Description
Medaglia ufficiale della Regia Zecca, commemorativa per la spedizione in Cina del 1900 – 1901 organizzata dalle potenze occidentali, atta a reprimere la RIVOLTA DEI BOXER di Pechino.
La medaglia al dritto ha l’effige di Vittorio Emanuele rivolta a sinistra, circondata dalle parole “VITTORIO EMANUELE III RE D’ITALIA“. Sotto il busto, la sigla REGIA ZECCA . Al retro in rilievo le parole “CINA” e “1900-1901” circondate da una corona di foglie d’alloro. Nastro originale a righe azzurre (quattro) e gialle (due) con banda centrale gialla piu’ larga. In aggiunta sul nastrino abbiamo anche la barretta ufficiale e regolamentare CINA 1900 1901
La decorazione venne istituita con R.D. 23-6-1901 n. 338 ed era destinata ai militari e al personale della Regia Marina e del Regio Esercito che, inquadrati in un contingente di due battaglioni, parteciparono con il Corpo di Spedizione Internazionale alla difesa delle legazioni straniere a Tien-Tsin dalla primavera del 1900 fino alla conclusione delle ostilita’ nel novembre 1901, durante la cosiddetta “Rivolta dei Boxers”.
Medaglia in ottime condizioni con nastrino coevo, portata realmente da un reduce della spedizione, come evidente dallo stato di conservazione generale.
MATERIALEÂ Â Â :Â Bronzo
MARCHIOÂ Â Â Â Â :Â REGIA ZECCA
NOTIZIE
Nel 1899, in risposta allo strapotere acquisito negli ultimi anni dalle rappresentanze straniere sul suolo cinese, alcune associazioni patriottiche tra le quali quella dei “Boxer” ( cosi’ chiamati dal pugno che era il loro simbolo ) si rivoltarono contro gli occidentali uccidendo numerosi missionari e civili, portando via le donne bianche e distruggendo le proprieta’ degli europei. Le potenze occidentali decisero di intervenire per proteggere i propri cittadine e le proprieta’ ma soprattutto i loro traffici commerciali con la Cina. Alla fine di maggio del 1900 le navi di Inghilterra, Italia e Stati Uniti erano alla fonda a Taku, il porto piu’ vicino a Pechino e un contingente armato composto da francesi, tedeschi, austriaci, russi e giapponesi era in marcia verso la Cina. In giugno il governo cinese invio’ le proprie truppe in supporto dei boxers contro gli invasori stranieri. Allargandosi cosi’ il conflitto vennero immediatamente inviati rinforzi da parte degli occidentali cosi’ che alla fine di ottobre la rivolta fu soffocata e nel marzo del 1901 le flotte lasciarono la Cina. Tutti i partecipanti all’impresa ricevettero dai loro rispettivi paesi una medaglia commemorativa.
Ribellione dei Boxer
In seguito alle guerre dell’oppio e alla rivolta dei Taiping, la Cina era stata ulteriormente indebolita dall’aggressione nipponica del 1894-1895, cosicchĂŠ le grandi potenze l’avevano suddivisa in zone d’influenza. Alla fine del XIX secolo, il risentimento nei confronti degli occidentali giunse al suo apice a causa della continua ingerenza straniera negli affari interni della Cina, con la connivenza passiva dell’imperatrice madre Cixi. Inoltre, la cattiva gestione da parte delle potenze straniere dei problemi legati alla siccitĂ , in quanto esse non volevano aiutare le popolazioni, fu causa di enormi carestie, che aumentarono il risentimento verso gli occidentali e le classi agiate.
Erano gli anni del grande assalto all’impero di mezzo, in piena decadenza con la dinastia dei ManciĂš, per strappare concessioni territoriali, zone di influenza, miniere e appalti per la costruzione delle ferrovie. Erano in corsa, per la spartizione, Inglesi, Russi, Giapponesi, Francesi e Tedeschi. Sembrava che la Cina stesse per fare la stessa fine dell’Africa: a fine Ottocento erano giĂ 62 gli insediamenti stranieri presenti in Cina. La rabbia derivava non tanto dall’invasione di una nazione sovrana, quanto dalla sistematica violazione delle tradizioni e regole di comportamento cinesi, che non veniva perseguita perchĂŠ di fatto gli Occidentali erano immuni da qualsiasi procedimento.
