Description
Importantissima scultura in bronzo raffigurante un sottufficiale della MVSN specialità Milizia Portuaria (Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale) con splendidi dettagli uniformologici, buffetteria, fregio all’omero sinistro, e con in testa il berretto alla boera. Il milite intento nell’azione di scrutare l’orizzonte del mare del quale la Portuaria era custode e vigile, così come si evince e come viene evidenziato dalla dicitura incisa sulla banchina / base del bronzo, MARE NOSTRUM .
Il magnifico bronzo, a tutto tondo, realizzato nelle officine della prestigiosa Fonderia CHIURAZZI di Napoli, come si vede dal bollo della manifattura riportato sulla base della banchina, poggia su una basetta di marmo , e dalle piccole onde che si vedono in basso, si erge la banchina e a seguire tutta la struttura della figura, compresa l’imponente massa della cima che si annoda alla banchina stessa. Il sottufficiale è armato di moschetto, che tiene con la mano destra, ed alla sinistra della cinta porta la baionetta infoderata.
L’opera di pregevole fattura, è firmata ZAMPICININI OTELLO ANNO VII , riportandoci dunque al 1929.
In perfette condizioni, una scultura magnifica. Imperdibile
MISURE : altezza totale cm.60
altezza milite portuaria cm.40
FIRMA : Zampicinini Otello
NOTIZIE
La Milizia volontaria per la sicurezza nazionale (in acronimo MVSN, spesso genericamente identificata con la locuzione camicie nere a causa delle camicie di colore nero adottate quale parte della divisa, come spesso indicato anche nella storiografia non italiana) è stato un corpo di gendarmeria a ordinamento militare e dal 1924 una forza armata dell’Italia fascista.
La sua fondazione fu decisa e annunciata dal Consiglio dei ministri del 28 dicembre 1922 presieduto da Benito Mussolini e decretata dal re Vittorio Emanuele III con regio decreto-legge il 14 gennaio 1923, n. 31 (poi convertito in legge il 17 aprile 1925) entrato in vigore il 1º febbraio 1923; essa accorpò la disciolta Milizia dei Sempre Pronti per la Patria e per il Re dell’Associazione Nazionalista Italiana.
Dal 1927, l’arruolamento nella MVSN costituì l’atto finale della leva fascista, parallelamente all’iscrizione al Partito Nazionale Fascista, con l’adozione del saluto romano.
Inizialmente pensata come milizia a uso esclusivo del PNF (rispondeva solo al Presidente del Consiglio dei ministri e a lui solo era dovuto il giuramento, in contrasto con l’obbligo di giuramento al sovrano), nel tempo con la “costituzionalizzazione” del fascismo e divenendo forza armata, con un evidente contrasto con il Regio esercito, perse la sua esclusività nei compiti e finì col affiancarsi quasi del tutto con le altre forze armate.
La Milizia portuaria (dal 1940: MVSN Milizia nazionale portuaria della quale in vendita abbiamo questo magnifico bronzo) costituita nel 1924 e riordinata nel 1927 fu una specialità della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale.
Storia ed organizzazione
Svolgeva la propria attività in alcuni porti principali e in quei tratti di litorale dell’Italia dove ne era dimostrata la necessità, per concorre ai servizi di polizia e di sicurezza.
Le singole unità per il loro impiego dipendevano dal Ministero delle comunicazioni o dalle competenti autorità militari o di pubblica sicurezza.
Si componeva da un Comando, quattro Legioni e tre distaccamenti autonomi in Africa Orientale Italiana. Il comando era devoluto al comandante del gruppo legioni ferrovieri coadiuvato dall’ufficiale generale e dal Capo di Stato Maggiore del gruppo stesso.
L’organico iniziale comprendeva due consoli, quattro seniori, dieci centurioni, diciotto capimanipolo, cinque aiutanti, quindici capisquadra e cinquecentosettantaquattro militi e allievi militi, un contabile. Gli Ufficiali erano ufficiali di polizia giudiziaria, i graduati e i militi agenti di polizia giudiziaria.
Il servizio nella Milizia Portuaria equivaleva ad ogni effetto come servizio militare di leva, però per coloro che interrompevano la ferma per motivi disciplinari ritornavano nell’obbligo di assolvere la loro ferma di leva, qualunque fosse stata la durata del servizio già prestato.
Comandante generale fu il console Francesco Amilcare Dupanloup.
Uniforme
Il personale della Milizia portuaria vestiva l’uniforme grigioverde della MVSN, con pantaloni lunghi per il servizio di banchina. Si distingueva per le filettature cremisi delle fiamme nere, dei fregi e delle controspalline. Come per tutta la MVSN, i fascetti littori sostituivano sulle fiamme le stellette delle Regie forze armate.
Il fregio, portato sul fez nero e sul berretto rigido, era costituito da un fascio littorio terminante inferiormente con un’ancora, racchiuso tra due rami d’ulivo sormontati dalla corona d’Italia. Nel tondino posto sotto il fascio era riportato il numerale romano del reparto , il medico aveva identico fregio ma il tondino era bianco con la croce rossa .
Ordinamento
- Comando Gruppi Legioni Portuarie (Roma)
- 1ª Legione portuaria “La Fedele” (Genova):
- con distaccamenti a Savona, Ventimiglia, Vado Ligure, Albissola, e Livorno.
- 2ª Legione portuaria (Napoli):
- con distaccamenti a Civitavecchia, Cagliari e Palermo.
- 3ª Legione portuaria (Trieste):
- con distaccamenti a Fiume, Venezia e Pola.
- 4ª Legione portuaria (Bari)
- con distaccamenti ad Ancona, Brindisi, Taranto, Zara, Durazzo, Valona e Gallipoli.
