Description
” L’ARTE DEI RUMORI ” , Russolo Luigi , Milano, Edizioni Futuriste di “Poesia” (Tip. A. Taveggia), 1916, in 8°, brossura stampata in nero al solo piatto anteriore, pp. 92 , 2 carte patinate.
Contiene un ritratto fotografico dell’autore in b.n. su carta patinata f.t., dopo l’occhietto, e la riproduzione in b.n. su carta lucida f.t. (tra p. 8-9) del quadro di Ugo Piatti «Nel laboratorio degli Intonarumori a Milano». Il saggio si apre con il manifesto L’arte dei rumori. Contiene parolibere e spartiti musicali. Cfr. Cammarota, Futurismo, 416.1.
Bruniture in copertina, etichetta in carta tipo ex-libris in copertina, esemplare in più che buone condizioni, come evidenziato dalle fotografie allegate.
AUTORE ………………………….: Russolo , Luigi
ANNO DI PUBBLICAZIONE ……..: 1916
EDITORE …………………………: Edizioni Futuriste di “Poesia”
NUMERO DI PAGINE …………….: 92
LEGATURA ………………………: Brossura editoriale
NOTIZIE
Luigi Carlo Filippo Russolo (Portogruaro, 30 aprile 1885 – Laveno-Mombello, 4 febbraio 1947) è stato un compositore, pittore e inventore italiano.
Futurista e firmatario del manifesto L’arte dei rumori (11 marzo 1913), in cui si teorizzava l’impiego del rumore per arrivare a comporre una musica costituita da rumori puri invece che suoni armonici, è considerato il primo artista ad aver teorizzato e praticato il concetto di noise music. La sua musica veniva eseguita con una famiglia di strumenti da lui stesso ideati, gli Intonarumori, apparecchi meccanici capaci di sviluppare suoni disarmonici e d’avanguardia subito battezzati, nelle performance di quel movimento, “musica futurista”; nel 1922 costruì il “rumorarmonio”, mezzo necessario ad amplificare gli effetti musicali creati dagli intonarumori.
Il fratello Antonio Russolo fu anch’egli compositore futurista.
La figura di Luigi Russolo quale pittore, musicista e inventore, rimane tra i protagonisti del futurismo e il debito che tutta la musica del Novecento ha per la sua intuizione di un nuovo mondo sonoro nel quale il rumore si fa musica non è ancora stato riconosciuto fino in fondo.
Da ragazzo studiò per diventare violinista, ma poi si avvicinò alla pittura. Stabilitosi a Milano nel 1901 frequentò l’Accademia di Belle Arti di Brera, partecipando in quel periodo al restauro del Cenacolo di Leonardo in Santa Maria delle Grazie. Nel 1913 dipinse l’opera Dinamismo di un’Automobile
I suoi manifesti ed il volume L’arte dei rumori, uniti all’invenzione degli “Intonarumori”, strumenti capaci di generare un rumore modulato in altezza, precorrono tutta l’esperienza della musique concrète e della musica elettronica: Russolo inventò tra l’altro l’arco enarmonico e il piano enarmonico, ma soprattutto il rumonarmonio, che riuniva vari intonarumori insieme, pilotati da tastiere e pedaliere simili ad armonium. Tutti questi strumenti furono impiegati nel 1927 per gli spettacoli della pantomima futurista al Thèatre de la Madeleine di Parigi. La partitura di Risveglio di una città (una composizione definita “spirale di rumore” dall’autore) è andata quasi del tutto perduta.
Durante gli ultimi anni della sua vita si dedicò ad esperimenti di metapsichica e pubblicò il volume Al di là della materia (Milano 1938, Brocca). Riprese a dipingere nel 1941-42, in uno stile vagamente naïf che egli stesso definì “classico moderno”.
Dal 2018 è stata istituita una galleria permanente nella casa in cui è nato: Palazzo Altan Venanzio, denominata “Casa Russolo”. La Galleria contiene 5 sue opere compreso il suo autoritratto e quasi tutte le lastre della sua produzione incisoria che va dal 1906 (fase simbolista) al 1913 (fase futurista) con “Movimenti simultanei di una donna”.
