Description
Tazzina e piattino in ceramica policroma, dipinta a mano, dal titolo CANGIULLO PIEDIGROTTA , firmata al retro Albisola , B.V. CHILLE . Commemorativa dell’omonima opera del grande scrittore Francesco Cangiullo, questo set da caffè si presenta in buone condizioni, con piccole mancanze di colore sparse, come ben evidenziato dalle fotografie allegate.
Il piattino misura cm.14,5 di diametro, e la tazzina cm.8,5 di altezza per cm.7,5 diametro.
NOTIZIE
Francesco Cangiullo (Napoli, 27 gennaio 1884 â Livorno, 22 luglio 1977) è stato uno scrittore, poeta e pittore italiano. Partecipò attivamente al Futurismo e alla redazione dei manifesti futuristi.
Giovanissimo, si appassiona alla musica, in particolare alla canzone. Fa studi musicali irregolari, ma si distingue ben presto come autore di canzoni e come direttore di piccoli gruppi orchestrali nei Caffè Concerto, molto in voga agli inizi del XX secolo. Nel 1906 pubblica Piedigrotta Cangiullo.
Nel 1910 incontra a Napoli Filippo Tommaso Marinetti. Questo incontro è per lui decisivo, tanto che decide di aderire subito al Futurismo, anche se ufficialmente il suo ingresso nel movimento è registrato nel 1913. Diviene collaboratore delle riviste Lacerba, Vela Latina e L’Italia futurista.
Nel 1914 partecipa alla Libera Esposizione Internazionale Futurista presso la Galleria Sprovieri di Roma, con dipinti e sculture realizzati in collaborazione con Marinetti e Balla.
Nel 1916 pubblica Piedigrotta, poema parolibero ispirato alla omonima festa popolare napoletana, che due anni prima era stato oggetto di due serate nelle Gallerie Sprovieri di Roma (il 29 marzo 1914) e di Napoli (14 maggio 1914), alle quali partecipano, tra gli altri, Filippo Tommaso Marinetti, Giacomo Balla, Fortunato Depero, Luciano Folgore e Mario Sironi oltre al gallerista Giuseppe Sprovieri. L’evento inaugura la dissacrante stagione dell’avanguardia performativa. Sempre nel 1916 raccoglie in un taccuino una serie di poesie in vernacolo dal titolo Verde nuovo (il documento è conservato nell’Archivio della Fondazione Primo Conti). Nel 1919 pubblica Caffeconcerto: Alfabeto a sorpresa, un’opera tipicamente futurista, dove la scrittura assume anche una valenza pittorica, attraverso suggestioni tipografiche che animano le lettere dell’alfabeto facendole diventare personaggi di uno spettacolo. Simile per ispirazione è il manifesto Il mobilio futurista, che Cangiullo pubblica il 22 febbraio 1920, e in cui auspica la creazione di mobili parlanti fatti di “intrecci, scontri e corpo-a-corpo di lettere di svariati caratteri”.
Cangiullo si interessa molto al teatro. Nel 1917 collabora con Ettore Petrolini, che mette in scena Il Donnaiuolo e le quattro stagioni al Teatro Adriano di Roma.
Petrolini, nell’arco della sua carriera, porterĂ in scena, ben ÂŤdodici sintesiÂť di Cangiullo. Nel 1918 scrive con lui Radioscopia, atto unico pubblicato sul “Corriere di Napoli” e rappresentato per la prima volta al Teatro Politeama. Nel 1919 Mario Bonnard ne trae il film Mentre il pubblico ride, interpretato da Petrolini e Niny Dinelli. Questo atto unico, creduto perduto, è stato recuperato e ripubblicato nel 1981.