Questo risentimento crebbe fino al punto di portare alla distruzione e alla violenza contro aziende straniere, loro dipendenti, e persino oggetti quali violini, automobili, linee telefoniche, ecc. Anche se il governo Qing condannò formalmente le azioni violente, non ne perseguĂŹ i responsabili. I disordini antioccidentali iniziarono nel 1899, la guerra vera e propria contro le truppe occidentali cominciò nel giugno 1900 e durò fino al 7 settembre 1901, durante gli anni finali dell’impero ManciĂš in Cina sotto la guida della dinastia Qing.
Il movimento dei Boxer e la rivolta
L’11 giugno, venne avvistato il primo Boxer, vestito con il suo abito caratteristico, nel Quartiere delle Legazioni. Il ministro tedesco, Clemens von Ketteler e i soldati tedeschi catturarono un ragazzo Boxer e lo giustiziarono senza motivo. Come risposta, migliaia di Boxer irruppero nella cittĂ di Pechino lo stesso pomeriggio e bruciarono la maggioranza delle chiese e delle cattedrali cittadine, bruciando vive alcune persone. I soldati dell’ambasciata britannica e delle legazioni tedesche spararono e uccisero alcuni Boxer, inimicandosi la popolazione della cittĂ .
Le forze internazionali – Corpo di spedizione italiano
Dopo le prime violenze a Pechino contro gli occidentali l’1 giugno 1900 sbarcò da navi europee un contingente di 436 marinai (75 russi, 75 inglesi, 75 francesi, 60 statunitensi, 50 tedeschi, 41 italiani, 30 giapponesi e 30 austriaci) a Pechino per proteggere le rispettive delegazioni.
SeguĂŹ il 10 giugno un secondo contingente occidentale, comprendente fanti di marina della Divisione Navale italiana sbarcato dalla Regia Nave Calabria, che divisi in due gruppi, uno al comando del tenente di vascello Sirianni proseguĂŹ con la colonna Seymour, mentre un altro, piĂš piccolo, di 20 marinai e comandato dal sottotenente di vascello Ermanno Carlotto â medaglia d’oro alla memoria â prese parte alla difesa di Tientsin. Infine un plotone da sbarco, al comando del tenente di vascello Giambattista Tanca, fu all’attacco e presa dei forti di Ta Ku sulla costa. Al largo restava la Forza Navale Oceanica italiana, affidata al contrammiraglio Camillo Candiani da cui si attinsero uomini per costituire un battaglione di fanteria di marina. Negli scontri con gli insorti caddero 10 marinai italiani, tra cui lo stesso Carlotto, e dopo tali avvenimenti il Parlamento italiano il successivo 5 luglio decise un intervento militare con l’invio di un corpo di spedizione di 2.000 uomini.
