Descrizione
Foto con dedica di Hélène d’Orléans , la Duchessa Crocerossina , moglie di Emanuele FIliberto Savoia Aosta cugino del Re Vittorio Emanuele III. Entrò nel 1909 a far parte delle infermiere volontarie della Croce Rossa (Red Cross) , organizzazione che tanto avrebbe fatto per aiutare gli eserciti durante la terribile Prima Guerra Mondiale. La Duchessa è ritratta in uno splendido abito di corte da Gran Cerimonia ed in testa calza la corona ducale. Oltre alla foto con dedica, in questo lotto viene proposta anche una foto della Duchessa in uniforme da Ispettrice Generale della Croce Rossa, con al petto la medaglia al merito della Croce Rossa con barrette. Si notano i dettagli del completo militare, le spalline con due stelle ed il colletto della camicia-mantella profilato di due galloni, ad indicarne il grado corrispondente di Generale di Divisione.
La foto con dedica è originale dell’epoca, la dedica e l’autografo sono originali ed olografi della duchessa , scritti di pugno con penna stilografica. In ottime condizioni, misura circa cm. 21 x 17 la parte con l’immagine, e circa cm. 40 x 30 comprendendo tutto il passepartout con la dedica. La foto in uniforme da crocerossina è originale dell’epoca, firmata BESTETTI E TUMMINELLI – MILANO ROMA e misura circa cm. 23 x 17 all’immagine interna e circa cm. 48 x 36 compreso il passepartout esterno.
(Note : il nome del destinatario della dedica è cancellato con del rosso solo nella forma digitale)
Notizie
Elena d’Orléans (Twickenham, 13 giugno 1871 – Castellammare di Stabia, 21 gennaio 1951), fu un membro della famiglia reale degli Orléans e per matrimonio divenne duchessa d’Aosta.
Suo padre era il principe Filippo, conte di Parigi, figlio di Ferdinando Filippo d’Orléans e di Elena di Meclemburgo-Schwerin; sua madre era Maria Isabella d’Orléans, infanta di Spagna, figlia di Antonio d’Orléans e di Luisa Ferdinanda di Borbone-Spagna. La principessa Elena trascorse la propria infanzia in Inghilterra, paese nel quale nacque e dove tutta la sua famiglia viveva in esilio in seguito alla rivoluzione del febbraio 1848. Soltanto dopo il 1871 gli Orléans poterono ritornare in Francia. Tra i suoi fratelli si ricordano Amelia, regina di Portogallo, Isabella, duchessa di Guisa e Ferdinando, duca di Montpensier.
Suo padre era nipote di Luigi Filippo di Francia ed era stato erede al trono dal 1842 al 1848.
Pretendenti
I genitori di Elena speravano che ella sposasse un erede al trono, come alcuni dei suoi fratelli. I suoi pretendenti furono senza dubbio incoraggiati dal fatto che Elena era considerata dai contemporanei una ragazza di grande bellezza.
Elena si innamorò del principe Alberto Vittorio, duca di Clarence e Avondale, figlio maggiore del futuro Edoardo VII del Regno Unito, e nipote dell’allora regnante regina Vittoria, ma furono costretti a porre fine alla loro relazione a causa della disapprovazione di varie parti coinvolte.
In un primo momento la regina Vittoria si oppose al fidanzamento, perché Elena era cattolica, scrisse anche al nipote suggerendogli, come valida alternativa, un’altra delle sue nipoti: Margherita di Prussia, ma Alberto Vittorio non si lasciò convincere. Infine, dopo che la coppia le ebbe confessato il proprio amore, la Regina cedette e appoggiò il matrimonio.
Elena offrì di convertirsi alla chiesa anglicana e Alberto Vittorio offrì di rinunciare ai suoi diritti di successione per sposarla. La madre del principe, Alessandra, simpatizzava per la loro difficile situazione e approvò il loro rapporto.
Il padre di Elena però rifiutò di dare il suo consenso. Egli fu irremovibile sul fatto che la figlia non potesse abbandonare la religione cattolica. Elena si recò personalmente per intercedere presso il papa Leone XIII, ma questi dichiarò che in caso di conversione all’anglicanesimo da parte di Elena ci sarebbe stata una scomunica.
Alberto Vittorio in seguito si fidanzò con la principessa Mary di Teck, ma morì prima che il matrimonio potesse aver luogo.
Successivamente fu lo zar Alessandro III di Russia a interessarsi a Elena come possibile moglie per suo figlio Nicola, ma quest’ultimo era già innamorato di Alice d’Assia e del Reno e rifiutò. In seguito vi furono grandi speranze che Elena sposasse il figlio ed erede di Umberto I d’Italia, il principe di Napoli. Alcuni anni prima del suo matrimonio con il duca d’Aosta, Elena si recò a Napoli nella speranza di attirare l’attenzione del re e della regina. Nessun seguito ebbe però questa visita, e Vittorio Emanuele si fidanzò con la principessa Elena del Montenegro nel 1896. Il lascito di Elena d’Aosta (souvenir, ricordi di viaggio, riconoscimenti, fotografie etnologiche africane ecc.) si trova nella Biblioteca nazionale di Napoli assieme ai suoi libri. Una parte della biblioteca, trattenuta a suo tempo dal colonnello Otto Campini, è oggi nella Biblioteca di storia e cultura del Piemonte “Giuseppe Grosso” di Torino.
