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❌🙁Italo Balbo fotografia autografa – Uniforme Maresciallo dell’Aria

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Fotografia con dedica autografa, originale, di ITALO BALBO in uniforme da Maresciallo dell’Aria, Regia Aeronautica, dopo la CROCIERA AEREA del DECENNALE avvenuta nel 1933 , datata TRIPOLI  Aprile XVI° ovvero 1938 .

Dedica scritta di pugno da Balbo, con inchiostro nero, leggermente virato al seppia in alcuni punti. a una nobil donna romana. Cognome oscurato con colore ROSSO solo sul supporto digitale, per ragioni di privacy.

La fotografia viene fornita di certificato di originalità.

In buone condizioni avente i suoi segni del tempo, la carta presente pieghe varie ai bordi ed agli angoli.

Dimensioni circa mm.30 x 40

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Descrizione

Fotografia con dedica autografa, originale, di ITALO BALBO in uniforme da Maresciallo dell’Aria, Regia Aeronautica, dopo la CROCIERA AEREA del DECENNALE avvenuta nel 1933 , ed esattamente datata TRIPOLI  Aprile XVI° ovvero 1938 , quando Balbo era allora governatore della Libia.

Il comandante è ritratto nella sua uniforme di servizio, con il berretto da Generale della Regia Aeronautica, avente 4 galloni a sormontare la greca, che indicano il grado di Maresciallo dell’Aria, che gli fu conferito il 13 Agosto 1933.

La dedica in questa fotografia è scritta di pugno da Italo Balbo, con inchiostro nero, leggermente virato al seppia in alcuni punti, e ne garantisce la vetustà della firma autografa e dell’intera scritto. A rendere ancora più affascinante la fotografia autografa, è il fatto che l’intestataria della dedica è una nobil donna romana, frequentatrice dei salotti dell’epoca ed amica di Italo Balbo, e della cui famiglia sono arrivati ai giorni nostri altri cimeli che verranno pubblicati sul sito. Il cognome della donna è stato tuttavia oscurato con colore ROSSO solo sul supporto digitale, per ragioni di privacy.

Questa fotografia autografa di Italo Balbo viene fornita di certificato di originalità.

In buone condizioni avente i suoi segni del tempo, la carta presente pieghe varie ai bordi ed agli angoli.

 

MATERIALE ……. :  Carta

DIMENSIONI ……:  mm.30 x 40 circa

MARCHIO ………..: 

 

 

 

NOTIZIE

Italo Balbo (Quartesana, 6 giugno 1896 – Tobruch, 28 giugno 1940) è stato un politico, generale e aviatore italiano.

Iscritto al Partito Nazionale Fascista, fu uno dei quadrumviri della marcia su Roma, diventando in seguito comandante generale della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale e sottosegretario all’economia nazionale. Nel 1929 assunse l’incarico di ministro della Regia Aeronautica, veste in cui promosse e guidò diverse crociere aeree come la crociera aerea transatlantica Italia-Brasile e la crociera aerea del Decennale. Considerato un potenziale rivale politico di Benito Mussolini a causa della grande popolarità raggiunta, Balbo fu nominato nel 1934 governatore della Libia.

Allo scoppio della seconda guerra mondiale organizzò voli di guerra per catturare alcuni veicoli del Regno Unito, e proprio durante il ritorno da uno di questi voli, il 28 giugno 1940, fu abbattuto per errore dalla contraerea italiana sopra Tobruch.

Adesione al fascismo

Venticinquenne, Balbo aderì al PNF. Essendo stato repubblicano, chiese al partito se potesse restarne ugualmente un iscritto, ma ricevuta una risposta negativa si accordò con i fascisti di Ferrara per uno stipendio mensile di 1.500 lire (pagato dai proprietari terrieri) e diventando segretario politico al posto di Gaggioli. Ottenne anche la promessa di un posto come ispettore di banca una volta conclusa la battaglia fascista. Il 13 febbraio 1921 quindi Balbo divenne segretario del Fascio di Ferrara ed uno degli esponenti di spicco, oltre che organizzatore e comandante dello squadrismo agrario, riuscendo ad avere ai suoi ordini tutte le squadre d’azione dell’Emilia-Romagna. In tal modo riuscì anche a mettere a frutto le sue esperienze di comando durante la prima guerra mondiale. In questa veste organizzò una squadra d’azione denominata “Celibano”. La sede era il Caffè Mozzi di Ferrara, soprannominato da Balbo e i suoi “sitùzz”, ovvero piccolo posto, posticino.

