Description
Importante lotto composto da attestato e Medaglia Commemorativa della Spedizione di Fiume, istituita da Gabriele d’Annunzio a seguito dell’occupazione di Fiume avvenuta il 12 Settembre 1919, rilasciato ad un legionario fiumano che prese parte alla Marcia di Ronchi dei Legionari per la suddetta presa di Fiume, con attestato autografo di proprio pugno (olografo) di Gabriele d’Annunzio. In alto a sinistra troviamo il numero di assegnazione 1936, corrispondente al legionario ascritto nell’attestato in oggetto. Nel grande cartiglio centrale si legge la motivazione voluta da d’Annunzio , ” LA MEDAGLIA COMMEMORATIVA DELLA MARCIA DI RONCHI E’ CONCESSA AL LEGIONARIO ….. CHE HA BEN SERVITO LA CAUSA E BEN MERITATO DELLA PATRIA – UT VEHEMENTIUS ARDEAT – UT TUTIUS VINCAT – MCMXIX – MCMXX – IL COMANDANTE ” . Dall’Elenco Ufficiale dei Legionari D’Annunziani, depositato presso la fondazione del Vittoriale il 24 Giugno 1939, risulta iscritto il sergente Gelati Enrico nato a Bologna nel 1903.
Oltre alla firma del Vate, troviamo anche il timbro personale del COMANDANTE della REGGENZA ITALIANA DEL CARNARO , con l’aquila simbolo della città di Fiume avente l’iscrizione INDEFICIENTER. Nello stemma della città di Fiume, l’aquila tra gli artigli tiene un’anfora dalla quale scorre dell’acqua che rappresenta l’acqua della Fiumara, la quale continuerà a scorrere per sempre. Sotto l’aquila si trova appunto la scritta “indeficienter” cioè “senza fine“. Si può notare come il nome del legionario, il numero di assegnazione e l’autografo di d’Annunzio siano tutte iscrizioni realizzate con la stessa penna stilografica. Vedasi anche lo stato di ‘scolorimento’ delle iscrizioni in esame.
La costruzione grafica dell’attestato e la realizzazione della medaglia della marcia su Fiume, furono opere di Adolfo de Carolis , famoso pittore e scultore amico di d’Annunzio, infatti notiamo la firma dell’artista stampata a sigla ADC nell’angolo basso destro del documento (non autografo).
L’attestato fu stampato in tipografia in tiratura sufficiente per poter essere poi compilato e distribuito a tutti coloro che avessero preso parte alla marcia di Ronchi. Tuttavia si conoscono altri esemplari rilasciati “ad honorem” ovvero attribuiti a personaggi che non parteciparono alla marcia per la causa della città di Fiume, ma ai quali d’Annunzio consegnò per ragioni di convenienza ed altro, e questi attestati portano quasi tutti l’autografo realizzato con timbro a tampone, o comunque prestampato. Di seguito due differenti attestati recanti la firma stampata messi a confronto con l’attestato di questo lotto a firma autografa. Si nota come la firma sia perfettamente identica nei due attestati “prestampati”
L’attestato è in ottime condizioni di conservazione, non presenta danni e né riparazioni, così come la medaglia, originale, risulta essere perfetta. Entrambi gli articoli sono protetti sotto vetro ed in cornice coeva, avendo ripristinata la fodera cartacea posteriore della cornice.
Impresa di Fiume
L’occupazione dei “legionari” dannunziani durò 16 mesi con alterne vicende, tra cui la proclamazione della Reggenza italiana del Carnaro. L’impresa fiumana raggiunse l’epilogo con l’approvazione del Trattato di Rapallo. L’opposizione dei dannunziani all’applicazione del trattato portò il governo Giolitti ad intervenire con la forza, sgombrando Fiume durante le giornate del Natale 1920.
Antefatti
Nel 1910 secondo un censimento, la popolazione di Fiume era pari a 49806 abitanti, e così suddivisa: 24212 dichiaravano di avere come lingua d’uso l’italiano, 12926 il serbocroato e altre lingue, soprattutto ungherese, sloveno e tedesco. Nel censimento non si consideravano i dati della località di Sussak, quartiere a maggioranza croata sorto in epoca recente a est della Fiumara. Quest’ultimo era il corso d’acqua che suddivideva la municipalità di Fiume (formalmente dipendente dalla Corona Ungherese) dal Regno di Croazia. La città di Fiume aveva sempre lottato contro la propria annessione al Regno di Croazia.
