Description
Camicia rossa originale appartenuta ad un garibaldino, periodo 1866 – 1870 , dopo la spedizione dei MILLE di Giuseppe Garibaldi . In panno rosso, con le peculiaritĂ delle camicie dell’epoca ovvero con profilature gialle al taschino sul petto, sui baveri del collo, ed ai polsini. Apertura al collo con tre bottoncini in metallo dorato, come il bottoncino al taschino. Porta due mostrine di reparto di appartenenza ai baveri, ma dato lo scolorimento sofferto, non si evidenzia alcun numero, o simbolo. La camicia è evidentemente usata, e porta i segni inequivocabili del tempo e soprattutto delle battaglie combattute, avendo subito dei rammendi e dei rattoppi in corrispondenza di quelle che sono state le lacerazioni dovute probabilmente a colpi di arma da fuoco o da taglio. Assolutamente ricca di storia e di fascino, questa camicia da garibaldino è stata usata durante la spedizione dei Mille sbarcati a Marsala, e poi successivamente nelle altre campagne condotte agli ordini del generale Garibaldi, 1866-1870. Le condizioni di conservazione sono quelle ben visibili in foto, ma per un oggetto con 159 anni sulle spalle … possono essere sicuramente accettabili. Camicia di un volontario garibaldino del quale verrĂ fornito anche il nominativo (solamente a vendita conclusa) avendo sul sito altro suo materiale.
Ritratto di garibaldino
Completo di garibaldino della spedizione dei mille conservato in museo, notare la camicia con le stesse peculiaritĂ di questa proposta in vendita.
NOTIZIE
Storia
La spedizione dei Mille fu uno degli episodi cruciali del Risorgimento. Avvenne nel 1860 quando un migliaio di volontari, al comando di Giuseppe Garibaldi, partÏ nella notte tra il 5 e il 6 maggio da Quarto, nel territorio del Regno di Sardegna alla volta della Sicilia, nel Regno delle Due Sicilie.
Lo scopo della spedizione fu di appoggiare le rivolte scoppiate nell’isola e capovolgere il governo borbonico. I volontari sbarcarono l’11 maggio presso Marsala e, grazie al contributo di volontari meridionali e allo sbarco di altre spedizioni garibaldine, aumentarono di numero creando l’Esercito meridionale, il quale si mosse verso nord alla volta di Napoli.
Dopo una serie di battaglie vittoriose contro l’esercito borbonico, i volontari garibaldini riuscirono a conquistare tutto il Regno delle Due Sicilie permettendone l’annessione al nascente Stato italiano.
Data l’importanza e la quantitĂ di informazioni riguardanti l’evento, si rimanda alle pagine di Wikipedia , all’ elenco dei mille, ed altre, che trattano nel dettaglio tutti gli antefatti ed i fatti.
Il numero dei âMilleâ
L’elenco con ruolo definitivo della spedizione dei Mille di Garibaldi e che dovettero avere la medaglia, fu pubblicato in Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia del 12 novembre 1878, revisione del precedente elenco dei Mille di Marsala di Giuseppe Garibaldi pubblicato dal Ministero della Guerra nel bollettino n. 21 (Anno 1864), per concedere la medaglia e le relative pensioni “di guerra” ai volontari, aventi diritto ai sensi della legge 22 gennaio 1865, n.2119.
Sulla base della documentazione disponibile gli storici hanno stimato il numero dei volontari partiti il 5 maggio 1860 da Genova in circa 1.150, dei quali 1.089 sarebbero sbarcati a Marsala, in quanto una sessantina erano stati destinati alla diversione dello Zambianchi, alcuni avevano lasciato la spedizione per contrasti politici e 4 o 5 si erano aggregati a Porto Santo Stefano nascondendosi nelle stive. A Porto Santo Stefano furono respinti molti militari che avrebbero voluto unirsi alla spedizione.
Va anche considerato che lo storico Mario Menghini riporta il fatto che, durante la sosta a Talamone, Garibaldi scartò dagli effettivi un centinaio di volontari non ritenuti idonei per vari motivi, volontari scartati che fecero quindi ritorno a Genova via Livorno (Supplemento al Movimento del 13 maggio 1860, La Spedizione Garibaldina); secondo tale dato il numero dei volontari dovrebbe pertanto essere diminuito, salvo eventuali rimpiazzi sul luogo.
Occorre però considerare che lâEsercito garibaldino, anche se ispirato alle norme del regolare Corpo dei Cacciatori delle Alpi, era composto di volontari organizzati autonomamente in maniera spesso improvvisata, pertanto le ricostruzioni da parte degli storici, basate solo su documenti, possono incontrare limiti, in quanto la formazione dei reparti e la loro consistenza erano variabili e non sempre documentate come in un esercito regolare, anche per mancanza di tempo e di personale dedicato.