- Distaccamento autonomo di Massaua
- Distaccamento autonomo di Assab
- Distaccamento autonomo di Mogadiscio.
- 1ª Legione portuaria “La Fedele” (Genova):
- Scuola allievi militi (Sabaudia)
- Scuola di Milizia Portuaria (Genova)
Fonderia Chiurazzi, Napoli
La famiglia Chiurazzi era titolare a Napoli di una più importanti fonderie artistiche, la cui origine risale al 1870 circa (anche se alcune fonti riportano il 1840) per iniziativa di Gennaro Chiurazzi senior, al quale si deve tra l’altro l’istituzione di una scuola artistica nel Reale Ospizio dell’Albergo dei Poveri.
Gennaro è stato allievo dello scultore Pietro Masulli (1820-1897) che gli trasmette l’idea di riprodurre l’arte antica, per cui la forza della Fonderia Chiurazzi, fin dall’inizio, è consistita nella straordinaria dotazione di modelli e calchi in gesso, eseguiti sugli originali conservati presso vari musei, primo fra tutti quello archeologico di Napoli.
Nel 1905, Gennaro Chiurazzi, ricordando il suo maestro di scultura Pietro Masulli ne tesse le lodi per il fatto di essere stato il primo ad avere tracciato nell’arte partenopea una strada completamente opposta a quella ormai languente nelle Accademie di Belle Arti: una lavorazione artistica che era possibile applicare anche all’industria di allora, senza il rischio di diventare seriale.
Il tipo di prodotto, unico e ricercato, cui fa riferimento Chiurazzi, è quello che lo aveva già reso famoso ovunque: la riproduzione in bronzo, e a grandezza naturale, di sculture classiche e rinascimentali. Ogni manufatto di Chiurazzi era ottenuto grazie alla tecnica della fusione a cera persa (realizzata su calchi di originali greci e romani conservati al Museo Archeologico Nazionale di Napoli, ai Musei Vaticani, ai Musei Capitolini
e al Museo Borghese di Roma, a Palazzo Pitti, alla Galleria degli Uffizi
e al Museo Nazionale di Firenze), rifinito, poi, dalle mani sensibili di un “mastro cesellatore”.
La possibilità, unica nella storia, di creare calchi da opere di musei così importanti, aveva consentito alla Fonderia Chiurazzi di dotarsi di una gipsoteca comprendente circa millecinquecento calchi in gesso di sculture classiche – dal Doriforo al Discobolo, dall’Ercole Farnese al Laocoonte, dalle più diverse Veneri alle statue imperiali, dai busti ellenistici rinvenuti a Ercolano all’oggettistica di ogni tipo proveniente da Pompei ecc. –, rinascimentali e moderne (dal Mosè di Michelangelo al Perseo di Cellini, dai capolavori di Bernini a quelli di Canova).
Questo aveva permesso alla fonderia napoletana di conquistare clienti in tutto il mondo: non solo le case regnanti d’Europa e d’Oriente, ma anche e soprattutto decine di grandi musei anglosassoni sui due lati dell’Oceano Atlantico che, pur di rendere il senso della bellezza classica in tutte le sue perfette forme e rinnovare quindi il gusto per l’Antico, non esitavano a far sbarcare in America bronzi firmati Chiurazzi. All’apice di questo processo l’episodio più citato e ricordato dalle cronache: la riproduzione, tra il 1974 e il 1975, di tutti i bronzi rinvenuti nella Villa dei Papiri a Ercolano per la decorazione della villa-museo che il magnate del petrolio J. Paul Getty stava costruendo a Malibu, in California, e che ancora oggi ospita la sua collezione di antichità classiche.
Il processo creativo dei bronzi Chiurazzi è quello che Egizi e Cinesi usavano già quattromila anni fa: dopo aver ricavato dal manufatto originale un calco refrattario al calore, quest’ultimo viene ricoperto con uno strato di gomma siliconata che assume la forma dell’originale. Il modello in cera viene sua volta racchiuso in uno stampo, nel quale si crea un sistema di canali di colata e di sfiati per l’aria; tramite riscaldamento la cera si scioglie e lascia spazio al bronzo fuso. Una volta raffreddati, i bronzi – rotto lo stampo – subiscono poi una prima sabbiatura. A questo punto entra in scena l’artista vero e proprio, il “mastro cesellatore” che, con bulini, lime e ceselli (in totale possono essere un centinaio di strumenti diversi), ha il compito di rifinire e mettere in rilievo tutti i più piccoli particolari. L’ultimo passaggio è quello della patinatura. La Fonderia Chiurazzi ne offriva tre tipi: quella detta “Pompei”, di colore verde scuro; quella “Ercolano”, di un marrone molto scuro e uniforme; quella “Moderna”, di un marrone più chiaro e molto luminoso, misto a verde.
Anche questa ultima fase della lavorazione, come tutte le altre, presuppone una lunga esperienza e la conoscenza di una tecnica complicatissima, tramandata da operaio a operaio, da generazione a generazione, tra i cesellatori napoletani che lavorarono per e con Gennaro Chiurazzi, i suoi figli e i suoi nipoti.
Esattamente un anno fa il marchio della Fonderia Chiurazzi, dopo anni di semiabbandono e promesse non mantenute dalla politica italiana, è stato comprato da una società privata dell’Arizona, che ha salvato dalla distruzione un patrimonio unico e irripetibile di calchi accumulati in un secolo e mezzo di storia gloriosa. Il progetto è quello di aprire, nell’area del Napoletano, un Museo Chiurazzi e un centro studi sulla lavorazione manuale del bronzo.
Un’altra eccellenza storica che speriamo tutti di poter salvare dall’oblio di questa distratta Italia contemporanea.
2.20
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