Matrimonio
Il 25 giugno 1895, a Kingston upon Thames, nei pressi di Londra, Elena sposò il duca Emanuele Filiberto di Savoia-Aosta, figlio del duca Amedeo di Savoia-Aosta e di Maria Vittoria dal Pozzo della Cisterna.
Prima guerra mondiale
Durante la prima guerra mondiale fu ispettrice generale delle infermiere volontarie della Croce Rossa Italiana, (Red Cross General Inspector) , ricevette una medaglia d’argento al valor militare, tre croci al merito di guerra e il suo operato ispirò a Gabriele d’Annunzio la sesta delle Canzoni d’Oltremare (“La canzone di Elena di Francia”).
… omissis …
Nel 1908 viene inaugurata a Roma la scuola per infermiere volontarie della Croce Rossa Italiana e l’anno dopo fra le allieve in divisa bianca c’è anche una signora sottile ed elegante. La nuova aspirante crocerossina si chiama Hélène d’Orléans ed oltre ad essere altissima, affascinante ed energica è anche la moglie di Emanuele Filiberto di Savoia duca Aosta, cugino di re Vittorio Emanuele III. La prestigiosa adesione viene salutata con la massima soddisfazione dai vertici italiani della Cri, poiché la principessa è, come si direbbe oggi, una persona molto dinamica e la cosa in giro si sa. Ispettrice Generale delle Infermiere Volontarie dal 1911, la duchessa crocerossina partecipa alla sua prima missione sulla nave ospedale Menfi che rimpatria i soldati feriti o malati dalla Libia. Nel 1915, allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, Hélène inizia a visitare ospedali grandi e piccoli lungo tutta la linea del fronte, quello che vede spesso non le piace, ma lei non è certo il tipo da stare zitta e far finta di nulla. “Grazie al suo spirito organizzativo – racconta il nipote, il principe Amedeo attuale duca di Aosta – e insieme a validissime collaboratrici, riuscì ad organizzare il Corpo delle Infermiere Volontarie e a gestire una logistica non facile, con le crocerossine sempre a fianco dell’esercito, che svolgevano la loro missione fin nei luoghi più avanzati del fronte. Grazie al suo forte carattere riuscì ad imporre le sue infermiere in seno ad un ambiente sanitario e militare che fino ad allora tendeva a considerare le donne solo alla stregua di buone samaritane e non certo professioniste preparate e motivate quali erano; bastò poco comunque perché le Sorelle si facessero conoscere ed apprezzare per il loro prezioso lavoro”. La duchessa di Aosta durante tutti gli anni della guerra si impegna in prima persona e, come testimoniano i suoi superiori, dà prova di coraggio, resistenza alla fatica ed ai disagi, e grande efficienza. Ma è anche pronta a protestare quando si trova di fronte a situazioni insostenibili dal punto di vista medico e sanitario. Energica, piena di iniziativa e di una severità che la fa giudicare intransigente (ma ci voleva specie nei primi tempi della guerra) Hélène non si lascia intimidire dalle greche del generali a cui rivolge le sue richieste di provvedimenti (lei era Ispettrice Generale delle volontarie della Croce Rossa, Red Cross General Inspector). La duchessa crocerossina non ha paura, né dei bombardamenti, spesso resta in prima linea accanto ai soldati, né dei vertici dell’esercito e per tutti gli anni del conflitto combatte una sua personale lotta contro l’inefficienza e le disposizioni assurde. Il diario che tiene in quel periodo è ricco di annotazioni sui feriti trasportati in carri bestiame nei quali le condizioni igieniche sono disastrose, sugli ospedali disorganizzati e sporchi, ma anche sulle strutture dove l’assistenza funziona come si deve. Donna di gran cuore la duchessa crocerossina è spesso vicina ai malati e ai feriti in un modo non certo convenzionale per una signora dell’alta società per di più reale; a Venezia ad esempio non esita ad assistere fino all’ultimo minuto, tenendolo stretto fra le sue braccia, un giovane fante moribondo che nel delirio l’ha scambiata per la madre. “Dai numerosi diari, lettere ed altri scritti di infermiere volontarie – osserva il nipote – si evincono soprattutto le doti di profonda umanità, compassione e bontà (non disgiunta mai da fermezza) della loro ispettrice generale. Sempre preoccupata anche del benessere fisico e psicologico delle sue ‘figliole’ come spesso chiama le sue infermiere o col termine stesso di “sorelle di carità” da lei usato in una commemorazione e che sostituirà definitivamente quello di ‘dame’ utilizzato fino ad allora”.
… omissis …
Fonti di approfondimento Wikipedia e www.altezzareale.com a cui si rimanda la consultazione data la vastità dell’argomento.
9.19
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