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❌🙁Berretto garibaldino spedizione Mille e Campagne ’66-’70

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Berretto appartenuto ad un garibaldino , per le campagne del periodo 1866-1870, dopo la spedizione dei MILLE di Giuseppe Garibaldi . Originale del periodo 1860 – 1870 , in panno rosso, con tamburo in panno verde, e profilature verdi, visiera di forma squadrata, con numero “7” applicato. Notare la fodera interna in “rigato”, ed il sottogola con fibbietta in metallo. Usato ma in condizioni eccellenti.

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Description

Berretto appartenuto ad un garibaldino, indossato durante le campagne del 1866-1870 , successivo quindi alla spedizione dei MILLE di Giuseppe Garibaldi . Berretto assolutamente originale, databile in uno spazio di tempo tra il 1860 ed il 1870 , in panno rosso, con tamburo in panno verde, e profilature verdi, e la visiera di forma squadrata come d’uso in quel periodo.  Applicato troviamo il numero “7” ad indicare una compagnia di appartenenza del volontario , non meglio decodificata. Questo berretto garibaldino presenta dunque tutte le caratteristiche note dei berretti/bonetti di quel periodo, usati anche nella spedizione dei Mille e per le altre campagne, e soprattutto notate la fodera interna in “rigato”, ed il sottogola con fibbietta in metallo, assicurato al berretto per mezzo di due bottoncini in metallo dorato. Usato ma in condizioni eccellenti, assolutamente ricca di storia e di fascino, è stato usato  per le campagne condotte agli ordini del generale Garibaldi, nel periodo 1866-1870.

 

Ritratto di garibaldino

  berretto garibaldino spedizione mille

Camicia e berretto di garibaldino della spedizione dei mille conservato in museo a confronto con il materiale in vendita

 

NOTIZIE

Storia

La spedizione dei Mille fu uno degli episodi cruciali del Risorgimento. Avvenne nel 1860 quando un migliaio di volontari, al comando di Giuseppe Garibaldi, partì nella notte tra il 5 e il 6 maggio da Quarto, nel territorio del Regno di Sardegna alla volta della Sicilia, nel Regno delle Due Sicilie.

Lo scopo della spedizione fu di appoggiare le rivolte scoppiate nell’isola e capovolgere il governo borbonico. I volontari sbarcarono l’11 maggio presso Marsala e, grazie al contributo di volontari meridionali e allo sbarco di altre spedizioni garibaldine, aumentarono di numero creando l’Esercito meridionale, il quale si mosse verso nord alla volta di Napoli.

Dopo una serie di battaglie vittoriose contro l’esercito borbonico, i volontari garibaldini riuscirono a conquistare tutto il Regno delle Due Sicilie permettendone l’annessione al nascente Stato italiano.

Data l’importanza e la quantità di informazioni riguardanti l’evento, si rimanda alle pagine di Wikipedia , all’ elenco dei mille, ed altre, che trattano nel dettaglio tutti gli antefatti ed i fatti.

Il numero dei “Mille

L’elenco con ruolo definitivo della spedizione dei Mille di Garibaldi e che dovettero avere la medaglia, fu pubblicato in Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia del 12 novembre 1878, revisione del precedente elenco dei Mille di Marsala di Giuseppe Garibaldi pubblicato dal Ministero della Guerra nel bollettino n. 21 (Anno 1864), per concedere la medaglia e le relative pensioni “di guerra” ai volontari, aventi diritto ai sensi della legge 22 gennaio 1865, n.2119.
Sulla base della documentazione disponibile gli storici hanno stimato il numero dei volontari partiti il 5 maggio 1860 da Genova in circa 1.150, dei quali 1.089 sarebbero sbarcati a Marsala, in quanto una sessantina erano stati destinati alla diversione dello Zambianchi, alcuni avevano lasciato la spedizione per contrasti politici e 4 o 5 si erano aggregati a Porto Santo Stefano nascondendosi nelle stive. A Porto Santo Stefano furono respinti molti militari che avrebbero voluto unirsi alla spedizione.
Va anche considerato che lo storico Mario Menghini riporta il fatto che, durante la sosta a Talamone, Garibaldi scartò dagli effettivi un centinaio di volontari non ritenuti idonei per vari motivi, volontari scartati che fecero quindi ritorno a Genova via Livorno (Supplemento al Movimento del 13 maggio 1860, La Spedizione Garibaldina); secondo tale dato il numero dei volontari dovrebbe pertanto essere diminuito, salvo eventuali rimpiazzi sul luogo.

