromi di un copricapo Tarbush con fiocco nero, proprio per Ascari eritreo del IV Battaglione TOSELLI, e da una banda diagonale smaltata di nero recante la dicitura IV BATTAGLIONE “TOSELLI” MEDAGLIA D’ORO a smalti bianchi.

Al suo interno troviamo la dedica GLI UFFICIALI DEL IV TOSELLI AL CAPITANO FRANCESCO CASERTANO

Casertano fu console e ministro plenipotenziario di II classe, Ambasciatore in Croazia, etc

In buone condizioni, normali segni di uso, cerniera laterale con leggero colpo, e lievi ritocchi conservativi allo smalto

Misura circa cm. 10 x 7,5

 

P.A.R. Prezzo a Richiesta     –     P.O.D. Price on Demand 

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Descrizione

Portasigarette in argento e smalti policromi, tabacchiera o porta sigarette, del  IV BATTAGLIONE TOSELLI – Medaglia d’Oro – testimonianza dell’epopea coloniale in Africa

Realizzato in argento, punzonato 800 e losanga con bollo fascio del fabbricante (purtroppo non decifrabile), questo portasigarette è uno di quegli oggetti più unici che rari, impreziosito dalla raffigurazione a smalti policromi di un copricapo Tarbush con fiocco nero, proprio per Ascari eritreo del IV Battaglione coloniale TOSELLI, e da una banda diagonale smaltata di nero, il colore tradizionale del reparto coloniale, recante la dicitura IV BATTAGLIONE “TOSELLI” MEDAGLIA D’ORO a smalti bianchi.

La tabacchiera, assolutamente originale, reca al suo interno la dedica incisa GLI UFFICIALI DEL IV TOSELLI AL CAPITANO FRANCESCO CASERTANO . Da evidenziare per mera curiosità, il fatto che il nome di Casertano era Raffaele, ma al momento della realizzazione dell’incisione, l’artigiano sbagliò e scrisse Francesco , ma ovviamente tutto ciò non danneggia la bellezza, e l’originalità di questo portasigarette (dal racconto degli eredi – n.d.r.).

Raffaele Casertano fu console e ministro plenipotenziario di II classe, Ambasciatore in Croazia, ricoprendo altri svariati incarichi importanti (si trovano numerose immagini fotografiche di Casertano , con Marinetti, De Bono, ed altri militari fascisti dell’epoca, sul sito OMNIA ). Del ministro Casertano trovate altro materiale in vendita sul sito, come la decorazione croata assegnatagli dal leader Ante Pavelic.  (foto OMNIA )

In buone condizioni, normali segni di uso, cerniera laterale con leggero colpo, e lievi ritocchi conservativi allo smalto della banda nera.

 

MATERIALE     :  Argento 800, smalti policromi

MISURE             :  cm. 10 x 7,5 x 1

MARCHIO         :  800 – losanga con bollo fascio e codice argentiere

 

 

NOTIZIE

Le origini

IV Battaglione Toselli – coloniale

Insegna: drappo nero con sovrascritto in numeri romani IV.
Divisa: bianca con fascia nera, fez rosso con fiocco nero, gradi nei colori tradizionali (nero, bianco, rosso).

Costituito il 3 settembre 1890 – Campagne coloniali 1890/1936.

– Eritrea (Asmara, 2a Agordat, Cassala, Halai, Adua, Coatit, Senafé, Adigrat, Buia, Debra, Hailà, Amba Alagi, Macallé, Adua, monte Mocram, 2a Cassala).
Nota: nella battaglia di Amba Alagi, 7 dicembre 1895, il IV Battaglione coloniale  TOSELLI  fu distrutto combattendo contro una massa di 25.000 abissini. Al comandante Toselli, caduto sul campo, con quasi tutti i suoi ufficiali e ascari, fu conferita la M.O. al valor militare e al battaglione, da parte del nemico, il titolo di “Ambesà” – Leoni. Da quel giorno in segno di lutto e d’onore chiesero ed ottenero (praticamente unici fra i battaglioni coloniali, che si distinguevano per le insegne sgargianti) l’adozione del colore nero.

– Libia (Tolemaide, Merg, Cirene, Gebel Msid, Cussabat, Bu Scenaf, Zuara).

– Etiopia (Amba Augher, passo Degamit, Hauzien, Macallé, Tembien, Abbì Addì, Amba Tzelleré, Mekennò, Zeban Cherchetà, monte, Lata, Amba Carnalé, 2a battaglia del Tembien, varie attività contro guerriglia).

IIa Guerra Mondiale: (Somaliland, Godeyra, Tug Argan, monte Dameir, Lafarùg, passo el Anod, Agordat, Cheren).

