Descrizione
Medaglia in bronzo, borbonica commemorativa della battaglia del Volturno, meglio nota di Trifrisco, della campagna di Settembre – Ottobre 1860 , condotta dai garibaldini in risalita dalla Sicilia, e combattuta contro l’esercito di Francesco II .
Misura circa 27,9 mm diametro, peso 12,30 gr. – Medaglia in ottimo stato, con una magnifica patina visibile dalle foto allegate, non pulita, intoccata. Presenta minimi segni sul bordo, ma assolutamente accettabili per un oggetto così importante e carico di storia. Completa del suo nastro dai colori rosso-blu-rosso.
Opus: Bonfilio Zaccagnini . Coniata a Roma (797 esemplari coniati in bronzo). Al dritto: FRANCESCO II . RE DELLE DUE SICILIE Testa del Re a sinistra entro una corona di fronde di quercia e di alloro chiusa in basso da un nastro. Al rovescio: CAMPAGNA DI SETT.OTT.1860 entro corona di quercia e di alloro chiusa in basso da nastro. Nel campo: tre Gigli Borbonici. Sotto, TRIFRISCO CAIAZZO S. MARIA S. ANGELO GARIGLIANO – Stella a cinque punte.
Questa medaglia borbonica che rievocava i fatti di Trifrisco del 1860, venne coniata ufficialmente nella zecca di Roma durante l’esilio di Francesco II nella città capitolina e dal 1861 all’aprile 1862 risulta una tiratura di 797 esemplari coniati in bronzo ed uno in argento (quest’ultimo completo di barrette delle battaglie e nastrino).
Storia
A fine settembre del 1860, sulle opposte sponde del Volturno, si fronteggiavano circa 41.000 soldati borbonici e circa 24.000 garibaldini dell’Esercito Meridionale.
Il grosso dell’Esercito Regio, con reparti scelti (8000 uomini) formati da mercenari svizzeri, austriaci e bavaresi era schierato alla destra del Volturno, con perno a Capua in una linea tra, Bellona, Vitulazio, Pignataro, Calvi, Sparanise e Teano. I borbonici erano superiori per artiglieria e cavalleria. Tra i garibaldini, su un fronte di 20 chilometri, c’erano circa 1300 volontari inglesi, americani, polacchi, ungheresi, francesi e reparti regolari dell’Armata Sarda di Vittorio Emanuele II.
Tra i numerosi disertori borbonici passati con Garibaldi, c’era anche Carmine Crocco, in seguito brigante di Francesco II e successivamente in proprio. I primi scontri cominciarono il 16 settembre. I volontari ungheresi e la Legione del Matese, in un’azione definita azzardata da Garibaldi, riuscirono a conquistare Caiazzo, Piedimonte d’Alife e Roccaromana, ma furono respinti e dovettero ritirarsi, con forti perdite, a S. Angelo in Formis.
Nella fase conclusiva, il primo ottobre, i borbonici, a sud del Volturno, cercarono di sfondare tra i Ponti della Valle-Maddaloni e S. Tammaro, S. Maria Capua Vetere, S. Angelo in Formis, cercando di convergere a tenaglia su Caserta. Dopo l’avanzata iniziale, i borbonici, respinti a Ponti della Valle da Nino Bixio, rafforzato dai rincalzi sopraggiunti, dovettero ripiegare su Dugenta. Ne’ l’iniziale vantaggio, attorno a S. Maria Capua Vetere riuscì a concretizzarsi nell’avanzata verso la Reggia e la strada per Napoli, grazie anche alla mossa di Garibaldi di utilizzare la ferrovia per far giungere velocemente, da Caserta, la riserva strategica che guidò personalmente.
La mattina del 2 ottobre 1860, anche l’ultimo reparto borbonico si sganciò rientrando nelle proprie linee.
Le perdite per l’Esercito Regio furono: 306 caduti, 1.328 feriti, 389 dispersi. Totale 2.023 soldati; per l’Esercito borbonico: 260 caduti, 731 feriti, 74 prigionieri, 200 perdite accertate a Ponti della Valle e 2089 prigionieri il 2 ottobre. Totale 3.354 soldati.
I garibaldini cominciarono l’assedio a Capua. Il 25 ottobre Garibaldi attraversò il Volturno a Triflisco ed avanzando per Bellona, Vitulazio, Pignataro, Calvi , Il 26 ottobre incontrò il re Vittorio Emanuele II presso Teano. A quel punto i Garibaldini furono messi in disparte e la campagna fu continuata dall’esercito sabaudo. Capua si arrese il 2 novembre 1860, mentre Francesco II nell’improbabile speranza di una soluzione diplomatica resistette a Gaeta fino al 14 febbraio 1861, quando, con Maria Sofia, lasciò la fortezza sulla nave francese Mouette.
Il venticinquenne Francesco II andò in esilio a Roma: ospite di Pio IX, alloggiò prima al Quirinale e poi, dal novembre 1862, a Palazzo Farnese. Nel 1870 si trasferì a Parigi.
Incisore della Medaglia
(D’Auria n. 281 – Ricciardi n. 268)
Bonfilio (o Bonfiglio) Zaccagnini, nacque a Chieti nel 1793. Fu incisore di cammei in conchiglia e di medaglie. Per le sue grandi doti innovative nell’incisione su metallo e conchiglia fu assunto alla zecca di Roma sotto il papato di Pio IX, dove potè esprimere al meglio le sue doti realizzando i conii di medaglie religiose e commemorative di pregevole fattura. Morì a Roma nel 1867.
Fonti Wikipedia
4.20
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