Partecipa attivamente alle iniziative teatrali futuriste, sia a livello teorico che organizzativo.. Nel 1921 cura la direzione artistica della “Compagnia del Teatro della Sorpresa” diretta da Rodolfo De Angelis, alla quale aderiscono, in qualitĂ di scenografi e scenotecnici, artisti come Fortunato Depero e Enrico Prampolini e musicisti come Franco Casavola e Silvio Mix.. Il Teatro della Sorpresa è tenuto a battesimo il 30 settembre di quell’anno al Real Teatro Mercadante di Napoli. L’11 ottobre scrive il relativo manifesto con Marinetti, che verrĂ pubblicato nel mese di gennaio dell’anno seguente con un’appendice di sintesi teatrali. Nel 1923 pubblica Poesia pentagrammata, dove i testi poetici sono scritti direttamente su carta da musica “per dare il tempo ai suoni onomatopeici e al rumorismo” futurista.
Nel 1924 si distacca dal Futurismo, anche se rimane amico di Marinetti. Nel 1930 pubblica le Serate futuriste in cui raccoglie i suoi ricordi dell’esperienza futurista. Nel 1931 decide di rientrare nel movimento, ma senza piĂš l’entusiasmo e l’energia di un tempo.
La voce di Francesco Cangiullo, che declama “il Sifone d’oro”, può essere ascoltata nell’antologia storico-critica della poesia sonora Futura, curata da Arrigo Lora Totino nel 1978.
Francesco Cangiullo era il primogenito di undici fratelli, tra i quali Pasqualino e Giuseppe. Pasqualino collaborò attivamente al movimento futurista, mentre il fratello Giuseppe fu un pioniere del calcio partenopeo.
Poeta, scrittore, pittore, Cangiullo fu autore spregiudicato e irriverente umorista con la sua âPiedigrottaâ. Protagonista di primo piano della stagione futurista al pari di Balla, Russolo, Altomare e Palazzeschi. ÂŤAvevamo vegliato tutta la notte, i miei amici ed io, sotto lampade di moschea dalle cupole di ottone traforato, stellate come le nostre anime, perchĂŠ come queste irradiate dal chiuso fulgore di un cuore elettricoÂť.
20 febbraio 1909. Su Le Figaro, celebre quotidiano parigino, queste parole, velate da un alone quasi mistico, aprono il Manifesto del Futurismo: è lâatto di fondazione del movimento che fa capo al poeta e letterato Filippo Tommaso Marinetti (Alessandria dâEgitto, 21 dicembre 1876 â Bellagio, 2 dicembre 1944), intorno al quale ruoterĂ un nutrito gruppo di intellettuali ed artisti. Pittura, scultura, teatro, musica, fotografia, cinema, letteratura, architettura, le ÂŤsette sorelleÂť e non solo, sono i tanti campi in cui il Futurismo italiano scompagina la tradizione delle arti; una rivoluzione ardita nel nome del progresso che correva sul filo della tecnologia, della velocitĂ dellâautomobile, della celebrazione della modernitĂ declinata nelle sue molteplici manifestazioni, in piena sintonia con il vitalismo degli anni della Belle Epoque.
Il Futurismo rappresenta una dura sterzata rispetto alla tradizione: la sua poetica è in netta contrapposizione con qualsiasi forma o valore arcaici, boicottati come passatisti, retaggio di un mondo al tramonto ma anche freni al progresso del nuovo incipiente. Parolibere (foto) è un dipinto che incarna quella fede propria dei futuristi; lo realizza Francesco Cangiullo, che fu pittore ma in primis poeta e scrittore prontamente convertitosi alla nuova grammatica marinettiana. Interessatissimo a tutte le forme artistiche e geniale nellâuso delle parole, Cangiullo era nato a Napoli il 27 gennaio del 1884. Insieme con il fratello Pasqualino avrebbe partecipato alla redazione di molti tra i manifesti futuristi.
Precoce e appassionata fu lâadesione al gruppo di Marinetti, dopo lâincontro illuminante con il poeta alessandrino avvenuto nel 1910 proprio a Napoli, al teatro Mercadante, dove Marinetti, Palazzeschi, Altomare, Boccioni, CarrĂ e Russolo avevano scandalizzato il pubblico con una ÂŤserata futuristaÂť . Cangiullo era cosĂŹ abile con le parole che i suoi testi scritti avrebbero fatto il giro del mondo, consacrandolo come sottile umorista (con Hugo Ball e Tristan Tzara tra i suoi principali estimatori, tanto che alcuni testi dellâartista vennero cosĂŹ apprezzati da essere recitati dal gruppo Dada attivo al ÂŤCabaret VoltaireÂť di Zurigo).
