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❌🙁Distintivo FASCI GIOVANILI COMBATTIMENTO – FGC

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Distintivo in metallo argentato e smalti dei FASCI GIOVANILI di COMBATTIMENTO , FGC

Piedino al retro con marchio del produttore PICCHIANI & BARLACCHI , Firenze

Misure approssimative mm.17 x 11. In ottime condizioni.

(Scorri la pagina in basso per ulteriori dettagli e informazioni)

 

 

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Descrizione

Distintivo in metallo argentato e smalti dei FASCI GIOVANILI di COMBATTIMENTO , FGC , organizzazione interna al PNF  (Partito Nazionale Fascista)

Prodotto dalla PICCHIANI & BARLACCHI , Firenze, questo distintivo dei Fasci Giovanili di Combattimento è realizzato in metallo argentato, con applicazione di smalto nero che fa da sfondo al fregio centrale tipico delle organizzazioni giovanili, composto cioè da un fascio littorio modello 1927, con sovrapposto uno scudo recante le lettere FGC ed un gladio di tipo romano. Piedino al retro per permettere l’inserimento all’occhiello della giacca.

 

MATERIALE     :  Metallo smaltato

MISURE             :  mm.17 x 11

MARCHIO         :  Picchiani & Barlacchi

 

NOTIZIE

fasci giovanili di combattimento (abbreviato F.G.C. oppure al plurale FF.GG.CC.) furono un’organizzazione giovanile del Partito Nazionale Fascista.

Origini

La prima organizzazione giovanile fascista era nata nel 1919 e all’interno dei singoli fasci: le Avanguardie giovanili studentesche. Era stato poi Michele Bianchi a organizzare nel 1921, all’interno del neonato PNF, il movimento giovanile del partito, denominandola Avanguardia Giovanile Fascista e confluita nel 1926 nell’Opera Nazionale Balilla.

I fasci giovanili di combattimento furono costituiti dal Gran consiglio del fascismo l’8 ottobre 1930 (dove prende corpo il nuovo simbolo come da questo distintivo dei Fasci Giovanili di Combattimento) per completare l’inquadramento formativo dei ragazzi e delle ragazze dai 18 ai 21 anni, non più di competenza dell’Opera Nazionale Balilla. I ragazzi (avanguardisti) e le ragazze (giovani fasciste) dovevano ogni sabato partecipare al sabato fascista, continuando l’istruzione premilitare marciando in piazza o negli spazi a loro riservati dai gruppi rionali fascisti.

Lo sport dei fasci giovanili

Nel 1927 il regime definì l’attività sportiva quale principale strumento per la crescita mentale e fisica dei giovani. Dette perciò ordine a tutte le istituzioni pubbliche (podestà, enti sportivi provinciali fascisti e le province) di organizzare e gestire manifestazioni sportive.

A tutti coloro che si iscrivevano al partito ed ai giovani che fossero entrati nei fasci giovanili, vennero garantite notevoli agevolazioni sia per l’acquisto di vestiario e materiale sportivo sia per l’iscrizione, la partecipazione e la visione delle manifestazioni sportive. Gli sconti riservati ai fasci giovanili erano normalmente tra il 20% ed il 25% delle tasse di iscrizione e partecipazione ai campionati. Questi ultimi erano loro riservati da ogni federazione sportiva, con tanto di attribuzione dei titoli di campione provinciale e regionale dei fasci giovanili.

I gruppi sportivi ebbero uno sviluppo notevole soprattutto nel calcio e nella pallacanestro, diventando il fiore all’occhiello delle federazioni provinciali fasciste, che portavano le proprie rappresentative provinciali ai “Littoriali dello Sport”, clou dell’attività sportiva primaverile che si svolgeva a metà maggio. Ai Littoriali tanti ragazzi e ragazze, già “promesse” in ambito provinciale, fecero esperienza per diventare in seguito veri campioni sportivi ed olimpici.

La creazione della GIL

I fasci giovanili vincolavano all’attività sportiva i giovani e le giovani fasciste fino ai 21 anni, in quanto non avevano la capacità giuridica ed i finanziamenti per poter gestire i gruppi sportivi e coprire a livello assicurativo gli atleti dopo la maggiore età.

È per questo motivo che, al termine della guerra d’Etiopia, i fasci giovanili e l’Opera nazionale balilla furono uniti e convogliati nella G.I.L. (Gioventù italiana del littorio), a cui il legislatore (1937) rese possibile trasformare le associazioni sportive giovanili in vere e proprie società sportive autonome, finanziate dallo Stato oppure, avendo capacità giuridica, tramite sovvenzioni ed eredità.