“Attraversiamo una grande capitale moderna, con le orecchie più attente degli occhi, e godremo nel distinguere i risucchi d’acqua, d’aria o di gas nei tubi metallici, il borbottìo dei motori che fiatano e pulsano con una indiscutibile animalità, il palpitare delle valvole, l’andirivieni degli stantuffi, gli stridori delle seghe meccaniche, i balzi del tram sulle rotaie, lo schioccar delle fruste, il garrire delle tende e delle bandiere. Ci divertiremo ad orchestrare idealmente insieme il fragore delle saracinesche dei negozi, le porte sbatacchianti, il brusìo e lo scarpiccìo delle folle, i diversi frastuoni delle stazioni, delle ferrerie, delle filande, delle tipografie, delle centrali elettriche e delle ferrovie sotterranee” (Russolo Luigi., L’arte dei rumori, in Maffina, G. F.., Luigi Russolo e l’arte dei rumori, Torino, ed. Martano, 1978, p. 131). [1]
È il 2 giugno 1913 quando, in una serata futurista al Teatro Storchi di Modena, Luigi Russolo presenta al pubblico in sala il primo dei suoi Intonarumori, uno scoppiatore. E’ molto indicativa la risposta del pubblico, totalmente impreparato nell’ assistere ad una rappresentazione simile. In un giornale dell’epoca, “La gazzetta dell’Emili”a, del 3 giugno 1913, troviamo una recensione dell’avvenimento, dal titolo L’allegra serata futurista al Teatro Storchi.
È compito di Filippo Tommaso Marinetti introdurre, fra le continue interruzioni del pubblico, l’ingresso dello strumento, che, promette: “…darà piacevoli sensazioni”. Dopo una classificazione dei rumori che ne hanno ispirato la costruzione, Luigi Russolo, insieme al suo collaboratore e amico Ugo Piatti, porta sul palco l’atteso scoppiatore: “…L’apparizione del famoso scoppiatore è accolta da risate omeriche e da grida violentissime. Voci “al manicomio!”
…Tra l’ilarità più viva e più rumorosa, tra le interruzioni continue e vivacissime del pubblico che grida: “C’è un trucco, c’è un trucco! Aprite la scatola! Siete degli imitatori, dei passatisti! Volete farci apprezzare un imitazione, mentre possiamo facilmente gustare l’originale!” Russolo e Piatti provano due volte lo strumento…Il pubblico ride clamorosamente e Marinetti perdendo la calma Grida: “Voi che avete l’attitudine scettica che hanno i contadini davanti a…”Non può proseguire, il pandemonio è al colmo”(Maffina. Op. Cit. p. 29.)
Di nuovo urla e fischi, ma anche qualche applauso, mentre Russolo mette in funzione la macchina. Il rumore prodotto dalla folla è talmente alto, da coprire perfino quello dell’Intonarumori, tanto che i futuristi sono costretti a terminare la serata. “Sapevo perfettamente – esclamerà Marinetti rivolto al pubblico, mentre tutti escono di scena – che gli asini vogliono il monopolio dei rumori!”
Russolo inizia la progettazione degli Intonarumori dopo aver redatto l’importante lettera-manifesto L’Arte dei Rumori (11 marzo 1913) indirizzata al musicista-futurista F. Balilla Pratella. Leggiamo: “La vita antica fu tutta silenzio. Nel diciannovesimo secolo, con l’invenzione delle macchine, nacque il Rumore. Oggi, il Rumore domina sovrano sulla sensibilità degli uomini”. (Russolo., L’arte dei rumori in Maffina. Op. Cit. p. 129).
Luigi Russolo sostiene che l’evoluzione musicale stia già muovendo verso la ricerca nell’amalgamare suoni più dissonanti e che ciò porterà verso l’identificazione del suono-rumore. Nel testo analizza la distinzione fra suono e rumore, individuando nel carattere di continuità che ha il primo rispetto al secondo, più frammentario ed irregolare, una diversità sulla quale lavorare per arrivare a “… rompere questo cerchio ristretto di suoni puri e conquistare la varietà infinita di suoni-rumori.” Ci spiega che per produrre un suono è necessario che un corpo vibri regolarmente e ad una velocità tale che nel nostro nervo uditivo persista la sensazione delle vibrazioni in successione che si fondano per formare un suono musicale continuo: “… se io riesco a riprodurre un rumorecon questa rapidità, ottengo un Suono fatto dall’insieme di tanti rumori, o meglio un rumore il cui successivo ripetersi sarà sufficientemente rapido per dare una sensazione di continuità pari a quella del suono.”
La differenza di timbro viene analizzata invece con la definizione dei suoni armonici. Ogni corpo che vibra, dice, oltre alla sua vibrazione più lunga, che corrisponde alla nota fondamentale, si suddivide in altre parti che seguono le vibrazioni d’insieme ma con una diversa lunghezza d’onda. Si vengono così a formare nodi e ventri e la diversità della composizione di questi, determina vibrazioni secondarie che modificano il timbro della nota fondamentale. “Nel produrre rumore – dice ancora Russolo – la forza e l’irregolarità con cui un corpo è posto in vibrazione determinano una produzione di suoni armonici vastissima.” E fa un esempio: se immergiamo una bacchetta in un acqua calma essa produce una serie di onde che, partendo dalla bacchetta stessa, si propagano allargandosi regolarmente. Se essa viene agitata provocherà altre ondulazioni che si sovrappongono in parte alla prima e poi si moltiplicano e espandono attorno al punto di agitazione.