Dopo lâarrivo della Spedizione dei Mille di Garibaldi a Marsala, probabilmente prima della assegnazione della medaglia, il comitato patriottico di Palermo scriveva indicando in oltre 1.500 i volontari garibaldini sbarcati:
ÂŤGaribaldi è fra noi, seguito da tremila combattenti, dei quali piĂš della metĂ sono i cacciatori delle Alpi, innanzi a cui i Tedeschi fuggirono a Como;âŚÂ Âť |
(Storia popolare della rivoluzione di Sicilia e della impresa di Giuseppe Garibaldi â Franco Mistrali â pag. 88) |
E dâaltro lato nel suo decreto il comandante borbonico della piazza di Palermo diminuiva ad 800 il numero degli sbarcati:
ÂŤLa piĂš grande violazione al diritto delle genti ha ricondotto i pericoli nellâIsola ed in questa cittĂ . Ottocento avventurieri col loro generale ed uno stato maggiore sbarcarono a Marsala da due legni sardi il Lombardo ed il Piemonte, il giorno li dello stante col disegno di provocare la rivolta ed avvolgere il paese nellâanarchia.  |
(Storia popolare della rivoluzione di Sicilia e della impresa di Giuseppe Garibaldi â Franco Mistrali â pag. 89) |
Lo storico Mario Menghini nella sua opera âLa Spedizione garibaldina di Sicilia e di Napoliâ, pubblicata nel 1907, riporta il testo di alcune lettere di partecipanti con medaglia alla Spedizione dei Mille di Garibaldi, giĂ pubblicate in altri giornali, dalle quali si desume che a Talamone i volontari inquadrati sarebbero stati oltre 1.500 (Lettera da campo di Talamone presso ⌠del 7 maggio 1860), numero che viene confermato anche dopo lo sbarco in una successiva lettera del 12 maggio 1860, mentre in altra lettera pubblicata in âUnitĂ Italianaâ del 29 maggio 1860, si parla di 1.200 sbarcati. Il Menghini cita anche che, durante la sosta a Talamone, Garibaldi scartò dagli effettivi un centinaio di volontari non ritenuti idonei per vari motivi, volontari scartati che fecero quindi ritorno a Genova via Livorno (Supplemento al Movimento del 13 maggio 1860), secondo tale dato il numero dei volontari dovrebbe pertanto essere diminuito, salvo eventuali rimpiazzi sul luogo.
Sul numero dei volontari partiti il giorno 9 da Talamone, Carlo Agrati cita che il Sylva li fa ammontare a 1.150, equipaggi compresi, (400 sul Piemonte e 750 sul Lombardo), mentre dall’archivio Cortes risulta che sul Lombardo i volontari imbarcati quel giorno erano 627, che sommati ai 400 del Piemonte darebbero il totale di 1.027 imbarcati, cifra che escludendo gli equipaggi, se corretta, sembra confermare quanto affermato dallo storico Mario Menghini sull’esclusione di 100 volontari per inidoneitĂ o altri motivi. In effetti sul numero dei volontari effettivamente partiti da Genova, Talamone e poi sbarcati esistono anche altre diverse versioni di varie fonti, anche se non riconosciute (vedere:Il numero dei âMilleâ e La partenza e la stampa internazionale).
Unâaltra fonte di informazioni circa il numero di volontari imbarcati a Genova è desunta dai âDispacci elettrici dellâAgenzia Stefaniâ pubblicati anche nella Gazzetta Ufficiale dellâepoca e riportati anche dalla stampa internazionale.
Nella Gazzetta Ufficiale del 9 maggio 1860, dispaccio n. 419, Parigi 9 maggio sera, il giornale Morning Post riporta come positivo che Garibaldi si è imbarcato a Genova con 3.000 individui, mentre il dispaccio n. 420, Parigi 9 maggio (sera) â il giornale La Patrie scrive che, indipendentemente dal legno su cui si imbarcò Garibaldi, due altri vapori lasciarono Genova con 1.400 Cacciatori delle Alpi, romagnoli, lombardi e genovesi; e che altri quattro legni han dovuto da differenti punti raggiungere Garibaldi. âLa spedizione (continua il giornale La Patrie) è organizzata su vasta scala: possiede armi, munizioni viveri, materiale per accampamento, mezzi per sostenere diversi mesi di lottaâ. Le sottoscrizioni raccolte in Inghilterra e in Italia non essendo bastevoli a coprire le spese della spedizione, La Patrie domanda chi ha fornito il complemento del denaro necessario.Â
Il dispaccio n° 421, Parigi, 10 maggio, mattino – Informazioni recano che Garibaldi ha con sĂŠ 24 cannoni. Nella Gazzetta Ufficiale del 19 maggio 1860 viene riportato il dispaccio telegrafico n° 453 del 18 maggio, nel quale si annuncia, tra lâaltro, lo sbarco di ulteriori volontari âemigrati sicilianiâ presso Tre Fontane, senza indicarne la consistenza, nĂŠ il numero o la nave che li trasportava.