Nota (molto ristretta): Durante la battaglia di Cheren, 6 febbraio-27 marzo 1940, gli ascari del IV Toselli sconfissero ripetutamente le truppe nemiche (Inglesi, Sihks, Rjiputana, Francesi della Legione) con feroci e violentissimi assalti all’arma bianca (sciabole abissine e baionette). Valga per tutti lo scontro del Falestoh-Zelalé: terminate le munizioni, gli Ascari, svolto al vento il nero vessillo, impugnate le sciabole ed inastate le baionette, assalirono le truppe anglo-indiane. Dopo assalti e controassalti, fra le due e le tre di notte, ruppero le linee nemiche e ne fecero strage, costringendo gli avversari alla fuga sconvolti dal terrore. Per 57 giorni sporchi, affamati, armati solo di sciabole, baionette e bombe a mano, tennero testa, sempre vittoriosamente agli avversari.

Gli Ascari del IV Toselli rimasero fedeli all’Italia anche dopo la perdita dell’AOI, infatti continuarono a combattere contro gli Inglesi e le truppe negussite con i metodi della guerriglia, sconvolgendo le linee di rifornimento avversarie. Alcuni gruppi deposero le armi ben oltre la fine della guerra.

Riconoscimenti alla bandiera: 1 Croce di Guerra al valor Militare, 2 Medaglie d’Oro al Valor Militare.

PIETRO TOSELLI

Pietro Toselli (Peveragno, 22 dicembre 1856 – Amba Alagi, 7 dicembre 1895) è stato un militare italiano, maggiore del Regio Esercito che perse la vita durante il conflitto italo-etiopico combattendo contro l’esercito del negus Menelik II per difendere la postazione italiana sull’altipiano dell’Amba Alagi.

Antefatti

L’Italia era andata in Eritrea nel 1885 occupando Massaua. Due anni più tardi aveva appoggiato l’ascesa al trono dell’imperatore Menelik II e con lui aveva stipulato un trattato, il cosiddetto Trattato di Uccialli, una forma di reciproca collaborazione. Ma vi era una componente politica che ambiva all’occupazione dell’Abissinia per formare una colonia e naturalmente questa corrente si urtava con i capi indigeni del Paese africano. Nel dicembre 1894 uno dei capi abissini che da maggior tempo militava nelle bande italiane, Bathà Agos, improvvisamente si ribellò proclamandosi Ras indipendente della propria provincia.

Il Governatore della Colonia Eritrea, il generale Oreste Baratieri comandante del Regio Corpo Truppe Coloniali d’Africa diede ordine al maggiore Pietro Toselli di marciare contro il ribelle che fu rapidamente sconfitto. A fomentare la rivolta era stato il Ras Mangascià che, tornato a governare il Tigrai nel maggio 1894, non solo non rispose all’intimazione di Baratieri di consegnare i ribelli rifugiatisi nella regione da lui governata, ma neppure inviò agli italiani le truppe che pure aveva promesso per concorrere alle operazioni militari contro i Dervisci al confine col Sudan inglese. Nel gennaio 1895, anzi, alleatosi con il Ras dello Scirè, Mangascià si diresse ai confini della colonia italiana con circa 10.000 uomini muniti di oltre 7.000 fucili.

Il 12 gennaio sulle alture di Coatit le forze italiane, comandate da Baratieri, si scontrarono con quelle di Mangascià e, dopo un aspro combattimento durato due giorni, le ricacciarono in disordine. La rotta dell’esercito dei Ras fu completata nella giornata del 14 quando i resti dell’esercito nemico vennero sorpresi nella conca di Senafè e decimati dal nutrito cannoneggiamento degli italiani. Il Ras Mangascià allora per temporeggiare voleva stipulare accordi di pace, ma Baratieri non fu d’accordo, e si inoltrò nella città di Adua. La risposta del Ras fu imminente: sicuro delle sue forze e dell’aiuto del Negus Menelik II, si avviò con 4000 uomini ad Adigrat.

Il contrattacco di Baratieri fu altrettanto efficace: con un’armata di 4200 uomini si diresse verso Adigrat, tra il 25 ed il 26 marzo del 1895. Il Ras Mangascià si ritirò nel frattempo a Macallè, città occupata poi da Baratieri. Il 9 ottobre 1895 quasi l’intero esercito abissino era sulle alture di Antalò, presso Debra Ailà, ma il Ras Mangascià, appresa l’avanzata degli italiani, aveva ripiegato verso il lago di Ascianghi con il grosso delle truppe, lasciando a Debra Ailà, a protezione della ritirata, circa 1300 tigrini. Il 13 ottobre il Governatore Baratieri inviò il generale Giuseppe Arimondi con tre battaglioni indigeni ed una batteria di italiani sull’Amba Alagi per catturare il Ras Mangascià, ma egli continuò a fuggire e così l’altipiano fu occupata dagli italiani. Il 16 ottobre 1895, al generale Arimondi fu dato il governo del territorio a sud del Mareb-Belesa-Muna ed il comando di tutte le truppe lì dislocate, mentre Baratieri tornò a Massaua, essendo ormai completata l’avanzata.

