Descrizione
Coppia di gemelli smaltati, per ufficiale dei CARABINIERI REALI , con monogramma VE per Vittorio Emanuele III. Realizzati in metallo, lega di ottone, con gli elementi a raffigurare la granata con fiamma, e l’emblema reale VE su sfondo smaltato di bianco. Da portare ai polsini della camicia. Completi della loro custodia originale, con marchio del fabbricante, con alloggi specifici porta gemelli. Originali degli inizi del secolo scorso, gemelli presumibilmente databili in un periodo che va dal 1918 al 1930, anche se la finestra temporale di Vittorio Emanuele III è evidentemente più ampia, 1900-1945.
In ottime condizioni.
MATERIALE : Metallo
MISURE : circa mm.20 altezza, mm.15 larghezza
MARCHIO : Gioielleria Apicella, Avellino
NOTIZIE
Tramontato nel 1814 l’astro napoleonico, Vittorio Emanuele I, il 20 maggio, ritornò in Piemonte per ristabilirvisi come sovrano. Sua prima cura fu di ripristinare la monarchia esattamente quale era stata fino al 1798, cosicché anche la Casa militare fu ricostituita con all’incirca gli stessi reparti di 16 anni prima:
- la 1^ compagnia Guardie del Corpo costituita da savoiardi;
- la 2^ compagnia Guardie del Corpo costituita da piemontesi;
- la 3^ compagnia Guardie del Corpo costituita da sardi;
- la 1^ e la 2^ compagnia Archibugieri Guardie della Porta;
- la compagnia Svizzeri.
Rimase in Sardegna la compagnia Alabardieri Reali al servizio del Viceré Carlo Felice, fratello di Vittorio Emanuele.
Ogni compagnia della Guardia del Corpo comprendeva 6 ufficiali, 10 sottufficiali, 17 guardie anziane, 20 guardie cadette, 14 addetti ai servizi e 50 cavalli.
Nello stesso 1814 Vittorio Emanuele I, “Per ricondurre, ed assicurare viemaggiormente il buon ordine, e la pubblica tranquillità, che le passate e disgustose vicende hanno non poco turbata a danno de’ buoni, e fedeli Sudditi…”, istituiva il Corpo dei Carabinieri Reali con Regie Patenti del 13 luglio, al fine di “sempre più contribuire alla maggior felicità dello Stato, che non può andare disgiunta dalla protezione, e difesa de’ buoni, e fedeli Sudditi Nostri, e dalla punizione de’ rei”.
Al riguardo, è particolarmente significativo il contenuto dell’art. 12 per quelle che sarebbero state le future prerogative dei Carabinieri: “Il Corpo de’ Carabinieri Reali sarà considerato nell’Armata per il primo fra gli altri, dopo le Guardie Nostre del Corpo… ed all’occasione sarà preferito per l’accompagnamento delle Persone Reali”.
Nel 1815 furono ricostituite le compagnie Dragoni Guardiacaccia e, in seguito all’annessione della Liguria al Regno di Sardegna, anche la 4^ compagnia Guardie del Corpo composta da elementi genovesi e distinta dalla bandoliera di colore giallo.
Nel 1821, dopo l’abdicazione di Vittorio Emanuele I in favore di Carlo Felice a seguito dei moti rivoluzionari di Torino dell’11 marzo, conclusisi con la sconfitta dei rivoltosi presso Novara, non risulta siano state apportate modifiche negli organici della Casa militare.
Anche durante gli avvenimenti di quell’anno i reparti della Guardia ispirarono, come sempre, la loro condotta a sentimenti di fedeltà al giuramento.