Alla conclusione del primo conflitto mondiale, dalle trattative di pace, l’Italia ottenne le terre irredente di Trento e Trieste ma l’opposizione del presidente statunitense Wilson condusse a una situazione di stallo per quanto riguardava la Dalmazia e Fiume: la prima era promessa all’Italia col patto di Londra; la seconda era reclamata dagli italiani in quanto abitata prevalentemente da connazionali, tanto che già nell’ottobre 1918 a Fiume si era costituito un Consiglio nazionale che propugnava l’annessione all’Italia, di cui fu nominato presidente Antonio Grossich. I rappresentanti italiani a Parigi Vittorio Emanuele Orlando e Sidney Sonnino, dopo aver polemicamente abbandonato il tavolo delle trattative il 24 aprile, non avendo colto i risultati sperati, vi fecero ritorno il 5 maggio.
Gli incidenti di Fiume
A Fiume, già ad aprile Giovanni Host-Venturi e Giovanni Giuriati avevano iniziato a creare una Legione fiumana costituita da volontari per difendere la città.
Nel frattempo d’Annunzio si era recato a Roma per tenere una serie di comizi in favore dell’italianità di Fiume, ed i suoi discorsi infuocati suscitarono l’emozione e l’attestato dei moltissimi giovani reduci che ritornati dalla guerra erano rimasti disoccupati. Insistendo sull’onta della vittoria mutilata. Intanto a Fiume la situazione diveniva sempre più incandescente e si susseguivano costantemente manifestazioni della popolazione a favore dell’italianità della città e incidenti tra i vari reparti delle quattro nazioni che al termine del conflitto avevano occupato la città (italiani, francesi, inglesi, americani). Il 29 giugno 1919 scoppiarono tumulti fra i militari francesi, i cui ufficiali avevano osato strappare il tricolore italiano appuntato sulle vesti delle donne fiumane, e la popolazione civile, in soccorso della quale intervennero soldati e marinai italiani: nove morti e molti feriti costituirono il numero degli scontri, protrattisi fino al 6 luglio, noti come “Vespri fiumani”; Parigi decise lo scioglimento del Consiglio Nazionale Fiumano e pretese il ritiro dei militari italiani (falsamente accusati di avere provocato gli incidenti).
Il 30 giugno 1919 una delegazione guidata da Grossich incontrò a Roma d’Annunzio, chiedendogli di assumere la guida del movimento di resistenza fiumano: d’Annunzio accettò, e su attestato autografo redatto, si convenne di procedere all’arruolamento di volontari nell’ambito dei vari raggruppamenti nazionalisti per farli successivamente convergere a Fiume. A Parigi si decisero così alcune sanzioni e l’allontanamento dei Granatieri di Sardegna i quali sotto il comando del generale Mario Grazioli, lasciarono Fiume il 25 agosto 1919 acquartierandosi a Ronchi. Da qui sette ufficiali inviarono a D’Annunzio una lettera in cui lo invitavano a porsi a capo di una spedizione che a Fiume ne rivendicasse l’italianità.
La Marcia di Ronchi
D’Annunzio informò Mussolini solo il giorno prima della partenza per Fiume quando, sciolta ogni riserva ed attestato che non vi fosse nessun altro impedimento, gli inviò una lettera (con autografo) chiedendogli sostegno.
«Mio caro compagno, il dado è tratto. Parto ora. Domattina prenderò Fiume con le armi. Il Dio d’Italia ci assista. Mi levo dal letto febbricitante. Ma non è possibile differire. Anche una volta lo spirito domerà la carne miserabile… Sostenete la Causa vigorosamente, durante il conflitto. Vi abbraccio.» |
Qui giunsero anche i volontari al seguito del tenente Guido Keller. Il 12 settembre i granatieri comandati dal maggiore Reina intrapresero la Marcia di Ronchi, ed in viaggio verso Fiume alla colonna si unirono altri volontari tra cui alcuni gruppi di bersaglieri che in realtà avrebbero dovuto bloccarlo. Oltrepassato il confine presidiato dal generale Vittorio Emanuele Pittaluga, dopo essersi congiunto con la Legione Fiumana di Host-Venturi, D’Annunzio prese possesso della città acclamato dalla popolazione italiana e dai volontari lì presenti. Nel pomeriggio D’Annunzio proclamò l’annessione all’Italia di Fiume.
«Italiani di Fiume! Nel mondo folle e vile, Fiume è oggi il segno della libertà; nel mondo folle e vile vi è una sola verità: e questa è Fiume; vi è un solo amore: e questo è Fiume! Fiume è come un faro luminoso che splende in mezzo ad un mare di abiezione… Io soldato, io volontario, io mutilato di guerra, credo di interpretare la volontà di tutto il sano popolo d’Italia proclamando l’annessione di Fiume.» |
(Dal discorso tenuto da D’Annunzio il 12 settembre dal Palazzo del Governo di Fiume) |
Questa giornata sarà in seguito celebrata come il giorno della “Santa Entrata“.
Il 22 settembre approdò la Nave della Regia marina “Cortellazzo” (ex incrociatore Marco Polo) che si unì ai legionari di D’Annunzio.
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