La battaglia dell’Amba Alagi

Anche lo stesso Negus Menelik II si mise sul piede di guerra denunciando l’indebita occupazione italiana del Tigrai, territorio che il Trattato di Uccialli assegnava all’Etiopia. Fatte ingenti provviste di viveri, bestiame, armi e munizioni, Menelik II mise insieme una forza immensa per marciare contro la colonia italiana. Nella primavera del 1895 il suo esercito era pronto, ma l’avanzata venne rimandata all’autunno, quando sarebbe terminata la stagione delle grandi piogge. Ai primi di novembre l’esercito abissino, forte di 100.000 uomini, si trovava diviso in due tronconi: uno a nord del Lago Ascianghi al comando del Ras Mekonnen (30 000 uomini) e uno a sud al comando dello stesso Menelik II (70.000 uomini).

Le forze della colonna italiana, enormemente inferiori, erano anch’esse frazionate in due nuclei principali: 5 000 uomini erano di stanza ad Adigrat ed altrettanti si trovavano a Macallè al comando del generale Arimondi. In quei giorni le truppe etiopiche andavano concentrandosi nei pressi del lago Ascianghi e così il 16 novembre il generale Arimondi inviò sull’Amba Alagi la Compagnia del capitano Salvatore Persico del III Battaglione Indigeni, guidata dal maggiore Pietro Toselli. Questi il 24 novembre partì da Macallè per raggiungere l’Amba Alagi, ma nel cammino apprese che il nemico era vicino. Baratieri nel frattempo inviò rinforzi ad Arimondi. Il 1º dicembre Toselli ripiegò su Atzalà e chiese rinforzi ad Arimondi, essendo nella posizione più avanzata e dovendo, quindi, affrontare per primo il nemico. Arimondi, tuttavia, non gli inviò soccorso per ordine di Baratieri, che riteneva più opportuno una permanenza delle forze nei pressi di Macallè.

Toselli non ricevette il messaggio di avviso ed aspettò invano il soccorso che sarebbe dovuto arrivare il 6 dicembre. Il generale Arimondi cercò di aiutare Toselli recandosi fino ad Afagol e mantenendo allo stesso tempo una forte protezione su Macallè, ma ancora una volta Toselli non ricevette la notizia. Il maggiore Toselli disponeva di 4 cannoni e 2350 fucili: prevedendo per il giorno 7 un attacco nemico, la sera del 6 dicembre dispose le sue truppe a difesa dell’Amba Alagi. Le truppe del Ras Mekonnen attaccarono in mattinata, come previsto da Toselli, il quale, nell’impossibilità di mantenere un fronte molto esteso, a causa dell’enorme inferiorità numerica, ordinò alla sua compagnia di ritirarsi a ridosso dell’Amba Alagi, aspettando ancora l’arrivo del generale Arimondi.

Alle ore 12:40, perduta ogni speranza di ricevere soccorso e assalito dal nemico, Toselli con i suoi uomini oppose all’esercito abissino una resistenza disumana e alla fine, vista ormai insostenibile la difesa, ordinò la ritirata. Egli stesso in quella giornata cadde presso la chiesa di Bet Miriam. Con lui in quella strenua resistenza caddero diciotto ufficiali e circa 2 000 soldati. Alcune centinaia di superstiti dell’Amba Alagi, guidati dai tenenti Pagella e Bodrero, giunsero verso le 16:30 all’Aderà, dove il generale Arimondi era giunto poco prima con due compagnie. Ma proprio in quel momento era attaccato da una forte colonna nemica: Arimondi, riuniti i superstiti, riuscì a ripiegare verso Macallè, dove giunse all’alba del giorno dopo, l’8 dicembre 1895.

Il gesto di Toselli

Quel 7 dicembre 1895 la resistenza fu strenua e durò dalle prime luci dell’alba fin quasi al tramonto. Gli abissini erano enormemente superiori di numero e non c’era la speranza di ricevere rinforzi a causa della presunta rivalità che vedeva contrapposti i generali Oreste Baratieri e Giuseppe Arimondi. Toselli, nel momento in cui vide ormai che tutto era perduto ordinò la ritirata dei superstiti a scaglioni. Fu lui l’ultimo a scendere dall’altipiano, ancora miracolosamente illeso.

Alle insistenze dei suoi ufficiali affinché pensasse a porsi in salvo, rispose: “No! Anzi ora mi volto e lascio che facciano!”. Si sedette su una roccia a guardare le schiere avversarie che stavano sopraggiungendo. In un primo momento gli abissini smisero di sparare, ammirati dal coraggio dell’ufficiale, poi la fucileria fu ripresa e Toselli stramazzò crivellato di colpi.

Fonti varie Wikipedia  , forum sul web

 

9.20

Informazioni aggiuntive

Peso,5 kg
Dimensioni20 × 20 × 20 cm