Description
Berretto da Vice Segretario del Partito Nazionale Fascista , PNF , una delle massime cariche per gerarca. Berretto estivo in tela bianca , con visiera nera, come da regolamento ufficiale del 1938. Fregio regolamentare per questo tipo di incarico : ricamato in canutiglia dorata con dettagli argentati, aquila completamente dorata , ad ali aperte, poggiante su fascio littorio longitudinale alla base , con scure in canutiglia argentata rivolta verso l’alto; il tutto direttamente ricamato su sottopanno di colore rosso; misure del fregio mm.84 x 85 . Le misure sono quelle consone per le cariche di Vice Segretario e Segretario di partito, considerato che tutti i gerarchi di grado e cariche inferiori, hanno un’aquila generalmente di misure più piccole .
Il berretto ha il tamburo in panno nero (vedi foto) e la parte superiore fino al piatto di colore bianca, rivestito da un telino bianco. Sul tamburo nero è montata la fascia in cotone nero, che riporta il ricamo di due fasci littori incorniciati in un serto ovale di alloro alternati ad un fascio littorio incorniciato da altro alloro; la fascia è profilata da due galloncini dorati ; ai lati troviamo i due bottoncini per il soggolo (cordone del sottogola) del tipo regolamentare, dorati con fascio littorio in rilievo. I due bottoncini hanno il fascio rivolto in direzione simmetrica, ovvero con la scure che guarda all’indietro, sia quello al lato destro che quello montato al lato sinistro.
Il soggolo è conforme al regolamento, in canutiglia completamente dorata, che veniva montato anche per altre cariche da gerarca, ma abbinato all’aquila prima descritta concorre al grado di Vice Segretario del PNF.
In condizioni estremamente belle, presenta leggeri segni di sporco, ma decisamente un berretto in ottime condizioni.
MATERIALE : berretto in stoffa con visiera rigida
MISURE : taglia 59/60
PRODUTTORE : –
NOTIZIE
Fondazione del Partito Nazionale Fascista
Il PNF fu fondato a Roma il 9 novembre 1921 per iniziativa di Benito Mussolini come evoluzione in partito del movimento dei Fasci Italiani di Combattimento – fondati, sempre da Mussolini, a Milano, in piazza San Sepolcro, il 23 marzo 1919. Come movimento giovanile si dotò nel 1921 dell’Avanguardia Giovanile Fascista. Rispetto ai Fasci, il PNF abbandonò, via via che si consolidava al potere, gli ideali socialisteggianti e repubblicani per virare decisamente verso la destra dello scacchiere politico italiano.
La conquista del potere
Dopo la marcia su Roma del 28 ottobre 1922, Mussolini, che era stato eletto parlamentare l’anno precedente insieme ad altri esponenti fascisti, fu incaricato dal re Vittorio Emanuele III di formare un nuovo governo sostenuto da una maggioranza composta anche dal Partito Popolare Italiano e da altri gruppi di estrazione liberale. Il 15 dicembre 1922 fu costituito il Gran Consiglio del Fascismo, organo supremo del Partito Nazionale Fascista, che tenne la sua prima seduta il 12 gennaio 1923.
Il regime
Alle elezioni politiche dell’aprile 1924, grazie alle violenze squadriste e all’impiego di “liste civetta”, volte a drenare ulteriori voti, il PNF ottenne una netta maggioranza: tali risultati furono però duramente contestati dalle opposizioni, che denunciarono numerose irregolarità. In tale quadro, il deputato Giacomo Matteotti, dopo aver denunciato brogli in parlamento, venne ucciso da estremisti fascisti. La vicenda ebbe seguito il 3 gennaio 1925, quando Mussolini, con un discorso alla Camera dei deputati, dichiarò provocatoriamente di assumersi la responsabilità storica di quanto accaduto, promettendo di chiarire la situazione nei giorni immediatamente seguenti. In sede giudiziaria, sia all’epoca dei fatti, sia nel secondo dopoguerra, non fu mai provato alcun coinvolgimento diretto del Duce o di altri gerarchi nell’organizzazione del delitto: tesi sostenuta anche da alcuni storici, come Indro Montanelli, per i quali le responsabilità di Mussolini furono solo di natura morale. La crisi seguita all’omicidio di Matteotti, che era parsa, in un primo tempo, far vacillare la presa di Mussolini e del fascismo, fu invece abilmente sfruttata dal duce per avviare la dittatura.
Il PNF fu l’unico partito ammesso in Italia dal 1926 al 1943, dopo l’emanazione delle cosiddette leggi fascistissime e dotandosi di un proprio statuto. Il Gran Consiglio del Fascismo divenne organo costituzionale del Regno: “organo supremo, che coordina e integra tutte le attività del regime sorto dalla rivoluzione dell’ottobre 1922”. Il Gran Consiglio deliberava sulla lista dei deputati da sottoporre al corpo elettorale (poi sostituiti dai consiglieri nazionali della Camera dei Fasci e delle Corporazioni); sugli statuti, gli ordinamenti e le direttive politiche del Partito Nazionale Fascista; sulla nomina e la revoca del Segretario, del Vice segretario, del Segretario amministrativo e dei membri del Direttorio nazionale del PNF, delle cariche da gerarca più in alto insomma. Le iscrizioni al Partito aumentarono a dismisura quando, il 29 marzo 1928, si decise che gli iscritti al PNF avrebbero avuto la precedenza nelle liste di collocamento (più antica era l’affiliazione, più si “scalavano” le graduatorie).