Il gruppo di Balbo, in parte finanziato dai proprietari terrieri locali, contrastava i disordini provocati durante il biennio rosso dagli scioperi e dal monopolio instaurato violentemente dalle leghe socialiste attraverso spedizioni punitive, motivate con le aggressioni ai camerati, che colpivano i social-comunisti e le cooperative contadine delle province di Ravenna, Modena, Bologna ma anche Rovigo, il Polesine, Firenze e Venezia. Le leghe socialiste, sostengono più fonti fra cui il Guerri, detenevano un enorme potere, che permetteva loro di emarginare coloro che non aderivano, dirottando solo verso i propri affiliati i finanziamenti pubblici e facendosi rimborsare dalla comunità le spese elettorali. Perennemente in camicia nera, Balbo era il massimo propagandista di questo emblema del fascismo, ottimo organizzatore, di grande fascino fisico, alto, magro e con i capelli neri divisi nel mezzo con due svolazzanti bande ai lati. Trattare alla pari con questori e prefetti a soli venticinque anni, avendone anche la meglio, lo rese ambizioso.

Conquistò con i suoi uomini il Castello Estense di Ferrara obbligando il prefetto a finanziare alcune misure contro la disoccupazione, ma l’apice dello squadrismo di Balbo venne raggiunto il 26 e 27 luglio 1922 con l’occupazione di Ravenna, usando a pretesto l’uccisione di un fascista: i disordini provocarono nove morti tra le camicie nere, a cui Balbo rispose incendiando l’Hotel Byron, sede delle cooperative socialiste, e imbastendo quella che Mussolini chiamò una «colonna di fuoco», cioè una colonna di autocarri, messi a disposizione dietro minaccia dalla questura, che il 29 luglio distrusse e incendiò numerose “case rosse” nelle province di Forlì e Ravenna. Compiaciuto e soddisfatto del comportamento tenuto dai suoi uomini, Balbo completò la smobilitazione di Ravenna il mattino seguente.

Nel tentativo di arginare le violenze squadriste, il Prefetto emanò un ordine con cui vietava il porto del manganello. Balbo, alcuni dicono su suggerimento della moglie, armò i suoi uomini di stoccafissi i quali, picchiati con energia sulla testa degli avversari, vi producevano gli stessi effetti; i “randelli” di fortuna facevano poi da piatto forte di grandi mangiate conviviali cui talvolta venivano invitate anche le stesse vittime.

Nell’agosto del 1922 avvennero i Fatti di Parma: dopo l’occupazione militare di gran parte della città dell’Emilia, conseguente al cosiddetto sciopero legalitario di inizio mese, circa diecimila uomini di fede fascista provenienti dalle province limitrofe tentarono la presa della città, in cui si trovavano asserragliati gli Arditi del Popolo e le formazioni di difesa proletaria. Il 5 agosto il governo proclamò lo stato d’assedio militare in diverse provincie del nord fra cui Parma. Il 6 agosto, Balbo, resosi conto dell’impossibilità di conquistare la città senza scontrarsi con l’esercito (su consiglio anche del capo della polizia locale, Lodomez.), s’impegnò a ritirarsi dalla città a partire dalle ore 12:00 del giorno stesso. Alla fine si contarono quattro morti a Sala Baganza (due nelle file fasciste e due tra gli abitanti) e cinque morti a Parma, tutti abitanti del quartiere Oltretorrente. I cinque caduti fra le file delle formazioni di difesa proletaria furono: Ulisse Corazza, consigliere comunale del Partito Popolare Italiano, Carluccio Mora, Giuseppe Mussini, Mario Tomba ed il giovanissimo Gino Gazzola

Quadrumviro

Balbo venne designato da Mussolini quadrumviro per prendere parte alla marcia su Roma, e lo incaricò di scegliere gli altri due (Michele Bianchi era già stato scelto dal Duce): Balbo sentì Cesare Maria De Vecchi, che accettò subito, mentre per l’ultimo quadrumviro pensò ad Attilio Teruzzi, poi scartato perché già vicesegretario del PNF, e al generale Asclepia Gandolfo, che declinò l’invito in quanto aveva la moglie molto malata, oltre a essere lui stesso in precarie condizioni fisiche. Balbo e Bianchi puntarono alla fine su Emilio De Bono, che accettò l’investitura.Prima di recarsi a Roma, il 28 ottobre Balbo si precipitò a Firenze per calmare lo squadrista Tullio Tamburini, che aveva deciso di assaltare il palazzo del governo dove si stava svolgendo una festa alla presenza del duca della Vittoria Armando Diaz: per non coinvolgere l’esercito nelle questioni fasciste, Balbo liberò gli ufficiali della scorta di Diaz presi prigionieri da Tamburini, e, stando al suo racconto, vietò «ai fascisti di assaltare la prefettura […] anzi […] che organizzino una grande manifestazione al Duca della Vittoria per le strade di Firenze dove passerà». A Roma guidò in particolare la spedizione punitiva contro il quartiere di San Lorenzo che aveva attaccato una colonna fascista. Alla fine della marcia, diversamente dagli altri quadrumviri, Balbo non venne ricompensato in alcun modo: secondo alcuni autori Mussolini già lo intravedeva come un possibile rivale e non volle valorizzarlo troppo.

