Description
Grande targa in bronzo declamante il BOLLETTINO DELLA VITTORIA , che il generale Armando Diaz proclamò alla luce della vittoria sull’esercito austro-ungarico e della conseguente fine della Prima Guerra Mondiale, sancita con la firma dell’armistizio di Villa Giusti del 4 Novembre 1918
Oggetto magnificamente realizzato ad altorilievo in fusione di bronzo. A sinistra della placca abbiamo la Vittoria Alata che allegoricamente depone una corona di quercia ed alloro sull’avvenuta vittoria, rappresentata dal testo integrale del bollettino pronunciato dal generale Diaz. Il bollettino è infatti riportato al centro della placca, evidenziato su un riquadro e con caratteri a sbalzo. In alto a sormontare tutta la costruzione grafica, abbiamo tre scudi che simboleggiano l’Italia (scudo crociato savoia) e le giovani annesse Trieste (scudo alabardato) e Trento (scudo con aquila) . La placca è movimentata dagli scudi e dalla Vittoria Alata, che oltre a dare dinamicità all’impianto tutto, ne interrompono il perimetro e la rendono molto piacevole alla vista senza tracce di marzialità nè di rigidità.
La piastra in oggetto non ha firme evidenti, ma la scultura è di pregevole fattura, e riconducibile a qualche eccellente scultore ed incisore attivo all’epoca. E’ applicata su una base rettangolare in legno, anch’essa originale e coeva al bronzo, il tutto di bella misura per essere appesa tramite il suo gancio originale senza troppo ingombro.
MATERIALE : Bronzo su supporto in legno
MISURE piastra : circa cm. 33 x 42
MISURE supporto legno : circa cm. 35 x 50
MARCHIO : –
NOTIZIE
Il Bollettino della Vittoria (qui in versione piastra in bronzo) è il documento ufficiale scritto dopo l’armistizio di Villa Giusti con cui il generale Armando Diaz, comandante supremo del Regio Esercito, annunciò, il 4 novembre 1918, la resa dell’Impero austro-ungarico e la vittoria dell’Italia nella prima guerra mondiale.
Il suo autore materiale sarebbe stato, in realtà, il generale Domenico Siciliani, capo dell’Ufficio stampa del comando supremo. Ogni anno, il 4 novembre, le istituzioni italiane celebrano l’avvenimento con la Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate.
Analogamente fu redatto, dall’ammiraglio Paolo Thaon di Revel, comandante supremo della Regia Marina, il Bollettino della Vittoria Navale. Non fu mai redatto un analogo bollettino per le forze aeree, visto che queste ultime facevano capo al Servizio Aeronautico, reparto destinato agli aeromobili del Regio Esercito: la Regia Aeronautica, terza forza armata del Regno d’Italia, fu infatti istituita nel 1923, dopo la fine della prima guerra mondiale.
Il testo
«Comando Supremo, 4 novembre 1918, ore 12; Bollettino di guerra n. 1268 La guerra contro l’Austria-Ungheria che, sotto l’alta guida di S.M. il Re, duce supremo, l’Esercito Italiano, inferiore per numero e per mezzi, iniziò il 24 maggio 1915 e con fede incrollabile e tenace valore condusse ininterrotta ed asprissima per 41 mesi, è vinta. La gigantesca battaglia ingaggiata il 24 dello scorso ottobre ed alla quale prendevano parte cinquantuno divisioni italiane, tre britanniche, due francesi, una cecoslovacca ed un reggimento americano, contro settantatré divisioni austroungariche, è finita. La fulminea e arditissima avanzata del XXIX Corpo d’Armata su Trento, sbarrando le vie della ritirata alle armate nemiche del Trentino, travolte ad occidente dalle truppe della VII armata e ad oriente da quelle della I, VI e IV, ha determinato ieri lo sfacelo totale della fronte avversaria. Dal Brenta al Torre l’irresistibile slancio della XII, della VIII, della X armata e delle divisioni di cavalleria, ricaccia sempre più indietro il nemico fuggente. Nella pianura, S.A.R. il Duca d’Aosta avanza rapidamente alla testa della sua invitta III armata, anelante di ritornare sulle posizioni da essa già vittoriosamente conquistate, che mai aveva perdute. L’Esercito Austro-Ungarico è annientato: esso ha subito perdite gravissime nell’accanita resistenza dei primi giorni e nell’inseguimento ha perduto quantità ingentissime di materiale di ogni sorta e pressoché per intero i suoi magazzini e i depositi. Ha lasciato finora nelle nostre mani circa trecentomila prigionieri con interi stati maggiori e non meno di cinquemila cannoni. I resti di quello che fu uno dei più potenti eserciti del mondo risalgono in disordine e senza speranza le valli che avevano discese con orgogliosa sicurezza.» |
Curiosità
Successivamente all’apposizione della targa in tutti i municipi d’Italia, la fama e il nome di Diaz divennero quelli di un eroe nazionale; in alcune versioni, tuttavia, essa non terminava con il nome e il cognome del generale, ma semplicemente con “FIRMATO, DIAZ” (nella forma abbreviata “F.TO, DIAZ”), spesso addirittura senza la virgola. La celebrità data al personaggio, unito alla relativa ignoranza o ingenuità della molta parte del popolo che a malapena sapeva leggere, fece credere a molti genitori che “firmato” fosse il nome dell’eroe, così, nei primi anni ’20 del Novecento, in Italia si diffuse, soprattutto nelle fasce più umili, il nome di battesimo “Firmato”, talvolta modificato nel più noto “Firmino” in quanto, pur se presente nel calendario cristiano (i santi Firmato e Flavina, martiri di Auxerre prima del VI secolo, si festeggiano il 5 ottobre) esso non ha mai avuto vera diffusione
Fonti Wikipedia
11.21
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