Occorre però considerare che l’Esercito garibaldino, anche se ispirato alle norme del regolare Corpo dei Cacciatori delle Alpi, era composto di volontari organizzati autonomamente in maniera spesso improvvisata, pertanto le ricostruzioni da parte degli storici, basate solo su documenti, possono incontrare limiti, in quanto la formazione dei reparti e la loro consistenza erano variabili e non sempre documentate come in un esercito regolare, anche per mancanza di tempo e di personale dedicato.

Dopo l’arrivo della Spedizione dei Mille di Garibaldi  a Marsala, probabilmente prima della assegnazione della medaglia, il comitato patriottico di Palermo scriveva indicando in oltre 1.500 i volontari garibaldini sbarcati:

«Garibaldi è fra noi, seguito da tremila combattenti, dei quali più della metà sono i cacciatori delle Alpi, innanzi a cui i Tedeschi fuggirono a Como;… »
(Storia popolare della rivoluzione di Sicilia e della impresa di Giuseppe Garibaldi – Franco Mistrali – pag. 88)

E d’altro lato nel suo decreto il comandante borbonico della piazza di Palermo diminuiva ad 800 il numero degli sbarcati:

«La più grande violazione al diritto delle genti ha ricondotto i pericoli nell’Isola ed in questa città. Ottocento avventurieri col loro generale ed uno stato maggiore sbarcarono a Marsala da due legni sardi il Lombardo ed il Piemonte, il giorno li dello stante col disegno di provocare la rivolta ed avvolgere il paese nell’anarchia. »
(Storia popolare della rivoluzione di Sicilia e della impresa di Giuseppe Garibaldi – Franco Mistrali – pag. 89)

Lo storico Mario Menghini nella sua opera “La Spedizione garibaldina di Sicilia e di Napoli”, pubblicata nel 1907, riporta il testo di alcune lettere di partecipanti con medaglia alla Spedizione dei Mille di Garibaldi, già pubblicate in altri giornali, dalle quali si desume che a Talamone i volontari inquadrati sarebbero stati oltre 1.500 (Lettera da campo di Talamone presso … del 7 maggio 1860), numero che viene confermato anche dopo lo sbarco in una successiva lettera del 12 maggio 1860, mentre in altra lettera pubblicata in “Unità Italiana” del 29 maggio 1860, si parla di 1.200 sbarcati. Il Menghini cita anche che, durante la sosta a Talamone, Garibaldi scartò dagli effettivi un centinaio di volontari non ritenuti idonei per vari motivi, volontari scartati che fecero quindi ritorno a Genova via Livorno (Supplemento al Movimento del 13 maggio 1860), secondo tale dato il numero dei volontari dovrebbe pertanto essere diminuito, salvo eventuali rimpiazzi sul luogo.
Sul numero dei volontari partiti il giorno 9 da Talamone, Carlo Agrati cita che il Sylva li fa ammontare a 1.150, equipaggi compresi, (400 sul Piemonte e 750 sul Lombardo), mentre dall’archivio Cortes risulta che sul Lombardo i volontari imbarcati quel giorno erano 627, che sommati ai 400 del Piemonte darebbero il totale di 1.027 imbarcati, cifra che escludendo gli equipaggi, se corretta, sembra confermare quanto affermato dallo storico Mario Menghini sull’esclusione di 100 volontari per inidoneità o altri motivi. In effetti sul numero dei volontari effettivamente partiti da Genova, Talamone e poi sbarcati esistono anche altre diverse versioni di varie fonti, anche se non riconosciute (vedere:Il numero dei “Mille” e La partenza e la stampa internazionale).
Un’altra fonte di informazioni circa il numero di volontari imbarcati a Genova è desunta dai “Dispacci elettrici dell’Agenzia Stefani” pubblicati anche nella Gazzetta Ufficiale dell’epoca e riportati anche dalla stampa internazionale.
Nella Gazzetta Ufficiale del 9 maggio 1860, dispaccio n. 419, Parigi 9 maggio sera, il giornale Morning Post riporta come positivo che Garibaldi si è imbarcato a Genova con 3.000 individui, mentre il dispaccio n. 420, Parigi 9 maggio (sera) – il giornale La Patrie scrive che, indipendentemente dal legno su cui si imbarcò Garibaldi, due altri vapori lasciarono Genova con 1.400 Cacciatori delle Alpi, romagnoli, lombardi e genovesi; e che altri quattro legni han dovuto da differenti punti raggiungere Garibaldi. “La spedizione (continua il giornale La Patrie) è organizzata su vasta scala: possiede armi, munizioni viveri, materiale per accampamento, mezzi per sostenere diversi mesi di lotta”. Le sottoscrizioni raccolte in Inghilterra e in Italia non essendo bastevoli a coprire le spese della spedizione, La Patrie domanda chi ha fornito il complemento del denaro necessario. 
Il dispaccio n° 421, Parigi, 10 maggio, mattino – Informazioni recano che Garibaldi ha con sé 24 cannoni. Nella Gazzetta Ufficiale del 19 maggio 1860 viene riportato il dispaccio telegrafico n° 453 del 18 maggio, nel quale si annuncia, tra l’altro, lo sbarco di ulteriori volontari “emigrati siciliani” presso Tre Fontane, senza indicarne la consistenza, né il numero o la nave che li trasportava.
Le notizie raccolte da varie fonti sul numero dei volontari della spedizione dei Mille di Garibaldi sono pertanto diverse, anche se più volte le fonti citate indicano il numero dei volontari in circa 1.500, considerando la difficoltà di documentare una forza militare irregolare, che si formava rapidamente in semi clandestinità tollerata e il fatto che tale formazione armata doveva anche documentarsi in condizioni precarie, tutti i dati che si possono ricavare, anche con eventuali ragionevoli arrotondamenti, forse non renderanno mai il numero reale di quanti partirono allora e/o si unirono strada facendo alla spedizione.
Si può ipotizzare che un ulteriore utile riscontro potrebbe essere fornito dal rinvenimento di eventuali “rapporti riservati”, che si presume sicuramente il Regno di Sardegna facesse redigere, in quanto non appare verosimile che Cavour non si preoccupasse di conoscere l’entità della spedizione, nella quale presumibilmente si arruolavano anche alcuni “cavourriani” per osservare dall’interno e riferire in caso di progetti contrari a quanto Cavour riteneva opportuno. Di tale fatto non c’è ovviamente prova, ma è più che logico che il grande statista avesse predisposto un sistema di monitoraggio e controllo, per evitare che la situazione potesse sfuggire di mano, sia militarmente, che politicamente, fatto questo comprovato dal blocco delle partenze per alcuni successivi sbarchi che i mazziniani avevano in mente di dirigere verso lo Stato Pontificio, prima con Medici e poi con Pianciani e Nicotera, spedizioni che vennero dirottate tutte verso la Sicilia, le ultime due anche in parte con l’uso della forza.

