Description
Croce dei volontari PRO DALMAZIA , conosciuta anche come Croce Dalmatica o dei Volontari di Dalmazia, assegnata a militari e civili che si erano prodigati per una Dalmazia italiana al termine della Prima Guerra Mondiale, in seguito alla VITTORIA MUTILATA lamentata da D’Annunzio e da tutti gli italiani, per la disattesa annessione della Dalmazia all’Italia nonostante la sottoscrizione dei paesi vincitori al Patto di Londra.
Realizzata in metallo dorato con bracci smaltati di rosso uniti da quattro nodi Savoia in smalto azzurro e oro, riporta al centro lo stemma della Dalmazia con le tre teste di leopardo coronate, sormontato dal Leone di San Marco.
Esemplare di “prima classe” della croce dei volontari Pro Dalmazia, misura circa mm 40×40 , dotata di spilla posteriore e marcata F.lli Lorioli di Milano. E’ completa della sua scatola originale azzurra, con interno in velluto.
La “Pro Dalmazia” nacque dalla “Dante Alighieri” , legata all’Associazione Nazionale Volontari di Guerra, venne legalmente costituita in Italia nel 1919 subito dopo la fine della guerra. Essa rivendicava l’italianità della Dalmazia e raccoglieva tra i suoi soci nomi come Armando Diaz, un principe d’Aragona, il principe Colonna di Cesarò ed Eugenio Cosleschi, stretto collaboratore di D’Annunzio a Fiume. I componenti della Pro Dalmazia, sostenevano e parteciparono alla nascita del fascismo ottenendo dal Re i “sovrani ringraziamenti per l’opera svolta“. L’originaria impostazione irredentista della “Pro Dalmazia” subì delle trasformazioni negli anni, e così non puntava solo, come pure dichiarava nel programma, alla “difesa dell’italianità in Dalmazia”, ma intendeva imporre, in nome dell’antica romanità, una pretesa superiorità etnica.
Il 4 novembre 1928, la “Pro Dalmazia” venne assorbita nel “Comitato d’azione Dalmatica”, sorto “allo scopo di uniformare alle direttive del Regime e di rendere sempre più efficace ed omogenea l’azione per la difesa dell’italianità e dei diritti d’Italia nella Dalmazia“.
Tra il 1929 e il 1930, mentre nelle città italiane compaiono striscioline di carta con la scritta dattilografata “Dalmazia o morte“, la nuova associazione, che ha sede a Milano, finisce sotto il totale controllo del regime, che affida a Eugenio Coselschi la direzione di un organo settimanale nazionale, “Volontà d’Italia”, di ispirazione imperialista e assorbe nella “Pro Dalmazia” i militanti di tutte le associazioni consimili, sciolte dai prefetti per espressa volontà del duce. Il regime, avviandosi all’avventura coloniale, lavora ad una trasformazione profonda di ciò che resta della vecchia “Pro Dalmazia” e dei suoi Comitati, assorbendoli, come annuncia la “Stefani” nell’ottobre del 1933, nei “Comitati d’azione per la Universalità di Roma”.
MATERIALE ……. : metallo e smalti policromi
DIMENSIONI ……: mm. 40 x 40
MARCHIO ………..: Lorioli, Milano
NOTIZIE
Dopo la guerra, in base al Patto di Londra con cui aveva negoziato la propria entrata in guerra, l’Italia avrebbe dovuto ottenere la Dalmazia settentrionale incluse le città di Zara, Sebenico e Tenin. Tuttavia, in base al principio della nazionalità propugnato dal presidente statunitense Woodrow Wilson, la Dalmazia venne annessa al neocostituito Regno dei Serbi, dei Croati e degli Sloveni, con l’eccezione di Zara (a maggioranza italiana) e dell’isola di Lagosta, che con altre isole (Cherso e Lussino) vennero annesse all’Italia. (Questo foulard inneggia alla Dalmazia italiana , 1915)
Al termine del conflitto 1915-1918 , molti italiani dalla Dalmazia emigrarono in Italia, specialmente a Zara, unica città dalmata annessa all’Italia. Tra il 1918 e il 1921 la comunità italiana della Dalmazia subì rappresaglie, ma in seguito alle convenzioni di Nettuno stipulate tra l’Italia e il Regno dei Serbi, Croati e Sloveni godette di protezioni come minoranza linguistica, anche se rimasero spesso sulla carta.
Negli anni venti la Dalmazia iugoslava diventò teatro di scontri tra il movimento autonomista croato, connesso alla figura di Stjepan Radić, e le forze centraliste legate alla politica serba dei governi di Belgrado (ORJUNA). Al contrario, nella Dalmazia italiana si ebbe un notevole sviluppo economico favorito dagli aiuti economici con matrice politico-propagandistica voluti dal Fascismo… <continua>
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