Pertanto Carlo Felice ne rese solennemente atto nel Regio Viglietto datato 24 ottobre 1821: “Le Guardie Nostre del Corpo, che in ogni tempo si distinsero per costante fedeltà e perfetta devozione al trono, nuova e luminosa prova mi diedero mediante l’onorevole contegno da esse tenuto tanto nella capitale de’ nostri Stati ne’ giorni di sconvolgimento che precedettero la partenza del Re mio Amatissimo Fratello, quanto successivamente presso l’Armata Nostra in Novara, ove diedero nobile esempio di esattezza nel servizio, di subordinazione e di severa ordinanza della militare disciplina sotto la direzione di capi e ufficiali distinti, i quali, seguitando gli impulsi del proprio onore, le condussero a far parte di quelle truppe fedeli anche prima che loro giungessero gli ordini nostri. Per la qual cosa si sono esse maggiormente conciliati la particolare Nostra benevolenza e ci hanno disposti a darne loro un sicuro attestato con determinare che tutti coloro i quali facevano parte delle 4 compagnie delle Nostre Guardie del Corpo il dì 9 marzo u.s. e vi continuarono al dì d’oggi, debbano godere di alcuni vantaggi”.
Dieci anni dopo, morto Carlo Felice, saliva al trono Carlo Alberto di Savoia-Carignano che, per i suoi precedenti liberali, alimentava nel popolo grandi speranze. Invero, il nuovo sovrano intraprese notevoli riforme specie nell’esercito.
La prima trasformazione si ebbe proprio nella Casa militare di cui, nel 1831, furono soppresse la compagnia Svizzeri, le due compagnie Guardie Reali di Palazzo e tutte le compagnie Guardie del Corpo, ad eccezione di una.
All’inizio del 1836 alcuni servizi già affidati alla Casa militare, quali la vigilanza ai palazzi reali durante le assenze del sovrano, furono devoluti al Corpo dei Carabinieri Reali e, nel maggio dello stesso anno, venne disposto che i Carabinieri partecipassero ai servizi d’onore al Re e alle altre persone della famiglia reale.
Il Regio Decreto 31 maggio 1836 specificava: “allorquando Noi, o qualcheduno della Nostra Famiglia, ci troviamo in qualche luogo fuori di Torino, o nelle Nostre villeggiature, è riservato ai Carabinieri l’onore di custodire l’interno del palazzo; ciò, però, senza pregiudizio dei regolamenti concernenti alle Guardie Nostre del Corpo ed alle Guardie Reali di Palazzo”.
Tale disposizione, da allora, restò sempre in vigore e venne man mano consolidandosi tanto che, durante le campagne di guerra risorgimentali, i Carabinieri si sostituirono completamente alle Guardie del Corpo.
Lo Statuto Albertino era stato proclamato da pochi giorni quando i moti rivoluzionari di Parigi, Vienna, Berlino, Venezia, Modena e Milano (Cinque Giornate) offrirono l’occasione a Carlo Alberto di muovere contro l’Austria per realizzare il sogno di liberare il Lombardo-Veneto.
A Goito, Pastrengo, Peschiera, Rivoli e Governolo i Piemontesi diedero prova del loro tradizionale valore ed il Re di stoico disprezzo per la propria vita.
Senza seguire le vicende di tutti i combattimenti svoltisi nel corso di quella campagna, basterà citare l’episodio di Pastrengo, che illuminò di gloria i Carabinieri, con il racconto di G. Lang: “In quel momento le sorti della battaglia volgevano a noi farevoli sull’ala sinistra, mentre sull’ala destra il nemico aveva qualche vantaggio. Il Maggiore Sanfront, informato dalla sua avanguardia dei colpi cui era stata fatta segno, ordinò ai tre squadroni di avanzare al galoppo, e li spinse poi alla carica sul pendio del monte Bionde, seguito dal Re e dal suo Stato Maggiore.
L’esempio di questa imponente, compatta e brillante massa di 260 Carabinieri, che vigorosamente e risolutamente avanzava alla carica sotto il fuoco delle artiglierie e della fucileria nemica, risollevò e infuse coraggio negli animi della nostra ala destra che, unitamente al resto dei combattenti, si slanciò all’assalto, e Pastrengo fu presa”.
Fu per tale atto che la bandiera dell’Arma venne fregiata della sua prima medaglia d’argento al Valor Militare.
L’episodio, pur non avendo diretta relazione con la storia delle Guardie del Corpo, serve a dimostrare come la scorta al sovrano sia stata fin d’allora affidata ai Carabinieri e come questi ultimi fossero ben degni di assolvere anche i compiti speciali riservati alla Guardia.