Quasi due anni esatti dopo, il 28 marzo 1930, si decretò che per poter svolgere gli incarichi scolastici di alto livello (presidi e rettori) bisognava essere tesserati almeno da cinque anni. Il 3 marzo del 1931 le iscrizioni furono sospese per circa un anno; questo dato fa intuire che molte furono le adesioni al Partito Fascista dettate esclusivamente da interesse: contro di esse si mosse il segretario Giovanni Giuriati, attivista anti-corruzione che, forse proprio per questa spinta “moralizzatrice”, venne destituito dal Duce dopo pochi mesi. Un ruolo educativo fu proprio dall’Istituto Fascista di Cultura, attualmente Università Popolare degli studi di Milano, che fu convertita da Università Popolare di Milano a Scuola Fascista, che durante tutto il periodo diede formazione e cultura fascista.
Nel 1930 furono creati i Fasci giovanili di combattimento. Gli anni Trenta furono caratterizzati dalla segreteria di Achille Starace, “fedelissimo” di Mussolini e uno dei pochi gerarchi fascisti provenienti dal sud Italia, che lanciò una campagna di fascistizzazione del paese fatta di cerimonie oceaniche e creazione di organizzazioni volte a inquadrare il paese e il cittadino in ogni sua manifestazione (sia pubblica sia privata). Al fine di irregimentare anche i movimenti giovanili Starace portò sotto il controllo diretto del PNF sia l’Opera Nazionale Balilla (ONB) sia i Fasci Giovanili che furono sciolti e fatti confluire nella nuova Gioventù Italiana del Littorio (GIL).
Il 27 maggio 1933 l’iscrizione al PNF è dichiarata requisito fondamentale per il concorso a pubblici uffici; il 9 marzo 1937 diventa obbligatoria se si vuole accedere a un qualunque incarico pubblico e dal 3 giugno 1938 non si può lavorare se non si ha la tanto conclamata tessera: è chiaro quindi che gli iscritti si contino a milioni ma che tra questi i “tiepidi” e i “freddi” verso il regime siano moltissimi. Nel 1939 Ettore Muti avvicenda Starace alla guida del partito e tale fatto testimonia l’aumento dell’influenza di Galeazzo Ciano.
A partire dal 1937 il segretario nazionale del PNF assurse a rango di ministro di Stato. Con lo scoppio della seconda guerra mondiale Mussolini tenta di militarizzare il partito ordinando il giorno di Capodanno del 1941 la mobilitazione generale di tutti i quadri del PNF, dal segretario al vice fino all’ultimo del gerarca. Nel periodo in cui le operazioni belliche volgono verso il peggio, in molti perdono la fiducia verso il regime fascista: anche nell’organo politico principale monta una critica, seppur latente e oscura, a cui il Duce tenta di dare una spallata nominando il ventisettenne Aldo Vidussoni segretario del PNF (26 dicembre 1941).
La mossa, dettata dal fatto che i giovani sono rimasti i più accesi sostenitori del governo, si rivela catastrofica e il 19 aprile 1943 il giovane friulano viene sostituito da Carlo Scorza.
Scioglimento
Il 27 luglio 1943, in seguito alla votazione dell’ordine del giorno Grandi (25 luglio), Mussolini venne arrestato dai Reali Carabinieri, decretando di fatto la fine del regime fascista. Lo scioglimento del PNF da parte del nuovo governo di Pietro Badoglio avvenne il 2 agosto 1943 con il regio decreto n.704, pubblicato sulla Gazzetta ufficiale del Regno il 5 agosto successivo.
Liberato dai tedeschi il 10 settembre, Mussolini costituì il 13 settembre il nuovo Partito Fascista Repubblicano (PFR) e costituì la Repubblica Sociale Italiana (RSI), nella parte d’Italia occupata dai tedeschi. Segretario del PFR fu nominato il 15 settembre Alessandro Pavolini. A Milano era già stato ricostituito il 13 settembre da Aldo Resega, che ne fu anche il primo commissario federale. Il PFR cessò la sua esistenza con la morte di Mussolini e con la fine della RSI, il 28 aprile del 1945.
Segretari del PNF
- Michele Bianchi (11 novembre 1921 – 13 ottobre 1923) ad interim dal 1º novembre 1922 Nicola Sansanelli
- Francesco Giunta (13 ottobre 1923 – 23 aprile 1924)
- Direzione collegiale (quadrumvirato) (23 aprile 1924 – 16 giugno 1924): Roberto Forges Davanzati, Cesare Rossi, Giovanni Marinelli e Alessandro Melchiori
- Direttorio nazionale provvisorio – 13 membri (16 giugno 1924 – 8 agosto 1924): Roberto Forges Davanzati, Pier Arrigo Barnaba, Amedeo Belloni, Alfredo Cucco, Roberto Farinacci, Felice Felicioni, Italo Foschi, Dino Grandi (dal 4 luglio Giuseppe Caradonna), Maurizio Maraviglia, Alessandro Melchiori, Sergio Panunzio (dal 4 luglio Giuseppe Frignani)
- Alessandro Melchiori (8 agosto 1924 – 12 febbraio 1925)
- Roberto Farinacci (15 febbraio 1925 – 30 marzo 1926)
- Augusto Turati (30 marzo 1926 – 8 ottobre 1930)
- Giovanni Giuriati (8 ottobre 1930 – 12 dicembre 1931)
- Achille Starace (12 dicembre 1931 – 7 novembre 1939)
- Ettore Muti (7 novembre 1939 – 30 ottobre 1940)
- Adelchi Serena (30 ottobre 1940 – 26 dicembre 1941)
- Aldo Vidussoni (26 dicembre 1941 – 19 aprile 1943)
- Carlo Scorza (19 aprile 1943 – 2 agosto 1943)
Fonti Wikipedia
9.19
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