Sempre nel 1922 iniziò a formare, in città, un gruppo ristretto di collaboratori fidati, tra i quali l’amico Renzo Ravenna. Questi venne candidato alle elezioni amministrative che si tennero alla fine di quello stesso anno, dove fu eletto assessore.

Al governo

Dall’11 gennaio 1923 Balbo fu membro del Gran consiglio del fascismo. Il 1º febbraio 1923 fu nominato comandante generale della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale (vice di De Bono).Voluta da Mussolini per normalizzare le squadre d’azione, il Duce pensò alla MVSN già prima della marcia su Roma, affidando a Balbo e ad Asclepia Gandolfo il compito di formare reparti, gradi e uniformi, sebbene non ci fu ancora una vera e propria militarizzazione del corpo.Nel 1923 intanto Balbo fondò a Ferrara il Corriere Padano con i soldi ricevuti in dote dalla moglie Emanuela, affidato poi alla direzione di Nello Quilici.

In occasione della preparazione della Lista Nazionale per le elezioni del maggio 1924, con cui fu eletto deputato alla Camera, si scontrò con Olao Gaggioli, fondatore del Fascio di Ferrara e convinto che Balbo, iscritto soltanto dal 1921 e con lo stipendio fisso pagato dagli agrari, fosse un intruso.

Sempre nel 1924 venne accusato di essere il mandante dell’omicidio del parroco antifascista don Giovanni Minzoni ad Argenta, avvenuto per mano di due squadristi facenti capo alle sue milizie: il caso venne archiviato alcuni mesi dopo, per essere poi riaperto – sotto la pressione della stampa, a seguito del delitto Matteotti – nel 1925, risolvendosi con l’assoluzione di tutti gli imputati. Il 21 novembre 1924 però Balbo fu costretto a dimettersi dalla carica di comandante della Milizia a seguito delle documentate rivelazioni de La Voce Repubblicana circa ordini da lui impartiti di bastonature di antifascisti e pressioni sulla magistratura, perdendo la successiva causa per diffamazione da lui intentata al quotidiano. Balbo intanto, a Ferrara, continuò ad operare in modo da avere persone di sua fiducia e rappresentative nelle posizioni di potere. L’amico Ravenna, da sempre estraneo ad ogni atto di squadrismo, fortemente nazionalista, ebreo ma con una visione laica della sua fede fu invitato ad iscriversi al PNF, e successivamente, alla fine del 1924, nominato Segretario Federale Ferrarese del PNF.

Il 31 ottobre 1925 entrò nel governo Mussolini come sottosegretario all’economia nazionale, e con lui si trasferì a Roma anche Ravenna. Rimase in carica sino al 6 novembre 1926.

Ministro dell’Aeronautica

In quella data infatti venne nominato sottosegretario di Stato al Ministero dell’Aeronautica, di cui lo stesso Mussolini era ministro ad interim, al posto del generale d’artiglieria Alberto Bonzani. Si apprestò ad organizzare la neocostituita Regia Aeronautica come forza armata autonoma, ancora ai primi passi, coi bilanci insufficienti, bisognosa di un ammodernamento e di un aumento di prestigio. Con la sua nomina Mussolini ottenne l’occasione per fare dell’aviazione un’arma anche propagandistica, assecondando chi nel PNF voleva alla guida dell’aeronautica un esponente del fascismo mettendo inoltre sotto il suo diretto controllo uno dei più autonomi ras federali.

Italo Balbo, al centro in divisa, nel 1930 assieme allo staff della crociera aerea transatlantica Italia-Brasile.

Balbo conseguì il brevetto da pilota nel 1927 e diede una sede stabile al ministero facendo costruire un nuovo palazzo con criteri architettonici razionalisti. Avviò la fondazione della città dell’aria a Guidonia con un moderno centro di ricerca aeronautica dove lavorarono Gaetano Arturo Crocco, Luigi Crocco, Antonio Ferri e Luigi Broglio. Inoltre fece nascere un centro studi per coordinare e promuovere lo sviluppo aeronautico, affidandone il comando ad Alessandro Guidoni. Balbo fece nascere anche il Reparto Sperimentale Alta Velocità, a Desenzano del Garda, dove prima sorgeva l’idroscalo privato di Gabriele D’Annunzio. Il direttore, tenente colonnello Mario Bernasconi, ebbe a disposizione ogni tipo di struttura e materiale per consegnare all’Italia l’ambita Coppa Schneider.