Composizione del Corpo di spedizione
Il Corpo di Spedizione, comandato dal colonnello dei bersaglieri Vincenzo Garioni, era cosÏ composto:
- un battaglione di fanteria, comandato dal tenente colonnello alpino Tommaso Salsa e costituito da quattro compagnie fornite da altrettanti reggimenti (la 10ÂŞ dell’8Âş Reggimento fanteria “Cuneo”, la 10ÂŞ del 41Âş Reggimento “Modena”, la 6ÂŞ del 43Âş Reggimento fanteria “ForlĂŹ” e la 12ÂŞ del 69Âş Reggimento fanteria “Ancona”)
- un battaglione bersaglieri “Estremo Oriente”, comandato dal maggiore Luigi Agliardi del 5Âş Reggimento Bersaglieri di Roma, composto da quattro compagnie, una fornita dai reggimenti 5º e 9º (di stanza rispettivamente a Roma e a Livorno), sulla quale poggerĂ lo Stato Maggiore del Corpo, una dai reggimenti 8º e 1º (di stanza a Napoli e a Palermo), una dai reggimenti 4º e 11º (di stanza a Bologna e ad Ancona) e una dai reggimenti 2º e 6º (di stanza a Milano e a Verona)
- una batteria mitragliatrici, con quattro Gardner e personale d’artiglieria, comandata dal capitano Alcide Vallauri
- un distaccamento misto del Genio militare su tre drappelli (zappatori, pontieri e telegrafisti ottici) provenienti dal 1º e dal 3º Reggimento, comandato dal tenente Vito Modugno
- un ospedaletto da campo con cinque letti
- un drappello sussistenza con quattro forni mobili in ferro
- un drappello di Carabinieri Reali (un maresciallo, un vicebrigadiere e sei militi) alle dirette dipendenze del Comando. Quale ufficiale addetto alla raccolta delle informazioni vi era il tenente Pietro Verri
Alcuni di questi Carabinieri, assieme a degli specialisti, rimasero successivamente a presidio della concessione italiana di Tientsin anche dopo il rientro in Italia del contingente. Il Corpo di Spedizione italiano contava dunque, in tutto, 83 ufficiali, 1882 fra sottufficiali e truppa, 178 quadrupedi. Gli uomini erano stati reclutati per lo piÚ su base volontaria con un soprassoldo di 40 centesimi per la truppa, 2 lire per i sottufficiali e 8 per gli ufficiali.
Spedizione e sbarco in Cina
Nel periodo in cui si approntava il Corpo della Spedizione in Cina del 1900 per sedare la rivolta dei Boxer, la Regia Marina spedĂŹ in avanscoperta delle unitĂ navali (l’incrociatore Fieramosca e le R.N. Vesuvio e Vettor Pisani), cariche di quattro compagnie di fanteria di marina, il tutto al comando dell’ammiraglio Risolia. Questi reparti parteciparono in giugno agli scontri con i rivoltosi cinesi.
Tra il 16 e il 19 luglio 1900 furono completate a Napoli le operazioni di imbarco del Corpo di Spedizione sui piroscafi Minghetti, Giava e Singapore, messi a disposizione dalla Compagnia di Navigazione Italiana. Alla mattina del 19, re Umberto I passò in rassegna i reparti. I tre piroscafi furono scortati dalla R. Nave Stromboli. Al seguito del Corpo di Spedizione vi furono numerosi giornalisti e altri, come Luigi Barzini, che raggiunsero il contingente nel 1901.
Il Corpo di Spedizione partÏ la sera del 19 luglio 1900 e dopo aver sostato a Porto Said (il 23 luglio), ad Aden (il 29) e a Singapore (dal 12 al 14 agosto), giunse a Taku il 29 agosto 1900. Una volta sbarcato il personale percorse in treno i 150 chilometri che lo separavano da Pechino.
Vestiario, equipaggiamento e sussistenza
L’uniforme si componeva di divisa in tela, elmetto di sughero coloniale e stivaletti: un vestiario pesante e ingombrante, adatto piĂš ad una campagna in Africa, ma poco adatto al rigido clima cinese, che in alcune regioni del nord raggiunge persino i – 20 °C. Lo stesso Barzini scrisse sul Corriere della Sera: ÂŤĂ un vero peccato che questi eroici giovanotti si sentano ridicoli e avviliti. Non si può andare all’assalto coperti di palandrane cinesi di tela variopinta messe solo per non morire di freddoÂť.
Per quanto riguarda la logistica, vi erano 178 quadrupedi, per lo piÚ muli, al seguito e furono scarsi, se non inesistenti, i mezzi di trasporto terrestri. La razione viveri quotidiana (teorica) prevedeva 750 g di pane, 375 g di carne, 125 g di riso o pasta, 15 g di caffè, 20 g di zucchero, 20 di sale, 0,5 g di pepe e 15 g di lardo.