Nellâambito della suggestione per lâazione e il sovvertimento di ogni regola precostituita, Marinetti aveva ideato le ÂŤtavole parolibereÂť: una nuova forma narrativa, al passo coi tempi, attraverso cui il poeta è chiamato a sintetizzare la propria espressione, a trovare nuove immagini per mezzo dellâaccostamento incongruo o il raddoppio dei sostantivi, attraverso la soppressione degli aggettivi e con lâutilizzo di un verbo ÂŤrotondo e scorrevole come una ruotaÂť, rigorosamente allâinfinito. Parolibere di Cangiullo è la testimonianza perfetta della rivoluzione letteraria in atto, con lâintroduzione di una suggestione visiva per mezzo di una soluzione grafica allusiva e movimentata al pari degli eventi trattati dal testo scritto.
La visualizzazione delle ÂŤparole in libertĂ Âť sarebbe continuata nella seconda metĂ degli anni dieci e allâinizio dei venti, fra le pagine di ÂŤLacerbaÂť e quelle di ÂŤVela latinaÂť e de ÂŤLâltalia futuristaÂť, e, soprattutto, con lâ aulica sfrontatezza di ÂŤPiedigrottaÂť, datata settembre-ottobre 1913. Proprio i colori e la buona dose di sentimentalismo a buon mercato delle canzoni della famosa festa, dove la componente melanconica è spesso diluita da unâ ironia tutta partenopea, rappresentavano quel ciarpame arcaico della cultura ufficiale napoletana che lâirriverente Cangiullo era deciso a colpire attraverso il âsuoâ futurismo a tutto tondo.
Il poeta mette dunque in scena una Piedigrotta tutta personale, presso la galleria di Sprovieri a via dei Mille, ÂŤcon declamazioni a piĂš voci, corteo di scugnizzi, pianoforte, strumenti piedigrotteschi, fuochi dâartificio; tutto sul magico fondale di BallaâŚÂť. CosĂŹ Marinetti chiosava nella prefazione allâopera di Cangiullo: ÂŤNella Tofa, grossa conchiglia, dalla quale gli scugnizzi traggono soffiando una melopea tragicomica turchino-scura, io ho scoperto una feroce satira della mitologia con tutte le sue sirene, i suoi tritoni e le sue conche marine, che popolano il golfo passatista di Napoli.
â Nel PutipĂš, chiamato anche caccavella o pernacchiatore, piccola scatola di stagno o di terracotta coperta di pelle nella quale è conficcato un giunco che rumoreggia buffonescamente se strofinato da una mano bagnata, è lâironia violenta colla quale una razza sana e giovane corregge e combatte tutti i veleni nostalgici del Chiaro di luna.
â Lo Scetavaiasse, che ha per archetto una sega di legno, ricoperta di sonagli e di pezzi di stagno, è la parodia geniale del violino quale espressione della vita interna e dellâangoscia sentimentale. Ridicolizza spiritosamente il virtuosismo musicale, Paganini, Kubelik, gli angeli suonatori di viola di Benozzo Gozzoli, la musica classica, le sale del Conservatori, piene di noia e di tetraggine deprimente.
-Il Triccaballacche è una specie di lira di legno che ha per corde delle fini sottili aste di legno, terminate da martelli quadrati, pure di legno. suona come i piatti, aprendo e chiudendo le mani alzate che impugnano i due montanti. Eâ la satira dei cortei sacerdotali greco-romani e dei ceteratori che fregiano le architetture passatisteÂť. In poche righe, tutta la ÂŤtrasgressione della tradizioneÂť che si converte al nuovo futurista, con Napoli protagonista.
MarinettiÂ
Filippo Tommaso Marinetti (Alessandria d’Egitto, 22 dicembre 1876 â Bellagio, 2 dicembre 1944) è stato un poeta, scrittore e drammaturgo italiano. Ă conosciuto soprattutto come il fondatore del movimento futurista, la prima avanguardia storica italiana del Novecento.
Fonti  Wikipedia , Il Mediano
2.20
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