Partito Nazionale Fascista

Il Partito Nazionale Fascista (P.N.F.) è stato un partito politico italiano, espressione del movimento fascista.

Nato nel 1921 dalla trasformazione in partito del movimento Fasci italiani di combattimento, guidò la cosiddetta marcia su Roma che nell’autunno del 1922 portò Benito Mussolini a divenire presidente del Consiglio dei ministri.

Nel 1923 si fuse con l’Associazione Nazionalista Italiana e tra la metà e la fine degli anni 1920 diventò, prima de facto e poi de iure, il partito unico del Regno d’Italia fino alla caduta del regime fascista, avvenuta il 25 luglio del 1943.

L’organo ufficiale del partito era Il Popolo d’Italia, quotidiano fondato da Mussolini nel 1914. L’inno era Giovinezza, nella versione di Salvator Gotta del 1925, qualificato come Inno trionfale del Partito Nazionale Fascista. La legge 20 giugno 1952, n. 645 (detta «legge Scelba»), in attuazione della XII disposizione transitoria e finale della Costituzione italiana, ne vieta la ricostituzione

Il PNF fu dunque fondato a Roma il 9 novembre 1921 per iniziativa di Benito Mussolini come evoluzione in partito del movimento dei Fasci Italiani di Combattimento – fondati, sempre da Mussolini, a Milano, in piazza San Sepolcro, il 23 marzo 1919. Come movimento giovanile si dotò nel 1921 dell’Avanguardia Giovanile Fascista. Rispetto ai Fasci, il PNF abbandonò, via via che si consolidava al potere, gli ideali socialisteggianti e repubblicani per virare decisamente verso la destra dello scacchiere politico italiano.

Conquista del potere

Dopo la marcia su Roma del 28 ottobre 1922, Mussolini, che era stato eletto parlamentare l’anno precedente insieme ad altri esponenti fascisti, fu incaricato dal re Vittorio Emanuele III di formare un nuovo governo sostenuto da una maggioranza composta anche dal Partito Popolare Italiano e da altri gruppi di estrazione liberale. Il 15 dicembre 1922 fu costituito il Gran Consiglio del Fascismo, organo supremo del Partito Nazionale Fascista, che tenne la sua prima seduta il 12 gennaio 1923.

Regime

Alle elezioni politiche dell’aprile 1924, il PNF si presentò con la Lista Nazionale, in cui erano inseriti diversi esponenti della destra liberale. Ci furono violenze squadriste e fu impiegata in alcune regioni una “lista civetta”, la Lista Nazionale bis, volta a drenare ulteriori voti. Il “Listone” ottenne una netta maggioranza con il 65,2% dei voti e 376 deputati (di cui 275 del PNF). Tali risultati furono però duramente contestati dalle opposizioni, che denunciarono numerose irregolarità. In tale quadro, il deputato Giacomo Matteotti, dopo aver denunciato brogli in parlamento, venne ucciso da estremisti fascisti. La vicenda ebbe seguito il 3 gennaio 1925, quando Mussolini, con un discorso alla Camera dei deputati, dichiarò provocatoriamente di assumersi la responsabilità storica di quanto accaduto, promettendo di chiarire la situazione nei giorni immediatamente seguenti. In sede giudiziaria, sia all’epoca dei fatti, sia nel secondo dopoguerra, non fu mai provato alcun coinvolgimento diretto del Duce o di altri gerarchi nell’organizzazione del delitto: tesi sostenuta anche da alcuni storici e dal giornalista Indro Montanelli, per i quali le responsabilità di Mussolini furono solo di natura morale. La crisi seguita all’omicidio di Matteotti, che era parsa far vacillare la presa di Mussolini e del fascismo, fu invece abilmente sfruttata dal duce per avviare la dittatura.

Dopo l’emanazione nel 1926 delle cosiddette leggi fascistissime il PNF fu l’unico partito ammesso in Italia fino al 25 luglio 1943, e dotandosi di un proprio statuto. Il Gran Consiglio del Fascismo divenne organo costituzionale del Regno: “organo supremo, che coordina e integra tutte le attività del regime sorto dalla rivoluzione dell’ottobre 1922”. Il Gran Consiglio deliberava sulla lista dei deputati da sottoporre al corpo elettorale (poi sostituiti dai consiglieri nazionali della Camera dei Fasci e delle Corporazioni); sugli statuti, gli ordinamenti e le direttive politiche del Partito Nazionale Fascista; sulla nomina e la revoca del Segretario, dei Vicesegretari, del Segretario amministrativo e dei membri del Direttorio nazionale del Partito Nazionale Fascista. Le iscrizioni al Partito aumentarono a dismisura quando, il 29 marzo 1928, si decise che gli iscritti al PNF avrebbero avuto la precedenza nelle liste di collocamento (più antica era l’affiliazione, più si “scalavano” le graduatorie).