Operazioni militari
Il contingente internazionale nominò il 26 settembre quale comandante generale il Feldmaresciallo tedesco Alfred von Waldersee. Tale nomina incontrò le forti resistenze di Francia e Gran Bretagna, meno dal Regno d’Italia. Al contingente militare italiano fu affidato il presidio di un quartiere nei dintorni della caserma Huang Tsun. A detta delle cronache gli scontri, i saccheggi e le repressioni in tale zona furono minori che in altri quartieri. Della permanenza in Cina del Corpo di spedizione rimane la ricca testimonianza di due ufficiali “fotografi”. Il tenente medico Giuseppe Messerotti Benvenuti di Modena armato di una Kodak e il tenente Luigi Paolo Piovano di Chieri con una Goertz. Entrambi non mancheranno di fotografare anche gli orrori della repressione, ovvero le fucilazioni, le decapitazioni, le gogne e le macerie. Al contingente militare italiano venne inoltre affidato il compito di contrastare le ultime resistenze all’interno della Cina. Il 2 settembre furono conquistati i forti di Chan-hai-tuan con 470 uomini su tre compagnie, due di bersaglieri e una di fanti di marina. In un’altra occasione il contingente militare francese occupò il villaggio di Paoting-fu, in contrasto con gli ordini di von Waldersee che prevedevano l’affidamento dei luoghi a un contingente misto tedesco e italiano. Garioni anticipò il contingente militare francese riuscendo, alla guida di 330 uomini, ad anticipare l’occupazione della cittadina Cunansien originariamente affidata ai francesi.
Il rientro in Italia del Contingente ebbe inizio nell’agosto 1901. Due compagnie di bersaglieri fecero ritorno nel 1902, mentre le restanti compagnie, unite in un battaglione misto, rimasero in Cina sino al 1905 e fecero ritorno con la Perseo della Compagnia Florio Rubattino nell’agosto 1905.
Con il Trattato di Pace del 7 settembre 1901, venne ottenuta la Concessione italiana di Tientsin, una zona di 450.000 m², costituita da un terreno lungo il fiume ricco di saline, un villaggio e un’ampia area paludosa adibita a cimitero. Dopo un periodo di disinteresse, fu avviata una bonifica. La presenza italiana perdurò sino al 10 settembre 1943, quando le truppe giapponesi occuparono Tientsin e fecero prigionieri civili e militari italiani.
I caduti
Furono 18 i caduti italiani in Cina:
Nell’attacco di Langfang (14 giugno 1900): Trovandosi in un piccolo drappello di marinai agli avamposti della colonna Seymour, sostennero l’urto improvviso di due colonne di “Boxers” cinesi.
- sottocapo torpediniera P.M. M.M. Vincenzo Rossi (Carpi (MO) – Langfang 14 giugno 1900), imbarcato sulla R. Torpediniera Calabria (MOVM alla memoria)
- cannoniere scelto Filippo Basso (MAVM)
- cannoniere Cesare Sandroni (MAVM alla memoria)
- cannoniere Alberto Autuori
- trombettiere Ovidio Painelli (MAVM alla memoria)
Negli scontri di Tien Tsin (19 giugno 1900):
- sottotenente di vascello M.M. Ermanno Carlotto (Ceva (CN) 30 novembre 1878 – Tien Tsin 19 giugno 1900), Imbarcato sul R. Incrociatore Elba (MOVM alla memoria)
Nella difesa delle Legazioni:
- marinaio Leonardo Mazza (Villa del Foo – 24 giugno 1900)
- cannoniere Francesco Zola (Villa del Foo – 24 giugno 1900) (MAVM alla memoria)
- marinaio Giuseppe Boscarini (1Âş luglio 1900)
- cannoniere scelto Francesco Melluso (Villa del Foo – 2 luglio 1900) (MAVM alla memoria)
- sottocapo cannoniere Antonio Milani (Villa del Foo – 3 luglio 1900)
- cannoniere Francesco Manfron (luglio 1900) (MAVM alla memoria)
Nella difesa della cattedrale di Pe-tang (12 agosto 1900):
- secondo capo cannoniere Pietro Marielli (MAVM alla memoria)
- cannoniere scelto Damiano Piacenza (MAVM alla memoria)
- cannoniere scelto Adeodato Roselli
- cannoniere Luigi Fanciulli
- marinaio Giovanni Colombo (Pozzallo (RG) 4 marzo 1878) (MAVM)
- marinaio Danesi Vincenzo.
Fonti Wikipedia Â
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