Le trasvolate

Dopo il successo della crociera aerea del Mediterraneo occidentale (25 maggio-2 giugno 1928) da lui organizzata insieme al decisivo aiuto del trasvolatore Francesco De Pinedo, Balbo venne fatto da Mussolini generale di squadra aerea in agosto (un simile avanzamento di carriera, da ex capitano degli Alpini, non si era mai visto nelle forze armate italiane), provocando il risentimento di De Pinedo, che, a ragione, si vedeva come il vero artefice dell’impresa. In ottobre, quando dovette essere sostituito il capo di stato maggiore della Regia Aeronautica Armando Armani, De Pinedo venne nominato solamente sottocapo di stato maggiore. La successiva crociera aerea del Mediterraneo orientale (5-19 giugno 1929) fu presieduta sempre da Balbo, ma De Pinedo venne incluso come semplice pilota di uno degli aerei della formazione, in quanto la direzione tecnica del volo andò al colonnello Aldo Pellegrini, capo del gabinetto di Balbo. Il 20 aprile 1929 intanto fu rieletto deputato alla Camera per il PNF. Quasi due mesi dopo, il 12 agosto, Balbo sfruttò le voci che giravano su De Pinedo e gli chiese conto dei fondi a lui destinati per compiere il raid atlantico del 1927. De Pinedo rispose indirizzando una lettera a Mussolini in cui criticava le crociere spettacolari e propagandistiche che ponevano in secondo piano la preparazione bellica (senza sapere che Mussolini era contento di questa strategia), dando poi le dimissioni da sottocapo di stato maggiore, che il Duce accolse con favore, reputandolo non in grado di comprendere le esigenze del regime.

Il 12 settembre 1929, a soli trentatré anni, Italo Balbo fu nominato ministro dell’Aeronautica, carica tenuta fino ad allora dal Duce. De Pinedo venne allontanato con l’incarico di addetto aeronautico in Argentina. In questi anni Balbo era ricco, potente e famoso, ancora esuberante ed entusiasta, con amicizie nel mondo della cultura e dell’industria che lo avevano affermato tra l’alta borghesia e la nobiltà romana.

Balbo guidò poi due crociere aeree transatlantiche in formazione, inframezzati, nel 1932, da una proposta avanzata a Mussolini circa l’istituzione di un unico ministero per la difesa, sostenuto dalla quadruplicazione delle somme destinate alla marina e all’aeronautica. Alla guida del nuovo ministero sarebbe dovuto andare lo stesso Balbo ma, benché alcuni capi militari vedessero di buon gusto l’iniziativa, le rivalità tra le forze armate e, soprattutto, la gelosia del Duce nei confronti della popolarità del ministro aviatore, fecero naufragare l’intero progetto.

Per un’altra fonte il nuovo dicastero sarebbe spettato a Mussolini, mentre Balbo progettava di ridefinire i compiti del capo di stato maggiore generale e di prendere possesso di tale carica. Nel 1929 persuase l’ingegnere Alessandro Marchetti a mettere a punto per l’impresa gli idrovolanti S.55A che sarebbero andati ad equipaggiare uno stormo creato ad hoc a Orbetello. Si scelse di trasvolare l’Atlantico meridionale con dodici apparecchi, a cui la Regia Marina avrebbe fornito appoggio con cinque cacciatorpediniere. Gli idrovolanti partirono infine per la crociera aerea transatlantica Italia-Brasile da Orbetello il 17 dicembre 1930, guidati personalmente da Balbo e dal suo secondo pilota Stefano Cagna, alla volta di Rio de Janeiro, dove arrivarono, non senza lutti e incidenti, il 15 gennaio 1931. La seconda crociera atlantica, la crociera aerea del Decennale, venne organizzata per celebrare il decennale della Regia Aeronautica in occasione della Century of Progress, esposizione universale che si tenne a Chicago tra il 1933 ed il 1934. Dal 1º luglio al 12 agosto del 1933 Balbo guidò la trasvolata di venticinque idrovolanti S.55X partiti da Orbetello verso il Canada e con destinazione finale gli Stati Uniti.
Di ritorno in Italia, il 13 agosto 1933 Italo Balbo venne promosso Maresciallo dell’aria , massimo grado, come nella fotografia autografa.

 

Italo Balbo in uniforme da Maresciallo dell’aria come nella nostra fotografia autografa

 

Per approfondite ricerche su Italo Balbo, su tutta la sua vita e carriera fino al raggiungimento dei massimi gradi espressi anche in questa fotografia autografa, data la vastità dell’argomento, si rimanda alle seguenti fonti web :

Wikipedia Italo BalboWikipedia

 

8.20

Informazioni aggiuntive

Peso1 kg
Dimensioni40 × 40 × 40 cm

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