Quasi due anni esatti dopo, il 28 marzo 1930, si decretò che per poter svolgere gli incarichi scolastici di alto livello (presidi e rettori) bisognava essere tesserati almeno da cinque anni. Il 3 marzo del 1931 le iscrizioni furono sospese per circa un anno; questo dato fa intuire che molte furono le adesioni al Partito Fascista dettate esclusivamente da interesse: contro di esse si mosse il segretario Giovanni Giuriati, attivista anti-corruzione che, forse proprio per questa spinta “moralizzatrice”, venne destituito dal Duce dopo pochi mesi. Un ruolo educativo fu proprio dall’Istituto Fascista di Cultura, attualmente Università Popolare degli studi di Milano, che fu convertita da Università Popolare di Milano a Scuola Fascista, che durante tutto il periodo diede formazione e cultura fascista.

Nel 1930 furono creati i Fasci giovanili di combattimento (vedi questo distintivo dei Fasci Giovanili di Combattimento). Gli anni Trenta furono caratterizzati dalla segreteria di Achille Starace, “fedelissimo” di Mussolini e uno dei pochi gerarchi fascisti provenienti dal sud Italia, che lanciò una campagna di fascistizzazione del paese fatta di cerimonie oceaniche e creazione di organizzazioni volte a inquadrare il paese e il cittadino in ogni sua manifestazione (sia pubblica sia privata). Al fine di irregimentare anche i movimenti giovanili Starace portò sotto il controllo diretto del PNF sia l’Opera Nazionale Balilla (ONB) sia i Fasci Giovanili che furono sciolti e fatti confluire nella nuova Gioventù Italiana del Littorio (GIL dal quale prosegue il simbolo del distintivo dei Fasci Giovanili di Combattimento).

Il 27 maggio 1933 l’iscrizione al PNF è dichiarata requisito fondamentale per il concorso a pubblici uffici; il 9 marzo 1937 diventa obbligatoria se si vuole accedere a un qualunque incarico pubblico e dal 3 giugno 1938 (Regio decreto n. 827) non si può essere assunti nel personale salariato statale né si possono avere promozioni all’interno di questo personale se non si ha la tanto conclamata tessera: è chiaro quindi che gli iscritti si contino a milioni ma che tra questi i “tiepidi” e i “freddi” verso il regime siano moltissimi. Nel 1939 Ettore Muti avvicenda Starace alla guida del partito e tale fatto testimonia l’aumento dell’influenza di Galeazzo Ciano.

A partire dal 1937 il segretario nazionale del PNF assurse a rango di ministro di Stato. Con lo scoppio della seconda guerra mondiale Mussolini tenta di militarizzare il partito ordinando il giorno di Capodanno del 1941 la mobilitazione generale di tutti i quadri del PNF. Nel periodo in cui le operazioni belliche volgono verso il peggio, in molti perdono la fiducia verso il regime fascista: anche nell’organo politico principale monta una critica, seppur latente e oscura, a cui il Duce tenta di dare una spallata nominando il ventisettenne Aldo Vidussoni segretario del PNF (26 dicembre 1941). La mossa, dettata dal fatto che i giovani sono rimasti i più accesi sostenitori del governo, si rivela catastrofica e il 19 aprile 1943 il giovane friulano viene sostituito da Carlo Scorza.

Scioglimento

Il 27 luglio 1943, in seguito alla votazione dell’ordine del giorno Grandi (25 luglio), Mussolini venne arrestato dai Reali Carabinieri, decretando di fatto la fine del regime fascista. Lo scioglimento del PNF da parte del nuovo governo di Pietro Badoglio avvenne il 2 agosto 1943 con il regio decreto n.704, pubblicato sulla Gazzetta ufficiale del Regno il 5 agosto successivo.

Liberato dai tedeschi il 10 settembre, Mussolini costituì il 13 settembre il nuovo Partito Fascista Repubblicano (PFR) e costituì la Repubblica Sociale Italiana (RSI), nella parte d’Italia occupata dai tedeschi. Segretario del PFR fu nominato il 15 settembre Alessandro Pavolini. A Milano era già stato ricostituito il 13 settembre da Aldo Resega, che ne fu anche il primo commissario federale. Il PFR cessò la sua esistenza con la morte di Mussolini e con la fine della RSI, il 28 aprile del 1945

Fonti varie Wikipedia

8.20

Informazioni aggiuntive

Peso,5 kg
Dimensioni20 × 20 × 20 cm

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