“La differenza,vera e fondamentale, fra il suono e il rumore si riduce unicamente a questa: essere il rumore molto più ricco di suoni armonici di quanto non lo sia generalmente il suono…ma siccome questi suoni armonici, accompagnano sempre un tono fondamentale predominante. Ogni rumore ha il suo tono.” ( Russolo., L’arte dei rumori in Maffina. Op. Cit. p. 143).
Egli riesce a rendere possibile, meccanicamente, le variazioni di tono e semitono: tutti i passaggi enarmonici che troviamo nei rumori della natura, attraverso un diaframma del quale viene modificata la tensione. “Viene subito logica una domanda: se esistono in natura questi suoni enarmonici, se anzi in natura, come abbiamo visto, il suono-rumore esiste solo in questi suoni, e se questi suoni sono facilmente percepiti dal nostro orecchio, perché dunque non adoperarli nell’arte musicale?” (Russolo in Maffina. Op. Cit. p. 60. )
Si affaccia a questo punto il problema di come scrivere una musica enarmonica, visto che nel sistema classico di scrittura non vengono considerate le suddivisioni del semitono. Per identificare il passaggio enarmonico tra un tono e l’altro, Russolo, inventa la linea-nota, che trova più indicata per tracciare la continuità dinamica che egli vede come essenza dell’enarmonia. Nei mesi successivi all’uscita del manifesto, Russolo, con la collaborazione del suo amico pittore Ugo Piatti, inizia la costruzione dei primi Intonarumori. In un clima di forte fervore creativo viene realizzato il primo Intonarumori, lo scoppiatore, che verrà mostrato nella serata al Teatro Storchi di Modena. “Questo primo strumento – dirà Russolo – riproduceva il rumore caratteristico del motore a scoppio e poteva variare il tono di questo rumore entro il limite di due ottave”. Né mancarono gli entusiasti: “Poiché tutti avevano potuto constatare le mutazioni di tono avvenute in un timbro di rumore così tipico come quello del motore a scoppio”.
Per cercare di raccogliere le varietà di possibilità di rumori che la vita gli sottopone, Russolo pensa a 6 famiglie di rumori: 1– Rombi, tuoni, scoppi, scrosci, tonfi, boati. 2– Fischi, sibili, sbuffi. 3– bisbigli, mormorii, borbottii, brusii, gorgoglii. 4– Stridori, scricchiolii, fruscii, ronzii, crepitii, stropiccii. 5– rumori ottenuti a percussione su metalli, legni, pelli, pietre, terrecotte, ecc. 6– voci di animali e di uomini: gridi, strilli, gemiti, urla, ululati, risate, rantoli, singhiozzi. In questo elenco abbiamo racchiuso i più caratteristici fra i rumori fondamentali; gli altri non sono che le associazioni di questi. (Op. Cit. p. 133)
I primi 21 Intonarumori sono ululatori, rombatori, crepitatori, stropicciatori, scoppiatori, gorgogliatori, ronzatori e sibilatori. L’Intonarumori, da lui descritto, si presenta come una scatola a base rettangolare, con una tromba nel lato anteriore ed una manovella in quello posteriore. Quest’ultima serve a dare il movimento che determina la produzione dell’eccitazione rumoristica. In base alla velocità con cui viene manovrata, essa modifica di intensità il suono, dando i piano e i forte.
Nella parte superiore troviamo una leva che, muovendosi su una scala graduata, ha la funzione di variare di tono, semitono e frazione di tono. Spostandola, noi aumentiamo la tensione della corda armonica che allo stesso tempo si accorcia per mezzo di un ponticello. Più la corda viene posta in tensione più il suono si fa acuto.
Gli Intonarumori si suonano impugnando con la mano sinistra la leva e con la destra facendo girare la manovella, o premendo un bottone per quelli messi in azione elettricamente. Russolo passa quindi ad elencare gli effetti sonori di ogni sua macchina:
“I Crepitatori danno un crepitìo metallico al quale è difficile trovare un paragone. Hanno una fortissima intensità, intonazione perfetta e facile, timbro ricco di suoni armonici acuti, offrono grandissime risorse, variazioni di intensità, soprattutto negli acuti, che possono dare una specie di grugnito acuto di animale scuoiato, oppure un dolcissimo tintinnio regolabile, netto, staccato, argentino. Il crepitatore acuto si presta magnificamente a degli a solo di grande effetto ed è forse lo strumento con il quale è possibile fare delle virtuosità. I bassi invece danno effetti come di ferraglia che cozzi e che venga agitata con una rapidità confusionaria, o con una nettezza e secchezza veramente crepidanti”(Op. Cit. p. 169)
Fonti Wikipedia , Digicult
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