Le notizie raccolte da varie fonti sul numero dei volontari della spedizione dei Mille di Garibaldi sono pertanto diverse, anche se piĂš volte le fonti citate indicano il numero dei volontari in circa 1.500, considerando la difficoltĂ di documentare una forza militare irregolare, che si formava rapidamente in semi clandestinitĂ tollerata e il fatto che tale formazione armata doveva anche documentarsi in condizioni precarie, tutti i dati che si possono ricavare, anche con eventuali ragionevoli arrotondamenti, forse non renderanno mai il numero reale di quanti partirono allora e/o si unirono strada facendo alla spedizione.
Si può ipotizzare che un ulteriore utile riscontro potrebbe essere fornito dal rinvenimento di eventuali ârapporti riservatiâ, che si presume sicuramente il Regno di Sardegna facesse redigere, in quanto non appare verosimile che Cavour non si preoccupasse di conoscere lâentitĂ della spedizione, nella quale presumibilmente si arruolavano anche alcuni âcavourrianiâ per osservare dallâinterno e riferire in caso di progetti contrari a quanto Cavour riteneva opportuno. Di tale fatto non câè ovviamente prova, ma è piĂš che logico che il grande statista avesse predisposto un sistema di monitoraggio e controllo, per evitare che la situazione potesse sfuggire di mano, sia militarmente, che politicamente, fatto questo comprovato dal blocco delle partenze per alcuni successivi sbarchi che i mazziniani avevano in mente di dirigere verso lo Stato Pontificio, prima con Medici e poi con Pianciani e Nicotera, spedizioni che vennero dirottate tutte verso la Sicilia, le ultime due anche in parte con lâuso della forza.
Le componenti
Circa un sesto dei partecipanti alla spedizione dei Mille di Garibaldi, proveniva dalla provincia di Bergamo, che, pertanto, può fregiarsi del titolo di provincia dei Garibaldini (dai memoriali di Guido Sylva, garibaldino e storico dei Mille, ferito a Calatafimi, pluridecorato, commissionario e giĂ Ufficiale dell’Esercito Sabaudo). In base alla provenienza regionale, i Mille possono essere cosĂŹ suddivisi (totale 1126):
- Piemonte 29
- Circondario di Nizza 3
- Liguria 160
- Lombardia 437 (di cui 179Â bergamaschi; 63Â bresciani; 33Â mantovani)
- Trentino 10
- Alto Adige 1
- Friuli 21
- Veneto 150
- Emilia e Romagna 39
- Toscana 82
- Marche 11
- Umbria 5
- Lazio 29
- Sardegna 51
- Abruzzo 12
- Campania 17
- Puglia 4
- Basilicata 1
- Calabria 21
- Savoia 1
- Sicilia 42
I rimanenti sono nati all’estero, o di provenienza ignota, o stranieri. Il componente piĂš giovane fu il veneto Giuseppe Marchetti, di Chioggia, che si imbarcò da Quarto dei Mille all’etĂ di undici anni (ancora da compiere) assieme al padre Luigi. Il bergamasco Adolfo Biffi fu invece il piĂš giovane a morire, ucciso nel primo assalto a Calatafimi ad appena 13 anni. Il componente della spedizione dei Mille piĂš longevo è stato Giovanni Battista Egisto Sivelli, genovese, nato nel 1843 e morto a 91 anni nel 1934.
Battaglia di Monte Suello
La battaglia di Monte Suello fu un episodio della terza guerra di indipendenza italiana e fu combattuta il 3 luglio 1866 nel Comune di Bagolino dal primo pomeriggio alla sera, per un totale di cinque ore, tra i reggimenti del Corpo Volontari Italiani di Giuseppe Garibaldi e gli austriaci del generale Von Kuhn. Vinta dai garibaldini, costrinse gli austriaci a ritirarsi dalla piana della Valle del Chiese e a ripararsi oltre i forti di Lardaro e d’Ampola. Nel combattimento rimase ferito anche Giuseppe Garibaldi.
Fonti Wikipedia
9.19
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