Peraltro già nell’aprile del 1842, in occasione del torneo svoltosi a Torino in piazza S. Carlo per solennizzare le nozze del Principe ereditario e Duca di Savoia Vittorio Emanuele con Maria Adelaide di Lorena, era stato costituito, per la scorta d’onore, uno speciale squadrone di Carabinieri Reali a cavallo, che venne poi disciolto a cessata esigenza. Nella circostanza i militari indossarono un elmo guarnito di ciniglia azzurra (rossa per i trombettieri) ed una corazza brunita e crociata, sul davanti, in bianco.
All’atto dell’assunzione al trono di Vittorio Emanuele II (23 marzo 1849), vennero emanate nuove disposizioni al fine di aggiornare la funzione della Casa militare al mutato ordinamento dello Stato ed alle nuove esigenze.
Il 2 aprile 1849, in seguito all’abolizione della carica di Viceré di Sardegna, fu disciolta la compagnia Alabardieri Reali e, il 1° luglio successivo, venne pure disposto lo scioglimento della compagnia Dragoni Guardiacaccia, che concludeva così, dopo oltre 250 anni, la sua non breve esistenza. I militari di questo reparto, su proposta del comandante, furono trasferiti ad altro corpo dell’esercito, mentre i quadrupedi passarono alla Cavalleria.
Durante le campagne di guerra del 1859 e del 1866 la 1^ compagnia Guardie del Corpo rimase fissa in Torino per il servizio d’onore alle persone della famiglia reale e per la vigilanza ai regi palazzi. E, così come era accaduto durante le guerre del 1848 e 1849, le mansioni in precedenza affidate a tale reparto vennero devolute, per tutta la durata delle campagne, ai Carabinieri.
Nel 1854 le attribuzioni del Corpo dei Carabinieri Reali furono ulteriormente ampliate nello specifico settore, come risulta da una circolare riportata nel Giornale Militare dello stesso anno, in cui si legge che la competenza per i servizi d’onore presso le persone reali spetta anche “ai Carabinieri chiamati a svolgere fuori di Torino il servizio di Guardia del Corpo”.
Il drappello dei Carabinieri addetto al Quartier Generale del Re aveva lo specifico incarico di provvedere alla scorta del sovrano. E analogamente avvenne nelle successive campagne durante le quali, ogni qualvolta il Re si recava nella zona delle operazioni, il servizio di scorta fu sempre disimpegnato da quello stesso reparto.
Altri speciali reparti di Carabinieri, a piedi e a cavallo, furono assegnati ai vari Quartieri Generali delle Grandi Unità con l’incarico di provvedere alla sicurezza pubblica delle zone in stato di guerra.
Nell’imminenza dell’unificazione nazionale, il 7 settembre 1860 venne costituita in Napoli, per le esigenze di servizio di quella sede, una seconda compagnia di Guardie del Corpo.
L’anno successivo, con R.D. del 24 gennaio che riordinava l’Esercito, il Corpo dei Carabinieri Reali assunse per la prima volta ufficialmente la denominazione di Arma, anche se tale venne spesso definita appena pochi anni dopo la sua costituzione. Due mesi più tardi Vittorio Emanuele II veniva proclamato Re d’Italia.
Nel 1862 la 2a compagnia Guardie del Corpo fu soppressa ed in sua vece, impiegando gli stessi elementi, venne costituita una seconda compagnia Guardie Reali del Palazzo, con un organico di 3 ufficiali, 7 sottufficiali, 92 guardie semplici e 4 tamburini.
In data 1° settembre 1867 fu decretata la fine anche della I^ compagnia Guardie del Corpo, senza che al suo posto venisse creato altro reparto con le stesse caratteristiche e funzioni.
D’altra parte, cessata del tutto l’attività delle Guardie del Corpo, poiché è da ritenere per certo che si sia subito provveduto ad assicurare la continuità dei servizi di sicurezza al palazzo reale e di scorta alla persona del sovrano, è presumibile che l’incarico sia stato assolto dalla compagnia delle Guardie Reali del Palazzo e dall’Arma dei Carabinieri con i reparti presenti a quel tempo in Torino, prima, e in Firenze poi.
Fonti varie Carabinieri.it , per maggiori informazioni Wikipedia
5.20
Recensioni
Ancora non ci sono recensioni.