Le componenti

Circa un sesto dei partecipanti alla spedizione dei Mille di Garibaldi, proveniva dalla provincia di Bergamo, che, pertanto, può fregiarsi del titolo di provincia dei Garibaldini (dai memoriali di Guido Sylva, garibaldino e storico dei Mille, ferito a Calatafimi, pluridecorato, commissionario e già Ufficiale dell’Esercito Sabaudo). In base alla provenienza regionale, i Mille possono essere così suddivisi (totale 1126):

  • Piemonte 29
  • Circondario di Nizza 3
  • Liguria 160
  • Lombardia 437 (di cui 179 bergamaschi; 63 bresciani; 33 mantovani)
  • Trentino 10
  • Alto Adige 1
  • Friuli 21
  • Veneto 150
  • Emilia e Romagna 39
  • Toscana 82
  • Marche 11
  • Umbria 5
  • Lazio 29
  • Sardegna 51
  • Abruzzo 12
  • Campania 17
  • Puglia 4
  • Basilicata 1
  • Calabria 21
  • Savoia 1
  • Sicilia 42

I rimanenti sono nati all’estero, o di provenienza ignota, o stranieri. Il componente più giovane fu il veneto Giuseppe Marchetti, di Chioggia, che si imbarcò da Quarto dei Mille all’età di undici anni (ancora da compiere) assieme al padre Luigi. Il bergamasco Adolfo Biffi fu invece il più giovane a morire, ucciso nel primo assalto a Calatafimi ad appena 13 anni. Il componente della spedizione dei Mille più longevo è stato Giovanni Battista Egisto Sivelli, genovese, nato nel 1843 e morto a 91 anni nel 1934.

 

 

Fonti Wikipedia

 

9.19

Additional information

Weight4 kg
Dimensions50 × 50 × 35 cm

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